A TRENT’ANNI DALLA STRAGE IMPUNITA LO STATO S’ASSOLVE E CONTRATTACCA

Inviato da redazione il Sab, 12/12/2009 - 17:37
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strage piazza fontana milano

A TRENT’ANNI DALLA STRAGE IMPUNITA LO STATO S’ASSOLVE E CONTRATTACCA

Il 12 Dicembre di trenta anni fa una bomba scoppia a Milano nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana.

L’attentato provoca 16 morti ed 88 feriti, inaugura la strategia della tensione e rimane, a tutt’oggi, uno dei più “impenetrabili misteri” nella storia di questo paese.

Nonostante una ben orchestrata montatura giornalistico-poliziesca attribuisca in un primo momento agli Anarchici la responsabilità della strage, appare invece subito chiara la matrice neofascista, come palese ne appare il movente.

Gli ultimi anni ’60 vedono svilupparsi nel paese un movimento di lotta che non ha eguali nel mondo capitalista occidentale. Movimento studentesco e movimento operaio aprono un fronte di lotte capace di spazzare via ogni resistenza repressiva di baroni e padronato. Nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche si susseguono scioperi e occupazioni che vedono il realizzarsi di conquiste che saranno per anni fondamentali per il proletariato e per quello stato sociale e che, solo dopo molto tempo, l’accanimento padronale e la ristrutturazione capitalistica riusciranno a smantellare. (In maniera direttamente proporzionale all’indebolimento e alla frammentazione dei soggetti che composero il fronte di lotte stesso).

  • Il 7/12/1969 un giornale inglese pubblica un rapporto dei servizi segreti del governo golpista greco: “Un gruppo d’estrema destra e d’ufficiali sta tramando in Italia un colpo di stato militare”.

  • Il 9/12/1969 il settimanale a larga diffusione “Epoca” esce con una copertina tricolore con l’indicazione della “Repubblica Presidenziale” come “unica possibile risposta al caos provocato dagli scioperi.

  • Il 10/12/1969 il giornale tedesco “Der Spiegel” pubblica una dichiarazione di Almirante (Segretario dell’M.S.I.): “Organizzazioni giovanili fasciste si stanno preparando alla guerra civile”.

Dalle indagini giornalistiche e della magistratura in anni molto successivi, emergerà un infittirsi di riunioni d’ufficiali di servizi segreti italiani e americani e di alti ufficiali dell’esercito italiano tra Milano e Venezia nei giorni 9, 10 e 11 dicembre “in previsione di qualcosa di grosso che sarebbe successo l’indomani”.

E’ in questo clima che matura la strage: la borghesia intendeva ristabilire ed imporre ad ogni costo e con qualsiasi mezzo l’ordine capitalista cercando di annientare l’ondata prorompente delle lotte innescate dalle masse popolari.

I fascisti altro non sono stati che esecutori mercenari, coperti da servizi segreti dello stato (per nulla deviati) agli ordini della borghesia e dei suoi interessi.

I nomi degli esecutori emergeranno poco a poco dalle decine d’inchieste che seguiranno, sui nomi dei reali mandanti calerà il silenzio.

Da allora altri sanguinosi attentati macchieranno di sangue la storia di questo paese: Brescia, Bologna, bombe sui treni, prosegue la strategia della tensione; l’Italia diviene crocevia e sito di sperimentazione per diversi servizi segreti occidentali e ogni inchiesta viene puntualmente insabbiata o depistata. Deus ex machina emergerà il ruolo dei servizi imperialisti della NATO.

Si voleva arginare e reprimere col terrore un ciclo di lotte di massa, che, travalicando l’aspetto puramente sindacale, stavano mettendo in discussione lo stesso modo di produzione capitalistico. La volontà era quella di smantellare ogni conquista ottenuta, per giungere alla distruzione totale di diritti e stato sociale.

Questo processo prosegue incessantemente da allora con sempre maggiore vigore anche in Europa; oggi, caduto il bipolarismo mondiale e con l’economia globalizzata, si sono creati dei macrocosmi economici sotto la rigida ideologia del profitto e della libera concorrenza.

Mai come oggi la ristrutturazione capitalista persegue questi obiettivi ottenendo la pace sociale, la compressione e la deflessione esasperata del costo del lavoro tramite la precarizzazione più selvaggia e incontrollata, l’attacco alla scuola pubblica concepito come mercificazione dell’istruzione, lo sfruttamento bestiale delle risorse del Terzo Mondo, ricorrendo ormai senza ritegno anche a vere e proprie guerre, come quella dei Balcani e del Golfo.

Si assiste in Italia allo spettacolo di un governo di “sinistra” che sposta a destra l’asse politico, che governa inseguendo solamente le dinamiche economiche del libero mercato, contribuendo allo smantellamento ulteriore dello stato sociale, come emergerà dalla prossima finanziaria.

Il “Patto per il Lavoro”, promulgato di fatto oggi in questa Milano perbenista e bigotta e sì frutto di accordi capestro come quelli del “luglio ’93” o del “Pacchetto Treu” ma anche espressione di questa megalopoli iperproduttiva che ha finalizzato ogni scelta alle esigenze padronali accrescendo il disagio sociale di proletari e migranti.

Milano, a trent’anni dalla strage, snaturata nelle sue componenti sociali, deve ritrovare capacità di lotta e antagonismo a questa logica di sfruttamento.

Rivolgiamo dunque un appello a tutti coloro che non intendono solamente commemorare questo 12 dicembre ma che vogliono viverlo con la coscienza che oggi più che mai sia necessaria una reale composizione delle classi subalterne, lavoratori, disoccupati, precari, emigrati, al fine di costruire una forza propulsiva con l’obbiettivo di abbattere ogni forma di sfruttamento.