
MILANO È PALESTINESE - 62° SABATO DI SOLIDARIETA'
SABATO 14 DICEMBRE contro la guerra imperialista, fermiamo il genocidio in Palestina e la pulizia etnica in Cisgiordania, NO allo stato di polizia - No al DDL 1660.
Tutte e tutti al corteo organizzato dalle associazioni palestinesi
concentramento ore 15,00 in PIAZZA LODI (M3 gialla)
con termine in piazza GABRIO ROSA - (50 metri M3 gialla Corvetto)

Palestina, Siria, guerra mondiale a pezzi
“Grande è la confusione sotto il cielo” questa famosa frase di Mao Tze Tung, fotografava una situazione positiva per la trasformazione rivoluzionaria in corso. Ora ci sembra, invece, utilizzabile per definire una situazione estremamente contraddittoria per la quale ci arrischiamo ad esporre un’interpretazione solo in termini generali. Non ci sentiamo quindi in grado di fornire un'interpretazione complessiva del ... colpo di stato? Dell'insurrezione armata? (tutto fuorché una rivoluzione popolare) delle forze jihadiste ed ex al qaediste in Siria ma quello di cui siamo certi è che l'imperialismo si sia tolto la maschera imponendo, con la forza delle armi, i suoi bisogni e priorità in medio Oriente all'interno dello scontro globale tra superpotenze imperialiste come terza guerra mondiale a pezzi. Rapporti di forza: possiamo racchiudere in queste due parole il vero significato che l'imperialismo nelle sue diverse forme attribuisce al cosiddetto "diritto internazionale".
Non siamo mai certamente stati "campisti" e cioè minimamente mai schierati con l'uno o l'altro dei diversi protagonisti della guerra economica e militare combattuta a pezzi a livello mondiale. Va quindi sottolineato il dato oggettivo e cioè che la precedente barbara cosiddetta "guerra civile" in Siria, con il contorno di almeno 500.000 vittime civili, una volta tacitate dai livelli brutali di repressione le larghe fette di popolazione che nei primi mesi si sono battute contro il regime di Bashar Assad su posizioni di rivendicazione sociale e una richiesta di democrazia, abbiamo assistito ancora una volta ad una guerra per procura tra i diversi blocchi di potere Usa-GB-UE con l'utilizzo di un vasto e spesso contraddittorio repertorio di formazioni combattenti tra cui alcune fondamentaliste uscite dall'esperienza di Al-Qaeda e in seguito dell' Stato Islamico in Iraq e dall'altra parte la Russia, governo siriano e Iran con il circondario di formazioni locali.
A partire da questa considerazione possiamo affermare che uno degli elementi chiave per interpretare quello che sta accadendo in Siria è comprendere la volontà di Usa e dello stato canaglia Israele di ridisegnare la cartina politico/geografica in Medio Oriente in base a rapporti di forza da determinare con le armi sul campo. Dopo aver devastato la Resistenza palestinese con un genocidio a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania, dopo aver enormemente ridotto la potenza militare di Hezbollah in Libano con il costo di migliaia vite umane e la pretesa di dare esplicite indicazioni sul prossimo possibile governo libanese, l'orizzonte dell’espansionismo militare Usa-israelosionista si è rivolto alla Sira in una proiezione verso l'Iran.
In meno di 15 giorni il regime del presidente Assad, privato dell'appoggio russo e iraniano, è caduto sotto i colpi dei jihadisti della banda terrorista HTS Heyet Tahrir al-Shams, ex membri di Al Qaeda, della quale hanno raccolto il testimone guidati dal fondatore di Al-Nusra (costola siriana dell’Isis) Ahmed al-Sharaah che nella veste di nuovo "statista" (anche lui ..) ha abbandonato il nome di battaglia di Al Jolani.
Se tutto questo fosse il risultato di un trasparente processo di liberazione popolare (magari laico e progressista) contro un regime certamente opprimente antiproletario e dittatoriale, staremmo ora tutte e tutti esultando per la grande vittoria di una resistenza di popolo. La verità è invece che questi cosiddetti "ribelli" (una definizione con un'accezione positiva sposata dai media in funzione anti-Assad) sono stati finanziati e armati direttamente dal governo del fascista-islamista del turco Erdogan, oltre che dai regimi rigidamente islamisti del Golfo Persico, ed etero gestiti da Usa e Israele in funzione antirussa ma soprattutto anti Iran. L'insurrezione in corso, al di là dei proclami "rassicuranti”, ci pare essere finalizzata ad una sostituzione di un potere dittatoriale, antipopolare e repressivo con un altro potere di cui oggi possiamo solo immaginare le traiettorie e di cui possiamo parlare solo per il suo passato di fondamentalismo e per le sue "amicizie" e condizionamenti interessati e per questo non possiamo certo gioire.
Se infatti il terrorista fascista Erdogan ha scatenato i suoi mercenari tagliagole contro la popolazione curda e in specifico contro la sua Resistenza armata (YPG) schierata a baluardo difensivo del progetto di un Kurdistan democratico ecologista e femminista, gli Stati Uniti e il suo alleato Israele, stanno coltivando e praticando la prospettiva di un grande stato ebraico/sionista in medio oriente in una proiezione anti Iran che risulta quindi essere il prossimo probabile obiettivo di questo "asse del male". Questo progetto di destabilizzazione dell'intera area, per poi prenderne il comando, congiungerebbe oggettivamente le aspirazioni imperialistiche di egemonia in Medio Oriente degli Stati Uniti con il grande sogno sionista di un impero del suprematismo ebraico con confini geografici e di influenza persino più ampi di quanto lo stesso assassino Netanyahu potesse immaginare.
Lo stesso tronfio Netanyahu, infatti, proclama: “... come promesso, stiamo trasformando il volto del Medio Oriente”, a uso e consumo del sionismo e dell'imperialismo statunitense, aggiungiamo noi. E infatti la bandiera dell'entità sionista Israele sventola sulle alture del Golan una volta siriane e ora occupate dalle canaglie in divisa dell'IDF.

Ma fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio e quindi, nella totale schifosa impunità e arroganza, il piccolo stato canaglia sionista sta occupando anche il versante siriano delle alture dele Golan e sta bombardando, con centinaia r centinaia di incursioni mirate, le navi da guerra della flotta siriana nel porto di Latakia e ogni altro insediamento e arsenale militare dell'ex esercito siriano per evitare che, nella contraddittorietà delle forze in campo, qualche arma possa in futuro essere usata contro israele.
Ribadiamo che ci stiamo inoltrando su un terreno ancora difficilmente interpretabile se non nei tratti primari perché la situazione che si è determinata è assolutamente contraddittoria sia per i solo ipotizzabili sviluppi che per gli enormi interessi in gioco a livello di scontro per l'egemonia globale dei grandi attori internazionali e non solo. Attori globali come gli Usa, la Russia che, impegnata in Ucraina con centinaia di migliaia di morti, ha dovuto fare un passo indietro trattando nel frattempo per mantenere le sue basi navali e aree in Siria e la Cina in una proiezione di posizionamento egemonico internazionale. Ma anche tanti attori locali come appunto l'Iran, l'ultima ammaccata gamba rimasta del cosiddetto asse della resistenza di cui prima parlavamo. e come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi - entrambe petromonarchie con sostanziali differenze - e anche il Qatar sede interessata di una negoziazione di un possibile cessate il fuoco, che non vedono l'ora di rimuovere e "pacificare" il "problema palestinese" e riprendere tranquillamente i loro luridi affari con Israele, ma anche i trasparenti sogni di democrazia popolare locale della popolazione Kurda che parla di unità e di collaborazione dei popoli della regione. Ed infine i palestinesi utilizzati come medaglietta, come ostaggio, come inumana carne da macello per l'espansionismo delle micro e macro-potenze.
Il progetto risultante di questo ribaltamento del regime Assad, inviso alle classi subordinate siriane per sua feroce repressione del dissenso e per le sue politiche liberiste che hanno saccheggiato le risorse fino all'impoverimento dell'80% della popolazione, potrebbe essere il drammatico frazionamento dell'unità territoriale siriana (divide et impera) in zone di interesse geo/politico/economico in mano ai diversi aggregati di potere locale siriano, diretti e sostenuti da interessi che non hanno nulla a che fare con il benessere e la prosperità del popolo siriano.
Per chiudere questo breve capitolo che richiederebbe molto più spazio per la disamina di tutte le molteplici variabili segnaliamo un elemento che riporta alla struttura economica come possibile fattore causale delle trasformazioni geopolitiche in corso.

Questo grafico raffigura le direttrici dei 3 gasdotti che dovrebbero attraversare il Medio Oriente per soddisfare la fame di energia del vecchio continente. Il Nabucco ipotizzato dall'Azerbaigian all'Austria, poi accantonato per farlo invece approdare direttamente in Italia (il famoso Tap - Trans Adriatic pipeline) ma non sufficiente al fabbisogno. Il Qatar-Turkey Pipeline che dovrebbe passare dalla Siria, dalla Turchia e dalla Bulgaria prima di arrivare in Europa. La Siria di Assad si è sempre opposta a quest'ultima realizzazione puntando invece sull'Islamic Pipeline che, passando per l'Iran e la Siria, ne rafforzerebbe le posizioni tagliando fuori la Turchia. Il Qatar-Turkey Pipeline e l'Islamic Pipeline sarebbero, quindi, oggettivamente in competizione tra loro per l'integrazione di risorse energetiche al continente europeo impoverito dalla guerra in Ucraina e deciso a sostituire le risorse fornite dalla Russia fino a prima della guerra.
Come queste cause strutturali con riflessi internazionali possano configurare e condizionare il futuro prossimo del popolo siriano non siamo in grado di decifrarlo. Ci accontentiamo, per ora, di leggere con estremo interesse le formali dichiarazioni delle forze della resistenza Palestinese e Kurda che augurano al popolo siriano di arrivare alla definizione di un'integra unità territoriale siriana composta e partecipata da tutte le etnie e libera da ingerenze a fianco del popolo palestinese. Attendiamo i prossimi sviluppi ma, nel frattempo, denunciamo la vergognosa e criminale presa di posizione della in"civile" Europa e dell'Italia che, con l'accendersi di questa nuova fiammata di guerra in Siria, non trovano di meglio che chiudere la porta ad ogni accesso di profughi provenienti dalla Siria diventata evidentemente ormai un "paese sicuro" in cui poter ricacciare le centinaia di migliaia di famiglie scappate dalla guerra.
A fianco del popolo Kurdo e Palestinese.
PALESTINA LIBERA STOP GENOCIDE!

Mentre arrivano voci di trattative per un necessario cessate il fuoco, il criminale terrorista Netanyahu continua lo scempio pianificato di vite umane a Gaza perseguendo la Soluzione Finale. Con le stragi di ieri e oggi è stata ben oltrepassata la cifra di oltre 150.000 tra morti e feriti, potendo calcolare solo quelli che sono potuti arrivare smembrati negli ospedali ancora in precaria funzione. L'IDF "l'esercito più morale del mondo" si è dedicato alla scientifica distruzione di 4 su 5 pompe per l'estrazione dell'acqua a Gaza city dopo aver completamente distrutto da tempo l'impianto fognario con la formazione di zone di contaminazione tra le diverse acque, potabili e reflue. Per quanto riguarda la Cisgiordania, il nazi sionista ministro delle finanze israeliano Smotrich ha proclamato la confisca di altri 2400 ettari di terra palestinese dichiarando che questo ulteriore lembo di terra palestinese sottratto con la violenza e il terrorismo di coloni fondamentalisti spalleggiati dall'esercito è ufficialmente "terra israeliana". E tutta questa disumana carneficina continuerà e anzi aumenterà fino a quando il mondo intero avrà la responsabilità di essere stato complice o aver taciuto davanti al fatto compiuto di una Palestina senza palestinesi.
Il popolo palestinese sta attraversando un momento di orribile e inimmaginabile sofferenza per il genocidio, la pulizia etnica, lo sterminio per fame e sete di decine di migliaia di donne, uomini, bambine e bambini. Il compito di tutte e tutti è quello di farci carico della responsabilità di far sentire le loro voci di rabbia e dolore attraverso le nostre e con la partecipazione alle iniziative a sostegno del popolo palestinese e della sua Resistenza
Sabato tutte e tutti ancora in piazza per la 62esima mobilitazione! Per non lasciare solo il popolo palestinese!
Per una Palestina libera dal sionismo dal fiume fino al mare!
PER UN CESSATE IL FUOCO MMEDIATO E DURATURO!
PER LO SCAMBIO DI PRIGIONIERI TUTTE E TUTTI PER TUTTE E TUTTI
PER IL DIRITTO ALL'ESISTENZA, ALLA RESISTENZA
AL RITORNO DEI PROFUGHI E ALLA LIBERA AUTODETERMINAZIONE
DEL POPOLO PALESTINESE!
Con la Palestina nel cuore!