18 MARZO una bella giornata di lotta di classe

Inviato da redazione il Gio, 24/03/2016 - 00:55
Categoria
sciopero

Siamo scesi in piazza in una giornata di sciopero generale che, pur manifestando tutti i limiti oggettivi e le parzialità rappresentate sia dai sindacati conflittuali che dalle strutture politiche scese in piazza non ancora evidentemente in grado di mobilitare settori significativi di classe, ha dato però un' indicazione politica di ricomposizione e di conflitto raccolta in numerose città italiane producendo significativi blocchi della produzione e arrivando anche a settori produttivi fino ad oggi ancora gestiti in senso concertativo dai sindacati confederali.
Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze sono state attraversate da cortei che hanno messo in evidenza parole d'ordine più generali e complessive che la semplice e pur essenziale rivendicazione sindacale.
Un NO netto alle guerre di rapina delle cosiddette "democrazie occidentali", una forte testimonianza di solidarietà di classe per chi fugge da queste guerre e un no netto al razzismo e alla xenofobia.
Un NO forte e chiaro inoltre al nemico e ai padroni di casa nostra, a chi saccheggia diritti, a chi precarizza e reprime, a chi sta delineando un futuro di relazioni sociali basate su un modello di democrazia sempre più autoritaria.
Un piccolo passo avanti, ancora tra enormi limiti oggettivi, che ancora una volta ha visto la centralità dei lavoratori della logistica che hanno riempito le piazze dando il segnale di uno sciopero reale e non solo di di autorappresentanza come purtroppo visto in altre occasioni.
Una giornata di lotta dalla quale, per essere conseguenti, dobbiamo trarre un'indicazione politica su cui lavorare, un'indicazione che va articolata ragionata e riverificata nella pratica e cioè un'indicazione di ricomposizione di classe che ci deve portare al massimo sforzo, accompagnato dal massimo di umiltà possibile,  per costruire un punto di riferimento politico sindacale e sociale in grado di costruire conflitto e intervento su un piano politico più generale.
Un passo alla volta ma nella chiarezza di dove vogliamo arrivare per uscire dalla marginalità ed esprimere un punto di vista di classe sulla crisi fino al ribaltamento degli attuali rapporti di produzione.