SABATO 26 OTTOBRE ancora tutte e tutti in piazza
55° sabato di mobilitazione in solidarietà del popolo palestinese.
ore 15 Stazione Centrale Milano
- PER FERMARE IL GENOCIDIO
- PER FERMARE LA GUERRA
- PER FERMARE LA MANO ASSASSINA DI OGNI IMPERIALISMO CHE SCATENA GUERRE NEL MONDO.
- PER FERMARE LA MANO GENOCIDA E TERRORISTA DELL'ENTITA' SIONISTA CHIAMATA ISRAELE.
È caduta una volta per tutte ogni sfacciata e strumentale giustificazione del genocidio come conseguenza non voluta della "guerra al terrorismo". In base all'assunto che ci hanno sempre propinato, l'orrore disumano in corso nell'intera Palestina viene "giustificato" e definito come espressione legittima del "diritto alla difesa" dell'entità sionista-Israele a caccia di terroristi dopo il 7 ottobre.
La verità storica quotidianamente e oggettivamente sotto gli occhi di tutte e tutti, ci ha invece drammaticamente parlato di un GENOCIDIO con il contorno di azioni terroristiche al di fuori di ogni convenzione internazionale (è sempre bene ricordarlo ai ciechi apologeti della legalità internazionale da sempre invece usata come arma per colpire i nemici del blocco imperialista occidentale).
Azioni terroristiche, ancora compiute contro ogni "diritto internazionale", in diversi paesi dell'area e mirate all'assassinio di molti dirigenti della resistenza palestinese come Ismail Haniyeh e Yahya Sinwar diventati ormai martiri e bandiera di Resistenza per il popolo palestinese e per tutte le altre organizzazioni combattenti.
La campagna mediatica a sostegno dello stato sionista è ora imbarazzata perché, dopo aver continuato per mesi a giustificare ogni azione criminale dello stato sionista fino al genocidio palestinese derubricato in "esagerazione" alla ricerca di "sicurezza", non sa cosa inventare perché è sempre più palese che il diritto all'autodifesa " di Israele non fosse altro che il paravento per il progetto sionista di realizzazione della più disumana e ignobile sostituzione etnica dall' Olocausto ad oggi.
UNA SOSTITUZIONE ETNICA PRATICATA CON IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE.
I nostri media in mala fede hanno dedotto che assassinando e profanando la salma di Sinwar si fosse aperta un'opzione per la pace in terra di Palestina, qualsiasi significato vogliano costoro attribuire alla parola pace.
Invece l'autoproclamato "stato ebraico" nella sua accezione suprematista. non ha mai voluto e non vuole ora la pace ma, al contrario, ha lanciato una nuova criminale offensiva militare contro la popolazione civile palestinese.
Lasciamo parlare "Pagine Esteri”: La situazione nel nord di Gaza resta drammatica. Gli abitanti riferiscono che le forze israeliane hanno rafforzato l’assedio di Jabalia, il più grande degli otto campi profughi della Striscia, inviando altri carri armati nelle città vicine di Beit Hannoun e Beit lathiya e impartendo ordini di un'evacuazione immediata ai residenti. I soldati inoltre hanno fatto irruzione in diversi rifugi che ospitano famiglie sfollate dove hanno arrestato e portato via decine di uomini. Filmati postati sui social mostrano decine di palestinesi seduti a terra accanto a un carro armato, mentre altri vengono condotti da un soldato in un altro luogo. Gli ospedali Kamal Adwan, Al Awda e Indonesiano, sono sempre circondati e ciò impedisce, denunciano le autorità sanitarie, l’ingresso di medicinali e rifornimenti alimentari. I dirigenti degli ospedali hanno rifiutato l’ordine dell’esercito israeliano di evacuare per non lasciare i pazienti, molti dei quali in condizioni critiche, senza cure. “Gli ospedali nel nord di Gaza soffrono di una grave carenza di forniture mediche e sono sopraffatti dal numero delle vittime”, avverte Hussam Abu Safiya, direttore del Kamal Adwan "Stiamo cercando di decidere chi tra i feriti dobbiamo assistere per primo, e molti sono morti perché non siamo riusciti a prenderci cura di loro".
Bombe, stragi e deportazioni di massa, altro che pace. Contemporaneamente, il 21 ottobre, molte centinaia di coloni hanno piantato le loro tende a nord di Gaza, come prefigurazione ei prossimi insediamenti in terra palestinese per un incontro di 2 giorni dal titolo "Prepararsi al reinsediamento a Gaza". La loro leader Daniela Weiss, acclamata dai ministri del governo Netanyahu, aveva precedentemente dichiarato: "Via tutti i palestinesi, vogliamo una Gaza ebraica.
La realtà è drammatica fino all’inimmaginabile: dal 30 settembre non entra più alcun aiuto umanitario soprattutto nella zona nord di Gaza concretizzando quanto asseriva il ministro della difesa Gallant "stiamo combattendo degli animali umani e ci comporteremo di conseguenza". D’altra parte, è emerso negli ultimi giorni il famigerato "piano dei generali", la soluzione finale che Netanyahu sta prendendo ufficialmente in considerazione, basato sullo sterminio per fame, sull'evacuazione forzata, e sull'uso della forza militare in senso genocidario per risolvere una volta per tutte la questione palestinese.
È il nostro 55° appello alla partecipazione ed è chiara, senza doverci ripetere, la nostra posizione di denuncia del piano inclinato verso una guerra globale come strumento per "risolvere", sulla pelle dell'intera umanità, la crisi economica provocata dal modo di produzione capitalistico e il conseguente conflitto tra interessi economici e gli egemonismi contrapposti dei diversi blocchi imperialistici. È' altresì chiaro come questa tendenza alla guerra stia oggettivamente trasformando le diverse in economie nazionali sempre più in "economie di guerra" con un aumento esponenziale delle spese in armamenti e con investimenti statali multimiliardari nel comparto industriale bellico diventato strategico per il sostegno del P.I.L. come esplicitamente enunciato dalla "strategia Draghi" adottata dal governo Meloni.
UN INVITO AI/ALLE NOSTR@ COMPAGN@ DI STRADA
Questo piano complessivo di ristrutturazione e questo clima repressivo dovrebbero suggerirci, se non costringerci, ad una riflessione e un rilancio di processi collettivi di ricomposizione che ancora purtroppo non vediamo in maniera compiuta. Lo stesso DDL 1660, uno strumento palesemente liberticida definito per combattere ogni processo di ribellione ai costi della crisi pagata dalle classi subalterne, non riesce ancora a spingere complessivamente il mondo dell'opposizione di classe verso un piano di "autodifesa collettiva" definendo un'agenda condivisa necessaria per diventare tutte e tutti noi interpreti di una protesta di massa e di classe al governo Meloni. Un'iniziativa che non si contrapponga con i paraocchi "contro la repressione" ma che sia in grado coniugarla con un agire collettivo nelle contraddizioni primarie - lavoro, sanità, casa, scuola, difesa dei territori, ambiente - che il governo vuole addomesticare. Un governo che sta scardinando dall'interno la stessa democrazia parlamentare e lo stesso cosiddetto "stato di diritto” per poter adottare strumenti repressivi sempre più limitanti delle libertà individuali e associative quasi da legislazioni di guerra.
Sta a noi, a tutte le soggettività politiche, sociali e sindacali raccogliere questa sfida repressiva anche cogliendo le contraddizioni che stanno emergendo in grandi settori di massa ancora sotto l'egemonia del pseudo riformismo del centro sinistra. Sta a noi non abiurare mai dall'indicazione di unità d'azione che ci arriva dalla resistenza palestinese. Mai e in nessun modo evidenziare contraddizioni e diversità se non nella legittima diversità della proposta politica. Mai cedere alla tentazione di ritagliare un piccolo e inutile spazio di visibilità per la propria opzione politica se non all'interno di un confronto corretto e trasparente.
Il” tocca uno tocca tutti” che abbiamo imparato in più di un decennio di lotte davanti ai cancelli della logistica vale anche per il movimento di solidarietà al popolo palestinese e per la sua Resistenza. Se la repressione colpisce e criminalizza un protagonista della solidarietà colpisce tutte e tutti noi e va alzato un muro che opponga loro i nostri collettivi valori di solidarietà internazionalista. Anche in questo caso senza farci chiudere nel ghetto della marginalità e sapendo cogliere le contraddizioni che si sono aperte in aree di massa normalmente a noi non affini ma oggi colpite dalla violenza genocida.
Raccogliamo questa sfida.
- PER FERMARE OGNI GUERRA IMPERIALISTA
- PER FERMARE IL GENOCIDIO IN PALESTINA
- PER UN CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO E DURATURO
- PER BLOCCARE L'INVIO DI ARMI AD ISRAELE
Per sostenere il diritto all'esistenza, alla resistenza, al ritorno dei profughi e il diritto alla libera autodeterminazione del popolo Palestinese.
Sabato 26/11 corteo con concentramento ore 15,00 alla Stazione Centrale
Segnaliamo un appuntamento importante: Samah Jabr torna per un nuovo giro in Italia
CONTINUA LA RACCOLTA FONDI PER GAZA
Care compagne e compagni, amiche e amici, solidali con il popolo Palestinese, come già avevamo anticipato la gravità della situazione a Gaza e ora in Libano e in Cisgiordania, rende all’oggi impraticabile la ricostruzione dell'Asilo Vittorio Arrigoni distrutto dalle bombe sioniste. I contributi raccolti sono stati quindi inviati con successo all’organizzazione Al Ard (“la terra” in lingua araba) che sostiene lo sviluppo e l’emancipazione degli agricoltori palestinesi costretti all’occupazione israeliana e al conseguente e costante furto di terra, risorse e acqua. L’indicazione di inviare a loro quanto raccolto ci è stata data dagli organizzatori dell'Asilo e dai compagni e dalle compagne dell'organizzazione sindacale Union of Agricultural Work Committees - UAWC - a cui si rivolgono migliaia di famiglie nella loro lotta quotidiana per la sopravvivenza. Ora non possiamo che CONTINUARE LA RACCOLTA FONDI da inviare in Palestina per contribuire per quanto possibile alla speranza di sopravvivenza di un intero popolo. Rendiconteremo l'invio dei fondi volta per volta con la scontata e ovvia massima trasparenza.
LA RACCOLTA NON SI FERMA E OGNI PICCOLO CONTRIBUTO E' ESSENZIALE
CONTINUA LA CAMPAGNA DI RACCOLTA FONDI!
Sul sito https://www.ricostruiamoasilovik.it/ è indicato l'iban sul quale effettuare i versamenti e il resoconto completo e aggiornato dei contributi ricevuti. Ricordatevi di indicare oltre alla causale se si vuole la pubblicazione del proprio nome. Facciamo tutte e tutti uno sforzo piccolo o grande che sia!
Facciamo sentire tutta la nostra solidarietà al popolo palestinese!