CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA!
PER FERMARE IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE E L'INVASIONE DEL LIBANO. PER AFFERMARE LA NOSTRA SOLIDARIETA' AL POPOLO PALESTINESE E ALLA SUA RESISTENZA
PER FERMARE E L'AGGRESSIONE ALLA POPOLAZIONE CURDA E SIRIANA DEI TAGLIAGOLE MERCENARI ALQAEDISTI AL SERVIZIO DI USA ISRAELE E TURCHIA
NO ALLO STATO DI POLIZIA! NO ALLA REPRESSIONE DEL DISSENSO - NO AL DDL 1660!
CORTEO a Milano 7 DICEMBRE
concentramento ore 15,00 in Porta Venezia
TUTTE E TUTTI NELLO SPEZZONE PALESTINESE!
Sabato 7 dicembre invitiamo tutte e tutti a partecipare per la 61° volta allo SPEZZONE PALESTINESE all'interno di una mobilitazione più ampia contro la guerra, la repressione e contro il decreto liberticida 166
PALESTINA LIBERA DAL FIUME AL MARE!!
Parlare del genocidio del popolo palestinese da 61 sabati è diventato quasi insopportabile, ci fa sanguinare il cuore e ci riempie di continua rabbia per l'enormità di quanto sta accadendo nel silenzio ignobile di molti e la complicità delle "grandi democrazie occidentali".
Il numero dei morti accertati al 4 dicembre, sfiora le 45.000 unità di cui circa il 50% bambini e stiamo riportando numeri assolutamente parziali del massacro più grande di popolazione civile dal dopo guerra. Il piccolo bastardo stato canaglia, l’entità sionista Israele, insieme al grande protettore criminale USA, ha pianificato e sta praticando scientificamente il genocidio palestinese a Gaza e la pulizia etnica in Cisgiordania con il progressivo furto di terre e l’imposizione di nuovi insediamenti colonici ma non solo.
Il racconto dell'orrore vissuto dai palestinesi si allunga quotidianamente.
È di questi giorni la conferma che 70.000 palestinesi nella zona nord di Gaza siano da 2 mesi senza accesso a cibo o acqua pulita dopo lo sgombero forzato di altre 150.000 donne, uomini, bambine e bambini dal nord di Gaza che i sionisti vorrebbero definitivamente "ripulita" dalla presenza palestinese.
Nel frattempo, la banda terrorista dell’IDF ha demolito più di 600 edifici per allargare il corridoio Netzarim che taglia in due Gaza, come da progetto sionista, incrementando la presenza di postazioni militari fisse sul suolo palestinese.
Testimonianze riferiscono di una nuova strage del pane a Nuseirat con il bombardamento della popolazione civile in attesa della distribuzione di cibo e di un altro bombardamento con il conseguente incendio di un accampamento di povere tende di sfollati ad Al bureij e ancora orribili massacri a Khan Yumis e Yabalia.
Il "Centro d'informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati" B'Tselem denuncia al mondo i rastrellamenti, gli arresti, le violenze e le torture arbitrarie inflitte dall'esercito israeliano alla popolazione civile a Hebron come in tutta la Cisgiordania.
Ma tutto questo rappresenta solo una goccia dell'orrore dell'olocausto palestinese per mano del sionismo suprematismo ebraico colonialista.
Parlare di Palestina vuole dire anche provare a comprendere il contesto che ne permette l'annientamento, vuol dire provare a capire le strategie del nemico per la costruzione di una "superpotenza ebraica", il perverso sogno sionista, che gestisca, come longa manu dell'imperialismo Usa, l'intero medio-oriente. E la variabile Trump sta accelerando l'escalation di guerra in questa direzione.
La nuova aggressione dei mercenari jihadisti in Siria non è infatti un fatto casuale. L'accensione di un nuovo conflitto destabilizzante dell'area mediorientale è, sinteticamente, utile agli Usa per indebolire la Russia e alla Turchia per "ripulire" i territori oltre confine dalla presenza della popolazione e della Resistenza Curda sulla quale si sta riversando il repertorio di odio, di violenza, di stupri e rapimenti di donne da parte dei bastardi mercenari fondamentalisti per vendicarsi della lezione impartita dalle YPG - le forze armate Curde- e in specifico dalle eroiche combattenti curde, alle orde di tagliagole di stupratori fascisti suprematisti islamici dell'Isis che rappresentano l'altra faccia della medaglia del suprematismo ebraico sionista.
Ma far saltare la già precaria "stabilità" nell'area medio-orientale a partire dal governo siriano, vicino a Hezbollah e alleato dell’Iran, permette un diretto coinvolgimento di quest'ultima come obiettivo primario per gli assassini del governo Netanyahu a capo dell'entità sionista Israele che ha sempre messo Teheran nel suo mirino. L'escalation di guerra è quindi già in atto con esiti, ancora una volta, imprevedibili e mette in secondo piano il genocidio palestinese che, nella strategia israelo-statunitense, deve essere silenziato e rimanere sottotraccia fino a che si arriverà al fatto compiuto di una Palestina senza più palestinesi.
Ma il Sumud del popolo palestinese, la sua Resistenza non lo renderanno possibile con l'aiuto della nostra solidarietà schierata senza condizioni a fianco sempre del popolo palestinese, per un sogno di pace e di libertà senza più colonizzazione sionista in una terra che si chiamava Palestina, si chiama Palestina, si chiamerà Palestina.
Una Palestina, libera dal fiume al mare, abitata dai palestinesi di ogni religione essi professino o non professino, atei, ebrei, musulmani, cristiani con Gerusalemme come capitale.
PER IL DIRITTO ALL'ESISTENZA,
ALLA RESISTENZA,
AL RITORNO DEI PROFUGHI
ALLA LIBERA AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE!!
Ma parlare di Palestina vuol dire provare a collocare il genocidio palestinese in un quadro generale indispensabile da decifrare per comprendere il presente e in che prospettiva porsi.
Proviamo a presentarne un'estrema sintesi: l'ormai evidente tendenza alla guerra è prodotta, in estrema sintesi, dalla concorrenza internazionale per l'egemonia sui diversi mercati mondiali e sulle risorse energetiche di diversa natura.
Questa caratteristica dell'imperialismo mondiale, nelle sue diverse forme, è frutto di una crisi globale del sistema di produzione capitalistico basato sullo sfruttamento di miliardi di donne e uomini delle classi subalterne e sulla devastazione criminale del ciclo ecologico con il saccheggio selvaggio delle risorse del pianeta.
La tendenza alla guerra produce via via una trasformazione del sistema economico dei diversi stati in un'economia sempre più sbilanciata nella direzione di investimenti miliardari verso il comparto militare.
Questa nuova riedizione del keynesismo di guerra sembra ormai aver piantato solide basi nel continente europeo : le diverse joint venture tra paesi europei nella produzione di aerei da guerra e carri armati come dato sostanziale per un aumento del PIL, la proiezione dichiaratamente bellicista e guerrafondaia della commissione europea diretta dalla Von der Layen, il progressivo e costosissimo ammodernamento dell' apparato militare italiano diretto da Crosetto unito alla richiesta di scorporare le spese militari dal rapporto deficit/Pil sono chiari sintomi oggettivi della direzione presa.
L'aumento vertiginoso del valore in borsa delle azioni delle aziende direttamente o indirettamente collegate al comparto bellico ne sono chiara testimonianza.
Sia la guerra in corso tra il blocco imperialista occidentale-Nato e la Russia, combattuta sul suolo ucraino, che la direzione intrapresa verso un'economia di guerra stanno producendo una sostanziale trasformazione della stessa forma stato. Se infatti la "struttura economica" modifica le sue esigenze, la "sovrastruttura stato" si deve accordare e modificarsi in questa direzione. Uno stato " con la schiena dritta" ... "pronto alla guerra" ha bisogno di un decisionismo da ottenersi con la trasformazione in senso sempre più autoritario delle istituzioni con il superamento dello "stato di diritto" e con riforme in senso presidenzialista o comunque di accentramento del potere. Uno stato "pronto alla guerra" ha bisogno di un governo che interpreti questa nuova fase e nessuno meglio degli eredi del ventennio fascista può assumersi queste nuove responsabilità.
Attenzione, non parliamo di una riedizione del ventennio fascista, comunque caro al ceto militante di Fratelli d'Italia a cui ormai strizza l'occhio la quasi totalità della maggioranza di governo. Si tratta di una società autoritaria e gerarchizzata inchinata agli interessi del capitale e sostenuta ideologicamente e pseudo-culturalmente da disvalori sostenuti da campagne di stampa come l'onore del servire e morire per la patria, il militarismo, il razzismo l'omolesbobitransfobia, la paura e l'odio per ciò che non è contemplato nella pomposa retorica della tradizione dei "valori della nazione" incarnati dall'assioma fascista "DIO PATRIA FAMIGLIA".
Stiamo ovviamente sintetizzando e tagliando a fette ma questo processo di irreggimentazione e militarizzazione della società è già in uno stato molto avanzato e ci dimostra l’orrore in cui le "democrazie" capitalistiche occidentali ci stanno sprofondando con il disvelarsi della loro anima più nera e il baratro bellico e distruttivo verso il quale ci stanno conducendo.
Il DDL fascista e liberticida 1660 è un passaggio centrale di questo processo di trasformazione autoritaria contro il quale va costruita ogni forma allargata di opposizione. Non si tratta solo di una nuova e articolata legislazione repressiva come componente naturale e intrinseca al dominio del capitale, ma di un attacco sostanziale al diritto di espressione del dissenso per combattere le forme del conflitto che la stessa lotta di classe, nella sua complessiva accezione, utilizza per difendere i diritti degli sfruttati e rilanciare una possibile trasformazione rivoluzionaria della società.
Se questo è il presupposto ne consegue che l'elemento centrale non è una "banale" (passateci l'espressione riduttiva) lotta alla repressione, ma la capacità e lo sforzo di coinvolgimento di ogni settore di classe e di larghi strati di dissenso in uno sforzo di convergenza e ricomposizione a partire dai bisogni materiali che determinano le diverse lotte oggetto della repressione. In una prospettiva di resistenza alla trasformazione autoritaria non solo dei "pezzi" più avanzati del conflitto ma con una generalizzazione di questa ai soggetti sociali possibili motori della trasformazione.