Contributo al Rise Up Festival. Traiettorie per l'assalto al cielo

Inviato da redazione il Dom, 18/07/2021 - 17:25
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Quello che segue è il contributo che come compagni/e del Csa Vittoria abbiamo preparato per quello che, nonostante non abbiamo potuto partecipare fisicamente, consideriamo un importante momento di confronto organizzato da diverse realtà di classe nella tre giorni rise up Festival. Crediamo sia necessario sottolineare l'impellenza e la necessità di costruire un punto di vista di classe che sappia costruire l'opposizione al piano di ristrutturazione economica e alla contestuale offensiva padronale.

 

Innanzitutto inviamo un saluto a tutti i compagni e le compagne che stanno partecipando a questa importante assemblea nella convinzione certa che l’organizzazione di momenti di confronto per la pianificazione e la costruzione di una improcrastinabile prospettiva politica debba essere il momento centrale e propulsivo di un'opposizione di classe anticapitalista e internazionalista.

La necessità esplicita di tale direzione strategica è resa ancor più impellente dalle mire padronali che hanno come obiettivo la profonda ristrutturazione sociale ed economica essenziale per attivare un nuovo ciclo di accumulazione ed uscire dalle secche della crisi pandemica.

Il Governo Draghi ha predisposto le basi per un piano che adegui la struttura produttiva e finanziaria nazionale a una competizione rinnovata dall’impatto della pandemia e dalle accelerazioni da queste determinate a tutti i livelli sociali ed economici. L’impossibilità sistemica per il modo di produzione capitalistico di interrompere la ricerca del profitto non può che subordinare alle proprie istanze le classi subalterne che già hanno pagato un prezzo elevato alla pandemia e sulle quali già si iniziano a scaricare i costi della futura e inevitabile recessione globale.

 La fine del blocco dei licenziamenti, che certifica anche la fine definitiva di ogni illusione concertativa del sindacalismo complice che ha ottenuto la mera possibilità di un’estensione della cassa integrazione, segna l’ulteriore passaggio di tale piano padronale, evidenziando anche come il possibile ricorso a ipotesi riformiste e/o redistributive sia stato infatti affossato nelle secche di un sistema in crisi e in costante conflitto.

Lo sblocco ai licenziamenti è infatti un termine che sta già permettendo nuove delocalizzazioni e speculazioni per garantire la profittabilità dei capitali investiti e margini di profitto adeguati. Un termine che determinerà l’incremento della precarietà e del tasso di sfruttamento del lavoro. La saturazione dei mercati e l’introduzione di mezzi innovativi e competitivi nei processi produttivi, garantita anche dal Recovery Fund, porterà oggettivamente a una regressione di alcuni settori produttivi e a una riduzione della base occupazionale. L’introduzione di ciò non potrà che causare l’ulteriore incremento della guerra tra i “sommersi” e i “salvati” di questo piano, nel quale a perdere sarà solo l’intera classe.

Un piano che cercherà di attaccare e di demolire scientificamente ogni possibile opposizione impiegando e squadernando, in questo quadro di crisi, la repressione statale e padronale, gli arresti e le denunce, i fogli di via, il ricatto sul rinnovo dei permessi di soggiorno, fino all’omicidio.

Questa nuova fase ci impone quindi, come prima dicevamo, di essere elemento  propulsivo di una reale opposizione di classe. Riteniamo infatti che l’unica vera possibilità di battere il nemico sia quella di lavorare per la costruzione di un’alternativa di classe a questo sistema, che comprenda e attacchi i diversi piani e livelli strutturali e sovrastrutturali su cui si fonda e si riproduce il comando e il dominio di classe. Riteniamo sia giunta l’ora di attrezzarsi, su un piano teorico e organizzativo, per la definizione di una strategia che ponga il conflitto sul piano complessivo del potere e non solo sulla legittima e radicale vertenzialità per l’auspicabile miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita di quote di  proletariato.

Bisogna riuscire a generalizzare non solo l’ esperienza dello scontro politico sindacale davanti ai cancelli ma la nostra profonda convinzione collettiva che lo scontro è di prospettiva e di rottura anticapitalista, superando ogni miopia e ogni tradeunionismo perdente soprattutto per chi si candida a essere e anzi è già motore di un possibile e necessario movimento di classe.

Questo è già oggi, in nuce, oggettivamente nei fatti se pensiamo alla capacità già dimostrata di costruire relazioni, generalizzare le lotte esistenti, identificare obiettivi e temi di lotta comune. Ma ciò rischia di risultare asfittico e insufficiente sul lungo periodo se non riuscissimo ad allargare gli orizzonti del conflitto su un piano più esplicito e direttamente politico, nella comprensione che il capitalismo muta per la sua sopravvivenza, passando sulla frantumazione di ogni forma di solidarietà, affermando con la meritocrazia e il senso di precarietà permanente l’individualismo sfrenato che anni di egemonia culturale e ideologica hanno instillato nella classe.

Sta all’oggi comprendere come coniugare la rigidità in difesa del posto di lavoro con la rivendicazione di garanzie e stabilità per le fasce di maggior precarietà, con il diritto alla sopravvivenza e forme di salario garantito per gli espulsi dal ciclo produttivo, con l’eliminazione di ogni discriminazione di genere che penalizza la vita di milioni di donne in quanto tali oltre che l’essere lavoratrici e proletarie, con l’abbattimento di ogni barriera etnica  e contro il razzismo imperante, per la difesa della natura e di ogni ecosistema rapinato e devastato dalla voracità del capitalismo, per creare un immaginario, da far vivere in ogni vertenza e battaglia economica, di una società altra, antagonista all'attuale, quale unica risoluzione effettiva alle contraddizioni create dal modo di produzione capitalistico.

Un progetto di lotta anticapitalista che investa tutti i livelli, economico, politico, culturale, ambientale, da far vivere in ogni parola, in ogni atto politico, vertenza sindacale e sociale, che esprima l’incompatibilità di interessi e che operi per ribaltare il tavolo del potere.

Questi sono gli obiettivi dati e imposti dalla fase: la necessità di dare continuità all’allargamento delle relazioni all'interno della classe proiettandole in un futuro che modificherà in linea di tendenza i rapporti e le contraddizioni dell'organizzazione capitalistica del lavoro. Ciò, come detto, su posizioni chiare di classe, con determinazione e intelligenza, e con una proposta collettiva politica/sindacale/vertenziale ben legata e verificata nelle pratiche del conflitto. Crediamo importante sottolineare che questa strada, intrapresa e condivisa da molte situazioni di lotta, sia l’unica corretta. Passo dopo passo seguendo anche l’esempio delle lotte dei lavoratori della logistica organizzati nel SI Cobas, da sempre in prima fila e protagonisti di di lotte di avanguardia.

Crediamo che ora sia necessario accettare la sfida che questa ristrutturazione capitalistica ci pone lavorando per un’alternativa da costruire con umiltà e  dedizione, con un necessario sforzo teorico e con un enorme sforzo pratico da riversare nella concretezza delle lotte senza mai perdere di vista la prospettiva di classe.

 

Con Adil nel cuore.

 

I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria di Milano