COMUNICATI DI SOLIDARIETA' PER LA SENTENZA DHL SETTALA

Inviato da redazione il Dom, 20/01/2019 - 22:35
Categoria
SOLIDARIETA', REPRESSIONE, SCIOPERO

Ringraziamo le decine di compagni e compagne che a titolo personale ci hanno inviato la loro solidarietà e le strutture politiche e sindacali delle quali riportiamo commenti e comunicati :

 

Esprimo a nome di tutta la Scuola la nostra solidarietà ed il ringraziamento per l'importantissimo lavoro che fate.

 

Scuola LiberAtutti! – scuola d’italiano per immigrati –

 

 

Come sempre un commento lucido e preciso. La nostra solidarietà ai compagni del Csa Vittoria colpiti cosi pesantemente dalla repressione dello stato.                                                                    …………….. per il Cobas Regione Lombardia

 

DAL COMITATO PERMANENTE CONTRO LE GUERRE E IL RAZZISMO DI PORTO MARGHERA

Il governo della repressione, del razzismo di stato e del lavoro nero merita la risposta di lotta più forte, ampia e unitaria possibile

Gennaio 11, 2019

Proprio nel giorno in cui la banda Lega&5S, degna erede della banda Renzi, rapinava dalle tasche dei lavoratori 1,3 miliardi di euro (che alla fine potrebbero essere 3) per salvare la Carige, il tribunale di Milano ha emesso contro il SI Cobas e il CSA Vittoria una sentenza di eccezionale gravità con condanne che vanno da 1 anno e 8 mesi per Aldo Milani e altri compagni e compagne, fino a 2 anni e 6 mesi per Elio Lupoli del Vittoria.

Per quale efferato delitto?  Per uno sciopero del marzo 2015 ai cancelli della DHL di Settala. Diciamo sciopero, e non picchetto o cos’altro, per la semplice ragione che in quella giornata di lotta non si è registrata la minima tensione.

Lo stesso pubblico ministero, che ha il compito istituzionale di accusare, aveva chiesto l’assoluzione per tutti. Dunque questa sentenza si configura come un attacco diretto al semplice diritto di sciopero.

E non si può che essere d’accordo con i compagni e le compagne del Vittoria quando affermano: “questa condanna rappresenta una chiara rappresaglia e un monito preventivo contro chi prova ad essere realmente opposizione di classe, lottando giorno per giorno per condizioni di vita e di lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella di trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento di classe”.

Nell’impossibilità di applicare al 2015 le nuove norme liberticide del decreto-Salvini, ne è stato applicato lo “spirito”: colpire la lotta di classe degli sfruttati ovunque si manifesti con una sua autonomia.

Dopo l’infinita sequenza di interventi di polizia e carabinieri agli scioperi organizzati dal SI Cobas, dopo la squallida provocazione dei Levoni e della questura di Modena contro il compagno Milani (nel gennaio 2017), dopo le misure restrittive degli ultimi mesi contro i militanti del movimento per il diritto alla casa a Roma, Milano, Cosenza, etc., dopo il varo del cosiddetto decreto-sicurezza, questo salto di qualità della repressione giudiziaria era nell’aria.

Ora che un primo segnale del salto di qualità è arrivato, gli va data una risposta la più forte, ampia e unitaria possibile.

Quando il decreto-Salvini fu varato, fu fin troppo facile affermare, come facemmo, che avrebbe portato maggiore sicurezza solo a boss della logistica, palazzinari, cosche mafiose e padroni d’ogni tacca.

A distanza di pochi mesi la verifica è lampante.

E non c’è più spazio per i contorcimenti di quanti vogliono a tutti i costi distinguere il M5S dalla Lega.  La realtà è che siamo davanti a un governo che fa salvataggi di banche in fotocopia rispetto a quelli del Pd di Renzi e Gentiloni, e che, una modifica dopo l’altra, ha trasformato il provvedimento sul reddito di cittadinanza in un Jobs Act n. 2, che servirà ad imporre nuova “flessibilità” e nuove umiliazioni a chi è in cerca di lavoro: dunque, un vero e proprio reddito di sudditanza.

Se il decreto-sicurezza ha già creato nuove migliaia di irregolari e altre decine di migliaia ne creerà per la gioia dei boss mafiosi e aziendali, il reddito di sudditanza sarà anch’esso un ulteriore incentivo al lavoro in nero o ad un lavoro salariato al sotto-minimo delle garanzie (con i soliti premi per le aziende).

Del resto, la difesa della piccola media-impresa cara ai due soci di governo passa inesorabilmente attravers l’estrema compressione dei salari, dei diritti, delle garanzie di operai e salariati e l’ulteriore frammentazione della classe lavoratrice.

E così pure la difesa della grande impresa che ricorre sempre più al sistema appalti/subappalti.

Nel 2017 il 31,8% del pil italiano è andato all’estero; il governo vuole aumentare questa quota con il sudore e il sangue dei proletari italiani e immigrati (sangue vero: 1.452 “morti bianche” registrate nel 2018, il record degli ultimi decenni, con un aumento enorme tra gli immigrati).

C’è sempre meno spazio per forme di mediazione tra capitale e lavoro salariato, e per il “vecchio welfare”; sì che ai burocrati di Cgil, Cisl e Uil, rimasti in silenzio sulla “riforma delle pensioni” e sul Jobs Act, capaci di firmare accordi per aumenti salariali di 1,7 euro e restati indifferenti e complici sulle discriminazioni contro i proletari immigrati, non resta che diventare gli agenti promotori dei fondi-pensione e del welfare aziendale.

Il razzismo di stato, l’intensificazione della repressione e il sessismo di stato alla Pillon-Fontana contro i diritti acquisiti delle donne, servono a questo progetto di schiavizzazione del lavoro e inquadramento nazionalistico.

E serve a questo anche lo sdoganamento di Casa Pound, Forza Nuova, etc., e la strenua protezione accordata dal ministro degli interni e dal governo tutto alle bande di falsi “tifosi ultras” legate alla grande malavita, o protesi dei gruppi neo-fascisti.

L’Italia deve restare senza gilet gialli, e – tanto più – rossi, e a questo scopo lo spauracchio delle nuove camice nere aiuta.

Ecco l’obiettivo che unisce in un solo fronte reazionario Cinquestelle, Lega, Forza Italia, Pd e altre frattaglie presenti in parlamento, sotto lo sguardo vigile e ammiccante dei custodi della dittatura del capitale globale Mattarella, Draghi e Juncker.

Ma l’incantesimo del 4 marzo comincia ad incrinarsi.

Mano a mano cominciano ad affiorare in superficie le sostanziali continuità di questo con i precedenti governi dell'”austerità”, anzitutto sul rispetto delle regole imposte con il fiscal compact dal grande capitale europeo; e poi sull’Ilva; sulla non-difesa dei licenziati (e non solo dei licenziati politici dell’FCA che ebbero il coraggio di sfidare Marchionne, anche dei licenziati “economici”); sul Jobs Act, rimasto intatto in piedi, e anche sull’impianto della legge Fornero; sulle grandi opere; sulla protezione delle banche; sull’incremento della spesa militare, sulla fedeltà alla Nato e l’intoccabilità di Israele; sui tagli all’istruzione pubblica, sull’aziendalizzazione delle scuole e degli ospedali, etc.

E non è ancora arrivata la doccia gelata (sicura al 100%) degli aumenti dell’Iva e delle imposte regionali e locali…

La sola promessa mantenuta in pieno, sulla scia del Pd Minniti e della politica dell’Unione europea in materia, è il pugno duro contro i richiedenti asilo e gli emigranti sui barconi (i veri “grandi poteri”!), o contro qualche piccola comunità rom o sinti sbaraccata dai propri accampamenti di fortuna – ma con qualche inatteso inconveniente, se è vero che i 49 tenaci africani uomini, donne, bambini sbarcati a Malta (e i 51 sbarcati a Melissa, accolti e aiutati dalla popolazione locale) hanno piegato il pugnoferrista del Viminale come fosse di latta, lui e i suoi emuli europei…

Che l’incantesimo del 4 marzo cominci a incrinarsi è provato da una serie di mobilitazioni: dalle proteste di Ventimiglia, di Catania, di Napoli contro la chiusura delle frontiere e dei porti; dai cortei indetti dal SI Cobas a Milano il 7 luglio e a Roma il 27 ottobre (il più energico e politicamente marcato), e poi quelli, sempre a Roma, del 10 novembre e 15 dicembre, tutti contro il decreto-Salvini; dalla Puglia dei No Tap agli irriducibili No Tav di Torino e della val di Susa; dalla dimostrazione del 4 novembre a Trieste contro Casa Pound a quella di Verona contro l’infame decreto-Pillon, al 24 novembre romano di Non una di meno, fino alle proteste dei disoccupati, dei senza casa, ai primi scioperi studenteschi e alle prime timidissime iniziative anti-
militariste…

Ora è venuto il momento di convogliare queste molteplici spinte fin qui incapaci, nella loro separatezza, nei loro limitati numeri, ma anche nelle perduranti illusioni su un’inesistente diversità dei Cinquestelle, di sbarrare efficacemente la strada al governo Conte, in un solo fronte di lotta unitario chiedendone, come hanno saputo fare i gilet gialli con Macron, le dimissioni per la sua politica anti-proletaria, razzista, sessista, militarista.

Questo governo della repressione anti-sciopero, della guerra agli emigranti e agli immigrati, della diffusione del lavoro nero, deve andarsene!

Non ci illudiamo che sarà cosa facile, e neppure che sia di per sé risolutiva, ma bisogna cominciare a confrontarsi su questa necessità e ad agire conseguentemente, avendo come obiettivo il superamento della frammentazione attuale e l’indizione di uno sciopero generale in cui le tante “singole” spinte possano confluire!

Su questo sforzo saranno misurati tutti i movimenti e gli organismi.

E per portarlo a termine con successo dovremo saper parlare non alla semplice minoranza attiva, ma alla grande massa dei lavoratori, delle lavoratrici, dei giovani – inclusi i tanti che ancor oggi sperano che questo governo possa davvero cambiare in meglio le cose.

Marghera, 10 gennaio

Comitato permanente contro le guerre e il razzismo

comitato.permanente@gmail.com
www.ilpungolorosso

 

 

ADL COBAS  Padova, 12 gennaio 2019.

Contro sentenze infami e contro ogni forma di intimidazione rilanciamo le lotte.

Come compagne e compagni  e come lavoratrici e lavoratori di Adl Cobas esprimiamo la nostra totale solidarietà ad Aldo Milani ed ai compagni del Si Cobas e del CSA Vittoria, colpiti con condanne assurde per avere partecipato ad uno sciopero. Parliamo di 1 anno e 8 mesi al Coordinatore Nazionale del Si Cobas Aldo Milani e ad altri compagni del SI Cobas e del CSA Vittoria, 2 anni e 3 mesi e 2 anni e 6 mesi ad altri due compagni del Vittoria.

Questa sentenza è  di una gravità inaudita in quanto si inserisce in un contesto nel quale, solo grazie alle lotte dei facchini e delle Organizzazioni Sindacali che le hanno promosse, si è riusciti a far emergere un mondo di sfruttamento bestiale, di malaffare, di corruzione, di illegalità e di impunità che hanno regnato indisturbate fino a che i facchini  non hanno avuto la forza ed il coraggio di ribellarsi, togliendo dalle mani delle multinazionali della logistica   e delle varie cricche di società e cooperative una grande opportunità di fare soldi a palate sulla pelle di migliaia di lavoratori.

Il paradosso di questa condanna e delle varie inchieste giudiziarie aperte contro lavoratori e attivisti è che gli unici che hanno denunciato queste situazioni e combattuto per ripristinare un minimo di legalità all’interno dei posti di lavoro vengono oggi perseguiti e condannati con anni di galera. Questa condanna peraltro viene prima dell’apertura del processo contro Aldo Milani (coordinatore nazionale del Si Cobas) che era stato addirittura arrestato a seguito di una vergognosa provocazione inscenata dalla Digos di Modena e dalla Ditta Levoni. E’ quindi evidente che siamo in presenza di una precisa volontà di voler criminalizzare una organizzazione sindacale perché si vuole ripristinare quel sistema di sfruttamento che le lotte hanno messo in discussione.

L’unico modo di rispondere a queste provocazioni e a questi atti intimidatori è quello di continuare sulla strada delle lotte senza mai abbassare la guardia, nella consapevolezza che oggi, nel clima politico che stiamo vivendo, si è ricreato un blocco sociale e politico che, attraverso l’uso della magistratura e delle leggi, sta cercando in tutti i modi di fermare chi lotta. Non possiamo non citare il  cosiddetto “decreto sicurezza”, all’interno del quale, oltre alle porcherie che riguardano i migranti, hanno inserito pesanti condanne proprio contro quelle forme di lotta che si sono sviluppate nel mondo della logistica e contro chi si organizza concretamente per rivendicare il diritto alla casa.

Adl Cobas

 

 

PER UNA MOBILITAZIONE UNITARIA DEL SINDACALISMO DI CLASSE CONTRO IL DECRETO SICUREZZA !

https://www.facebook.com/groups/704880352949678/permalink/1763986633705706/
Il Coordinamento Iscritti Usb per il Sindacato di Classe esprime solidarietà al Coordinatore Nazionale del SI Cobas, agli altri compagni di quel sindacato ed ai solidali condannati ieri dal Tribunale di Milano, in primo grado di giudizio, per aver partecipato ad un picchetto dinanzi la DHL di Settala (Milano) durante lo sciopero generale del 29 ottobre 2015. Le pene variano da 1 anno e 8 mesi a 2 anni e 2 anni e sei mesi.

Questa condanna è un atto repressivo contro la classe lavoratrice. Se in questi anni la macchina statale nazionale ha dimostrato di essere uno strumento della classe padronale colpendo gli operai in lotta – in particolare quelli della logistica e del settore lavorazione carni organizzatisi dal 2010 col SI Cobas – con ripetuti attacchi delle forze di polizia contro i picchetti, oggi questa azione repressiva si arricchisce dell'apporto della magistratura.

Non è una novità: quando il movimento operaio ha lottato a viso aperto – con veri scioperi e quindi usando l'arma fondamentale dei picchetti – i lavoratori hanno sempre incontrato il bastone, il carcere e anche il piombo. Così è stato nei primi tre decenni del secondo dopoguerra, quando più forti sono state le lotte proletarie e maggiori le conquiste raggiunte, fino a quando, dal finire degli anni settanta, il movimento operaio è stato piegato – momentaneamente – più che dalla forza dei padroni dalla linea collaborazionista e disfattista dei sindacati di regime (Cgil, Cisl, Uil). Per questo proprio da quegli anni – contro il definitivo tradimento della Cgil, per restituire ai lavoratori un vero sindacato di classe – iniziarono a nascere i sindacati di base.

Ci auguriamo che questa condanna venga annullata nei successivi gradi di giudizio ma per difendere i lavoratori in lotta e i militanti del sindacalismo di classe non dobbiamo affidarci ai giudici meno ostili alla lotta operaia. L'azione della magistratura risente dello stato della lotta fra le classi sociali nemiche: se sono i padroni a prevalere ciò favorisce un orientamento ancor più repressivo della magistratura contro la classe lavoratrice. In ogni caso il ruolo del cosiddetto potere giudiziario, anche nella migliore delle ipotesi, è di contenimento della lotta operaia, al fine della difesa del dominio sociale e politico della classe padronale.

Questa sentenza è una prima zelante applicazione dello spirito del Decreto Sicurezza che serve a dare maggiore sicurezza allo sfruttamento padronale della classe lavoratrice rendendo ancora più ricattabili i lavoratori immigrati, dividendoli da quelli italiani, e facendo divenire illegali i picchetti, che in questi ultimi anni sono stati per altro compiuti soprattutto dagli operai immigrati della logistica, organizzati dal SI Cobas.

LA RISPOSTA A QUESTA SENTENZA DEVE ESSERE PERCIÒ SUL PIANO DELLA LOTTA, ED IN PARTICOLARE DELLA LOTTA CONTRO QUESTO INFAME DECRETO SICUREZZA CHE DIVIDE LA NOSTRA CLASSE FRA LAVORATORI AUTOCTONI E LAVORATORI IMMIGRATI PER OPPRIMERE E SFRUTTARE MEGLIO GLI UNI E GLI ALTRI.

LA RISPOSTA ADEGUATA DEL SINDACALISMO DI BASE, DEL SINDACALISMO DI CLASSE, DEVE ESSERE L'ORGANIZZAZIONE DI UNA MOBILITAZIONE UNITARIA E GENERALE CONTRO QUESTA LEGGE, IN DIFESA DELLA LIBERTÀ DI SCIOPERO E DELL'ARMA DEI PICCHETTI.

L'obiettivo reale del Decreto Sicurezza è aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, dividendoli. È sul terreno della lotta operaia che bisogna combatterlo, non su quello della condanna morale del razzismo, giusta, necessaria ma insufficiente.

LE TANTE MANIFESTAZIONI FINO AD OGGI AVVENUTE, ORGANIZZATE DA OGNI SINDACATO DI BASE QUASI SEMPRE CIASCUNO PER SÉ, E A CARATTERE PREVALENTEMENTE INTERCLASSISTA, SONO UN GRAVE E DANNOSA DISPERSIONE DI ENERGIE. OCCORRE PORTARE IL PROBLEMA E LA LOTTA CONTRO QUESTA LEGGE SUL TERRENO DI CLASSE ORGANIZZANDO CONTRO DI ESSA UNO SCIOPERO GENERALE UNITARIO DEL SINDACALISMO DI CLASSE.

Coordinamento Iscritti Usb per il Sindacato di Classe

 

 

MIM Milano in Movimento

10 Gen , 2019

Lotti sul lavoro? Allora ti condanno!

Dure condanne per un picchetto sindacale alla DHL di Settala.

Che il settore della logistica sia spesso un settore gestito dal padronato con modalità stile Stati Uniti del 1800 lo sapevamo già. Che ci fosse un costante collateralismo tra interessi padronali e ruolo di Forze dell’Ordine e magistratura, anche quello era già noto. Che il terreno della logistica sia un vero e proprio “campo di battaglia” di vertenze durissime e coraggiose in cui i soggetti migranti sono attori protagonisti principali e trainanti e di cui i media nostrani quasi mai parlano era cosa per noi assodata. Ma le condanne inflitte l’8 gennaio dal Tribunale di Milano per una vertenza del 2015 al deposito DHL di Settala hanno del fantascientifico.

Condanne superiori ai 2 anni di carcere per due attivisti del centro sociale Vittoria. Condanne vicine ai 2 anni per altri militanti del Vittoria e attivisti sindacali del Si.Cobas. Il tutto in una giornata, a detta delle stesse deposizioni in aula della Digos, assolutamente tranquilla e nonostante la richiesta d’assoluzione da parte della stessa accusa.

Che dire? Una sentenza più realista del re con i magistrati giudicanti pronti a indossare l’elmetto quando poi la magistratura è assolutamente lassista di fronte ai casi di sfruttamento selvaggio e illegale diffusi a macchia d’olio nel mondo della logistica. Un mondo fatto di subappalti e cooperative fittizie con ritmi di lavoro mostruosi come il recente caso della CEVA di Pavia ha dimostrato. Riprendiamo qui sotto il comunicato del C.s.a. Vittoria ed esprimiamo solidarietà ai condannati...

 

Piattaforma Comunista

Esprimiamo la nostra piena solidarietà militante al Coordinatore nazionale e ai compagni del SI Cobas, e del CSA Vittoria colpiti dalla pesante repressione per lo sciopero del marzo 2015 alla DHL di Settala (MI).

La sentenza, dal carattere strettamente politico, si inserisce a pieno nel clima reazionario e di attacco ai diritti e alle libertà democratiche dei lavoratori, che vede nel decreto Sicurezza la sua punta di lancia contro le lotte del proletariato, autoctono e immigrato.

Denunciamo con forza la condanna dei compagni.

E’ evidente che la classe al potere, di fronte all’avvicinarsi di una nuova crisi economica, e al risveglio delle masse lavoratrici che già si manifesta in alcuni paesi europei, vuole togliere di mezzo il sindacalismo di lotta. A questo servono le sentenze della magistratura e la repressione borghese.

Contro l'offensiva del capitale dobbiamo continuare con le lotte, reagire con la massima unità d’azione contro il capitalismo e il collaborazionismo.

Di fronte all’inasprimento della lotta di classe, si rende sempre più necessaria la formazione del partito indipendente della classe operaia, capace di dirigere la lotta degli sfruttati nelle battaglie rivoluzionarie che ci attendono.

Avanti compagni, ci vediamo nelle prossime mobilitazioni.

Saluti fraterni dai compagni e dalle compagne di

Piattaforma Comunista – PCPI

 

SOLIDARIETA’ DELLA CUB TRASPORTI CONTRO LE CONDANNE POLITICHE

Esprimiamo massima solidarietà ai compagni del S.I. Cobas e de CS Vittoria che sono stati condannati per le lotte svoltesi nel marzo del 2015 alla Dhl di Settala.

Una sentenza ignominiosa, finalizzata solo a colpire e reprimere il movimento conflittuale che nella logistica ha messo in difficoltà padroni e padroncini, smascherando le irregolarità e lo schiavismo generato dal sistema degli appalti e subappalti. La sentenza è chiaramente frutto del clima repressivo e antioperaio che già si respira da tempo, ma che ha avuto un’intensificazione con l’insediamento del governo Salvini – Conte – Di Maio.

Dopo aver cancellato la democrazia nei luoghi di lavoro ed essersi garantiti il monopolio sui diritti sindacali e il controllo del conflitto sociale con i vari accordi interconfederali, ora è arrivato anche il momento di arrestare i dissenzienti, così che le aziende possano essere libere di calpestare i diritti e fare più profitto possibile.

Alla repressione liberista del governo, del padronato e dei sindacati complici, risponderemo con la lotta e l’unità di classe!

Cub trasporti

 

PIENA SOLIDARIETÀ AI CONDANNATI PER LE LOTTE ALLA DHL DI SETTALA !

Esprimiano vicinanza e solidarietà nei confronti dei compagni e della compagna del S.I.Cobas e del Centro sociale Vittoria condannati a pene pesanti per aver partecipato alle lotte e ai picchetti alla DHL di Settala nel marzo 2015.

Queste condanne evidenziano la chiara volontà di intimidire e frenare ogni forma di opposizione sociale tesa alla messa in discussione di un sistema basato sullo sfruttamento e l'oppressione.

Con questa sentenza il giudice ha voluto dare concretezza al Decreto Sicurezza del governo giallo-verde che intensifica l'attacco al movimento dei lavoratori, soprattutto a quello che più ha dimostrato di non essere succube del collaborazionismo delle centrali sindacali e del sistema mafioso-corporativo delle cooperative di sfruttamento schiavista. Un'operazione questa che si collega ad altre manovre repressive come quelle che inventandosi inesìstenti 'organizzazioni a delinquere' colpisce chi lotta per il diritto all'abitare, o alle condanne per la lotta all'Esselunga di Pioltello, o ancora ai cinque solidali con la resistenza curda contro l'ISIS oggetto di misure di sorveglianza speciale perchè 'socialmente pericolosi'.

Ridurre lo sciopero ad atto di testimonianza, impedire ogni forma incisiva di lotta: questo è il significato della sentenza di Milano.

Ma se pensano di fermare il conflitto sociale di classe con queste misure si sbagliano. Il sistema di sfruttamento continua a sviluppare i suoi anticorpi e nuove resistenze crescono.

Solidarietà e complicità con chi lotta!

Federazione Anarchica – Milano   viale Monza 255

 

Solidarietà a chi lotta per i lavoratori!

Massima solidarietà alle compagne e i compagni del Si.Cobas e del C.s.a. Vittoria colpiti dalla repressione capitalistica.

La sentenza del 8 gennaio per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 si commenta da sé:

•1 anno e 8 mesi al Coordinatore nazionale del Si.Cobas e ad altri compagni del Si.Cobas  e del C.s.a Vittoria

•2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria

•2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria

Si tratta indubbiamente di un atto intimidatorio e repressivo di una estrema gravità!

L’iter processuale ha dimostrato chiaramente che durante quella giornata di mobilitazione non vi è stata alcuna tensione e lo stesso PM ha richiesto l’assoluzione. Ma ciò nonostante è arrivata una sentenza di condanna!

Ma se non vi sono stati fatti da contestare, cosa si condanna? Si condanna, la lotta dei lavoratori, si condanna l’opposizione di classe, si condanna il fatto che i lavoratori in special modo immigrati invece di subire e continuare ad essere sfruttati si organizzino e lottano per far valere i propri diritti.

Con questa sentenza si cerca di intimidire chi vuol lottare.Si cerca di proteggere i padroni senza e se e senza ma, al di là della legge, al di là del buon senso.

Questa sentenza è una prima zelante applicazione dello spirito del Decreto Sicurezza che serve a dare maggiore sicurezza allo sfruttamento padronale della classe lavoratrice rendendo ancora più

ricattabili i lavoratori immigrati, dividendoli da quelli italiani, e facendo divenire illegali i picchetti, che in questi ultimi anni sono stati per altro compiuti soprattutto dagli operai immigrati della logistica,

organizzati dal SI Cobas.

Come sempre i padroni hanno paura degli scioperi veri e quando i lavoratori fanno sentire con forza la loro voce non esitano ad usare la violenza o a trovare un appoggio negli apparati repressivi dello Stato.

A questa sentenza dobbiamo rispondere con una lotta serrata contro il decreto sicurezza che oltre agli articoli contro gli immigrati nasconde delle norme repressive che possono essere usate contro i lavoratori in lotta.

L'obiettivo reale del Decreto Sicurezza è aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, dividendoli.

È sul terreno della lotta di classe che dobbiamo combatterlo, non dobbiamo accettare le divisioni che vogliono imporci i padroni, non esistono divisioni fra Italiani e Stranieri.

La sola divisione che esiste è fra sfruttati e sfruttatori. Con questa sentenza la magistratura, come sempre, ha deciso di stare dalla parte degli sfruttatori.

Lo sciopero è l’unica arma dei lavoratori, criminalizzare anche questa forma di lotta è la dimostrazione che il sistema del capitale italiano non può concedere più niente ai lavoratori; lo sfruttamento deve aumentare con il contenimento dei salari, con l’aumento dell’orario e la precarizzaz

ione di lavoro.  Gli ultimi dati sull’andamento dell’economia italiana ed europea, ci dice che la repressione dei moderni schiavi salariati aumenterà, la repressione non fermerà le lotte, come in Francia così in tutta Europa la crisi del sistema con le sue leggi creerà le condizioni

perché esploda la resistenza alle leggi del

capitalismo. l’unità dei compagni e l’unità di classe tra operai italiani e immigrati è la strada da seguire perché

La lotta di classe non si ferma! Non si arresta!

Slai Cobas Milano

 

 

Milano. Pesanti condanne per i picchetti alla Dhl di Settala

di Redazione Contropiano

 

 

http://contropiano.org/img/2019/01/Dhl-picchetto-600x300.jpg

La sentenza dell’8 gennaio scorso per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 parla da sola. Sono stati comminate condanne per 2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria, di 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria, 1 anno e 8 mesi ad un sindacalista del S.i.Cobas e ad altri attivisti del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria.

All’epoca fu direttamente l’azienda, la Dhl Supply Chain,  ad emettere un comunicato nel quale chiedeva di colpire i lavoratori che avevano bloccato i cancelli del magazzino di Settala. “Il sito di Settala è il campus logistico esclusivamente dedicato a prodotti medicinali, inclusi molti farmaci salvavita, destinati a ospedali e farmacie di tutta la nazione” scriveva l’azienda, “I blocchi e i picchetti di stamane, impedendo la libera circolazione dei mezzi di trasporto, hanno ostacolato l’erogazione di servizi pubblici essenziali tutelati dalla legge 146/1990 in materia di sciopero”.

Una sentenza decisamente pesante e significativa per una giornata di mobilitazione dove non si era registrato alcun benché minimo atto di tensione, come dimostrato da tutto l’iter processuale e nonostante la stessa richiesta d’assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello che segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e sopra le righe persino da un punto di vista giuridico.

In un comunicato il Csa Vittoria scrive che “Il dato sostanziale che però ci interessa

 

Pesanti condanne per i picchetti alla Dhl di Settala

di Redazione Contropiano

La sentenza dell’8 gennaio scorso per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015 parla da sola. Sono stati comminate condanne per 2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria, di 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria, 1 anno e 8 mesi ad un sindacalista del S.i.Cobas e ad altri attivisti del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria.

All’epoca fu direttamente l’azienda, la Dhl Supply Chain,  ad emettere un comunicato nel quale chiedeva di colpire i lavoratori che avevano bloccato i cancelli del magazzino di Settala. “Il sito di Settala è il campus logistico esclusivamente dedicato a prodotti medicinali, inclusi molti farmaci salvavita, destinati a ospedali e farmacie di tutta la nazione” scriveva l’azienda, “I blocchi e i picchetti di stamane, impedendo la libera circolazione dei mezzi di trasporto, hanno ostacolato l’erogazione di servizi pubblici essenziali tutelati dalla legge 146/1990 in materia di sciopero”.

Una sentenza decisamente pesante e significativa per una giornata di mobilitazione dove non si era registrato alcun benché minimo atto di tensione, come dimostrato da tutto l’iter processuale e nonostante la stessa richiesta d’assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello che segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e sopra le righe persino da un punto di vista giuridico.

In un comunicato il Csa Vittoria scrive che “Il dato sostanziale che però ci interessa sottolineare è come questa condanna rappresenti una chiara rappresaglia e monito preventivo contro chi prova ad essere realmente opposizione di classe, lottando giorno dopo giorno per condizioni di vita e di lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella di trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento di classe”. Aggiungendo in un altro passaggio che “Questa è anche una sentenza che dichiaratamente si pone quale ulteriore elemento di un’escalation repressiva di ciò che si rappresenta come una guerra a bassa intensità che ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria ricevere a fine dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro partecipazione alla lunga ed eccezionale lotta all’Esselunga di Pioltello (che record 2 condanne in venti giorni …..), che ha visto un pesante attacco a militanti del movimento per il diritto all’abitare a Milano come a Cosenza come in altre città d’Italia, con l’accusa (anche questa ridicola se non fosse gravissima) di organizzazione a delinquere …… con la finalità di occupare le case e dare un tetto a chi non se lo potrebbe altrimenti permettere”.

Solidarietà ai lavoratori della DHL – Comunicato del CSA Vittoria

 

12 Gen Solidarietà ai lavoratori della DHL – Comunicato del CSA Vittoria

È arrivata qualche giorno fa la notizia delle condanne comminate alle compagne e ai compagni del Vittoria e del S.I.Cobas, per fatti inerenti ai picchetti durante uno sciopero alla DHL di Settala nel 2015. Da parte nostra c’è tutta la solidarietà e il sostegno nei loro confronti. Riprendiamo qui di seguito il comunicato pubblicato dal CSA Vittoria.

Si tratta di condanne (veloci e severe) che colpiscono sindacalisti e attivisti che da più di un decennio sono promotori di un forte movimento di rivendicazioni lavorative nel campo della logistica che ha portato a ottenere miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro, nella limitazione dello sfruttamento e nelle condizioni salariali. Un movimento di lotta che, in tutt’Italia, ha partecipato significativamente a mantenere vivo il fuoco della lotta sociale nei posti di lavoro.

Quest’attacco a chi lotta non deve passare sotto silenzio. È figlio della costante erosione dei diritti, delle tutele, della sicurezza e della dignità di chi lavora che stiamo subendo da decenni a colpi di riforme, come quella del recentissimo “dl Sicurezza” che, al posto di segnare una discontinuità con il passato ha piuttosto accelerato il processo. Sì, perché quando i bocconi amari non vengono più ingoiati passivamente, quando si vuole alzare la testa e rivendicare i propri diritti e una società diversa, quando ci si vuole organizzare per uscire dall’isolamento che rende più deboli di fronte ai ricatti, ecco che allora, anche secondo questo governo, bisogna solo reprimere. Reprimere i lavoratori in quanto tali e reprimere tutti quei soggetti che “turbano la quiete” del normale sfruttamento quotidiano; quindi, via libera a daspo urbano, alla penalizzazione per blocco stradale (condanne da 1 a 6 anni!); alle pene per occupazione di immobili abbandonati; alle armi taser in dotazione alle “forze dell’ordine”; al reato di accattonaggio…

In questo quadro la condanna di ieri ha un vero e proprio valore esemplare di dissuasione. Non deve quindi stupire che queste condanne arrivino nonostante la richiesta di assoluzione del PM e l’evidenza, durante tutto l’iter processuale, che non ci fosse stata alcuna situazione critica. Né deve stupire che risponda invece alla richiesta della Dhl stessa.

La nostra arma è fare fronte comune e mostrare anzitutto una solidarietà forte e una ferma opposizione davanti a questi atti che sono del tutto politici.

Solidarizziamo e diamo tutto il nostro sostegno alle compagne e ai compagni del Vittoria e del S.I.Cobas.

Potere al Popolo

 

UNIONE SINDACALE ITALIANA

Tutta la nostra solidarietà alle vittime di questa ulteriore violenza istituzionale nei confronti dei compagni e compagne del Si Cobas del Centro sociale Vittoria che con la sentenza dell’8 gennaio si è voluto punire chi era davanti ai cancelli della DHL di Settale nel marzo del 2015.

Condanne con anni di carcere per chi ha osato, con la propria lotta, rivendicare anche il solo rispetto del contratto di lavoro, in aziende dove mafiosità e padronato si saldano assieme.

E’ un chiaro avvertimento intimidatorio, in linea con il Decreto Sicurezza, voluto dal governo Lega e 5 stelle, dove forme di lotta come i picchetti sono considerati gravi reati: chi osa rivendicare apertamente i propri diritti viene criminalizzato e severamente punito. Tutto il nostro disprezzo per queste Istituzioni che si accaniscanocontro chi rivendica i più elementari diritti, ma è clemente con i padroni che non rispettano i contratti, utilizzano il lavoro nero e sfruttano i propri dipendenti con carichi di lavoro insopportabili.

Piena solidarietà a chi è colpito dalla repressione.

Tutta l’unità possibile per respingere con la lotta questa violenza di Stato.

 

 

Circolo Itinerante Proletario“Georges Politzer”

Le lotte non si processano!!!

Con sentenza del 8 gennaio i sindacalisti del Si.Cobas e gli attivisti del C.s.a Vittoria sono stati condannati:

• 1 anno e 8 mesi al Coordinatore nazionale del Si.Cobas e ad altri compagni del Si.Cobas

e del C.s.a Vittoria;

• 2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria;

• 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria.

Questo per lo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015.

Durante il processo è stato dimostrato che nello svolgimento dello sciopero non vi è stata alcuna tensione e lo stesso PM ha richiesto l’assoluzione. Ma le condanne sono arrivate ugualmente!

Questo dimostra che l’arma dello sciopero fa paura, che la lotta dei lavoratori fa paura, che la lotta di classe fa ancora più paura. Allora il capitalismo si serve dei suoi apparati repressivi per colpire chi questa lotta la dirige (isindacalisti del Si.Cobas) e chi ha portato la sua solidarietà di classe agli scioperanti (gli attivisti del C.s.a.Vittoria).

Ai padroni van bene solo gli scioperi di facciata, quelli proclamati dai sindacati compiacenti che si limitano a qualche ora qua e là senza grossi danni. La lotta, quella vera, quella che blocca la produzione e gli colpisce il portafoglio li terrorizza.

Questa sentenza è un’anticipazione di quello che ci può aspettare con il Decreto Sicurezza.

L'obiettivo reale del Decreto Sicurezza è aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, dividendoli. Con il Decreto Sicurezza si istituiscono pesanti misure repressive per frenare la lotta di classe.

Per di più i compagni del Si.Cobas agli occhi dei capitalisti hanno una colpa ancora più grave: esser riusciti ad aggregare, organizzare e portare alla lotta sindacale un gran numero di lavoratori immigrati.

Per i padroni, questi lavoratori devono continuare ad essere sfruttati, esistono solo in quanto più facilmente ricattabili.

“Che roba contessa, all'industria di Aldo han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti; volevano avere i salari aumentati, gridavano, pensi, di esser sfruttati.”

Per questa gente gli immigrati servono come nuovi schiavi! Ricordiamo il trattamento che i governi occidentali hanno fatto subire ai leader africani che volevano riscattarsi dalla colonizzazione e dall’influenza delle imprese multinazionali.

Kwame Nkrumah, Samora Machel, Patrice Lumumba, Thomas Sankara, Amilcar Cabral sono tutti leader africani che in gran parte sono stati assassinati dalla lunga mano del capitalismo occidentale. Per questo non possiamo che esprimere la nostra solidarietà di classe al Si.Cobas e al C.s.a. Vittoria.

Tocca uno, tocca tutti!  Le idee di rivolta non sono mai morte!!!

 

NON SARETE SOLI!

Marzo 2015: le vertenze in corso nella logistica si intensificano ed alla DHL di Settala si susseguono forme di protesta portate avanti dal SI Cobas e dal CSA Vittoria attraverso presidi e picchetti.

Gennaio 2019: la magistratura emette una sentenza di condanna nei confronti di lavoratori del Si Cobas e del CSA Vittoria sostenitore della mobilitazione.

Non siamo tra coloro, e di sicuro nemmeno le realtà coinvolte, che prendono come riferimento per le proprie mobilitazioni le sentenze della magistratura. La sentenza di condanna non è la prima ne sarà l'ultima con cui fare i conti.

Ci teniamo a dare solidarietà a chi ha ricevuto la condanna, ed alle realtà di riferimento, non certo per uno spirito di pura facciata buonista, ma perchè riteniamo che dare solidarietà a chi lotta e si oppone allo stato di cose presenti ed è colpito dalla repressione sia non solo importante ma soprattutto necessario.

Il segnale che la sentenza vuol dare è chiaramente un monito rivolto a chi lotta senza compromessi ed a chi solidarizza concretamente. Il decreto legge Salvini con le pene verso chi pratica forme di solidarietà e resistenza mette nero su bianco quanto evidenzia questa sentenza.

Diamo la nostra disponibilità a mettere in atto iniziative di sostegno verso coloro che hanno subito la repressione.

SE LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA, USIAMOLA!

CENTRO POPOLARE AUTOGESTITO FIRENZE-SUD

 

La Lotta di Classe non è scomparsa.   I padroni lo sanno bene.

Milano. Pesanti condanne per i picchetti alla Dhl di Settala

 L'8 Gennaio 2019 è stata emessa una sentenza che parla da sola tanto è sciagurata.
La sentenza si riferisce allo sciopero davanti ai cancelli della DHL di Settala del marzo 2015.
Pesantissime ed inconsulte le condanne: 2 anni 3 mesi e 15 giorni ad una compagna del C.s.a Vittoria, di 2 anni 6 mesi e 5 giorni ad un compagno del C.s.a Vittoria, 1 anno e 8 mesi ad un sindacalista del S.i.Cobas e ad altri attivisti del S.i.Cobas e del C.s.a Vittoria.
Ricordiamo che nei giorni dello sciopero qualche suggerimento da parte dei padroni c'era già stato, infatti l’azienda, la Dhl Supply Chain, emise un comunicato nel quale chiedeva di colpire i lavoratori che avevano bloccato i cancelli del magazzino di Settala.
I magistrati ovviamente hanno eseguito l'ordine ed oltre che colpire i lavoratori, hanno pensato di rivolgere le manette ai sindacalisti, alle compagne e compagni che hanno generosamente sostenuto la lotta.

Una sentenza decisamente pesante e significativa per una giornata di mobilitazione dove non si era registrato alcun benché minimo atto di tensione, come dimostrato da tutto l’iter processuale e nonostante la stessa richiesta d’assoluzione da parte del PM, se non fosse che proprio questo dato è quello che segnala la portata di questo attacco repressivo così grave e sopra le righe persino da un punto di vista giuridico.

Condividiamo totalmente quanto scritto in un comunicato dal Csa Vittoria “Il dato sostanziale che però ci interessa sottolineare è come questa condanna rappresenti una chiara rappresaglia e monito preventivo contro chi prova ad essere realmente opposizione di classe, lottando giorno dopo giorno per condizioni di vita e di lavoro migliori, in una prospettiva che è però quella di trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento di classe”.


Aggiungendo in un altro passaggio che “Questa è anche una sentenza che dichiaratamente si pone quale ulteriore elemento di un’escalation repressiva di ciò che si rappresenta come una guerra a bassa intensità che ha visto dei compagni e delle compagne del Vittoria ricevere a fine dicembre 2018 una condanna a diversi mesi per la loro partecipazione alla lunga ed eccezionale lotta all’Esselunga di Pioltello (che record 2 condanne in venti giorni …..), che ha visto un pesante attacco a militanti del movimento per il diritto all’abitare a Milano come a Cosenza come in altre città d’Italia, con l’accusa (anche questa ridicola se non fosse gravissima) di organizzazione a delinquere …… con la finalità di occupare le case e dare un tetto a chi non se lo potrebbe altrimenti permettere”.


Infine esprimiamo la completa e totale solidarietà alle compagne ed ai compagni, ai sindacalisti per cui è stata chiesta la condanna.

Fronte Palestina – Milano
           Collettivo Palestina Rossa

 

COMUNICATO DI SOLIDARIETÀ DEL COBAS LAVORO PRIVATO AI CONDANNATI DEL SI COBAS PER AVERE CONDOTTO LE LOTTE CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA MULTINAZIONE DHL  

Martedi 8 gennaio un giudice del tribunale di Milano,in nome delle leggi di un [paese a regime democratico totalitario] ha condannato, in primo grado di giudizio, ad anni di carcere (le pene pesantissime variano da 1 anno e 8 mesi a 2 anni e 2 anni e sei mesi) diversi militanti del sindacato si cobas,assieme ad alcuni militanti del centro sociale Vittoria, colpevoli di essersi opposti con i loro corpi, durante lo sciopero generale del marzo 2015, allo sfrenato sfruttamento della multinazionale DHL.  

Il Cobas Lavoro Privato denuncia l'odioso comportamento delle classi dominanti e di quella parte  della magistratura, che usano l'arma della  repressione contro i lavoratori e gli antagonisti nella convinzione di riuscire a fermare il declino della società dello sfruttamento e a contenere la ribellione che già si esprime sotto molteplici forme.

Il Cobas Lavoro Privato da sempre schierato a fianco dei diritti inalienabili dei lavoratori e per la trasformazione della società, esprime solidarietà ai condannati nell'impegno comune inteso a ribaltare questo fazioso giudizio , mantenendo salde le  lotte e le prospettive.

COBAS LAVORO PRIVATO

 

Comitato Lavoratori delle Campagne

Esprimiamo piena e incondizionata solidarietà nei confronti delle

compagne e dei compagni del Si Cobas e del CSA Vittoria condannati a

pene molto pesanti per lo #sciopero alla DHL di Settala, e a Madalina,

compagna e occupate casa a Roma, a cui è stato richiesto

l'allontanamento dal paese a causa delle sue lotte.

Questi gravi episodi sono l'ennesimo passaggio di un grave e crescente

attacco alle lotte, contro il quale bisogna rispondere colpo su colpo.

Una escalation repressiva che si accompagna alla ancora maggiore

impunità di cui godono le forze dell'ordine con il nuovo governo e le

nuove misure dell'esecutivo, come tragicamente testimoniato

dall'ennesimo omicidio di stato di Arafat Arfawi, morto ad #Empoli dopo

un attacco cardiaco avvenuto mentre la polizia gli legava mani e piedi

costringendolo a terra.

A questi episodi bisogna rispondere con coraggio e determinazione,

stringendo forme di solidarietà attiva tra tutt quell che lottando

quotidianamente.

Non faremo un passo indietro, solo la #lotta paga!

 

ARTICOLI TROVATI:

 

https://milano.repubblica.it/cronaca/2019/01/08/news/sindacalisti_condannati_picchetto_protesta_milano_settala_dhl-216105555/?fbclid=IwAR2Ya5r8Jme_UKEqKSi4FDubCyrdKJrriQvz8YHJrzlvjH10WRk8yjTsCTE

 

https://www.tpi.it/2019/01/08/milano-sindacalisti-condannati-picchetto-dhl/

 

http://www.giustiziami.it/gm/quattro-sindacalisti-condannati-per-un-picchetto-a-milano/?fbclid=IwAR1Y9nEDmrC7n9rHi7Ta-o3VK2HPWIKIGAjtzg9La_1asYFAtwuyYa5cFq0

 

http://www.notizieinunclick.it/solidarieta-ai-lavoratori-della-dhl-comunicato-del-csa-vittoria/

 

https://www.pressenza.com/it/tag/csa-vittoria/

 

https://pungolorosso.wordpress.com/tag/c-s-a-vittoria/

 

https://www.lavocedellelotte.it/it/2019/01/10/pesanti-condanne-per-lo-s…