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Subito dopo il 7 ottobre 2023, comprendendone come tutte e tutti il significato di rottura del silenzio e delle certe ripercussioni, ci siamo immediatamente messi a disposizione del popolo palestinese lavorando nella direzione di un movimento di solidarietà di massa largo e composito che solidarizzasse con il popolo palestinese e la sua resistenza, con responsabilità e determinazione e un chiaro ed esplicito riferimento sul come all'unità della Resistenza dovesse corrispondere l'unità della Solidarietà.
Questa scelta condivisa ha unito in maniera cosciente le migliaia di partecipanti che hanno attraversato i 58 sabati "palestinesi e antimperialisti" in piazza a Milano sabato dopo sabato senza mai fermarsi. Mobilitazioni del sabato arricchite da decine di iniziative organizzate trasversalmente di boicottaggio davanti ai negozi delle catene dei fast food, che finanziano e sostengono l'occupazione coloniale, come anche, insieme a tante altre e altri, davanti al consolato USA.
Ognuna di queste iniziative ha avuto sempre come bussola l'idea dell'unità nelle differenze e dell'accumulo di forze.
Abbiamo certamente condiviso queste piazze con compagne e compagne in una chiara prospettiva politica antimperialista ma anche molte, moltissime persone anche o solo guidate dal proprio senso di umanità ed empatia nei confronti della sofferenza e dell'orrore genocida che si sta riversando sul popolo palestinese.
Piazze partecipate con calore da centinaia di donne, uomini, ragazzi e ragazze palestinesi della seconda, terza e persino quarta generazione, scacciate e scacciati dalla Palestina dalla Nakba del '48. Come anche animate e rese entusiasmanti dalla forza di centinaia di ragazze e ragazzi e intere famiglie di origine nord africana, richiamati dall'urlo di dolore e dall'esempio della lotta di liberazione armata, civile e popolare del popolo palestinese.
Ed è stato questo l'impianto della solidarietà da tutte e tutti condiviso sul quale abbiamo collettivamente lavorato, per salvaguardarlo e "difenderlo" da ogni altra pulsione che potesse rompere l'unità al di là delle differenti impostazioni di strategia o di tattica politica.
L'unità della Resistenza deve corrispondere all'unità della Solidarietà.
Nella diversità, nel legittimo diverso approccio e indirizzo politico delle strutture "palestinesi" come anche italiane, opponendo però un muro rigoroso in primo luogo ad ogni forma di collaborazionismo con il nemico sionista ma insieme criticando ogni tendenza alla riproduzione di ghetti elitari e di incensazione del proprio protagonismo.
Le piazze di Milano si sono sempre opposte alla depoliticizzazione della solidarietà interpretandola come semplice conta dei morti che inchioda il popolo palestinese alla narrazione retorica del vittimismo.
Si sono però anche sempre dimostrate capaci di cogliere la meravigliosa complessità della Resistenza senza l'esaltazione di un unico aspetto proprio per valorizzarla per il suo enorme valore simbolico e bandiera di lotta popolare anticoloniale e antimperialista.
Una Resistenza che è certamente armata ma anche civile, culturale e di popolo fino a diventare esistenziale dopo 100 anni di oppressione coloniale.
Una Resistenza popolare che si manifesta anche come Sumud, una sofferenza sorda che è però capacità di assorbire i colpi e insieme rispondere in maniera attiva in ogni campo umano alla colonizzazione ideologica e al suprematismo genocida sionista.
E di questa complessità e difficoltà dobbiamo sempre tenere sempre conto senza fughe "in avanti" o passi indietro.
Questo è il messaggio di unità che parte da Milano e che, prima di tutto si chiede sempre e chiede a tutte e tutti, cosa serva oggi alla Palestina.
E ci sembra semplicemente ovvio affermare che la Palestina chieda anzi pretenda l'unità della solidarietà.
Senza un annacquamento delle posizioni e senza "settarismo elitario" per provare a far scendere in piazza il numero più alto di donne e uomini solidali facendoli sentire una parte di un movimento unitario che vuole fermare il genocidio in corso e affermare il bisogno storico di una Palestina Libera dal cancro sionista.
La Milano dei 58 cortei fino ad oggi, sarà ancora in piazza il 30 novembre lavorando unitariamente per moltiplicare le presenze, per un corteo che sarà parte integrante della grande giornata di mobilitazione nazionale articolata in 2 città gemellate nella solidarietà: Milano e Roma nella concreta speranza che a Roma si scelga la strada razionale dell'unico corteo.