Non c'è pace per i popoli del medio/vicino oriente.
Ancora una volta le popolazioni della regione vengono attaccate e bombardate da quello che possiamo chiamare un nuovo sviluppo della guerra imperialista e di conquista che non smette di mietere vittime e di creare profughi in quell'area così importante dal punto di vista geopolitico. E nuovamente vengono colpiti i curdi che tanto hanno dato e resistito.
Il salto di qualità è ora dato dall’intervento diretto di una delle forze maggiori dell’area e ancora membro della Nato. La Turchia, che in questi anni ha sfiorato il conflitto utilizzando e manovrando con spregiudicatezza anche per il proprio tornaconto le pedine jihadiste, dall'8 ottobre è entrata a pieno titolo nello scontro e nella indiscriminata distruzione di popoli e territori.
La motivazione addotta per l’intervento dell'esercito turco è una falsa e pretestuosa “lotta al terrorismo” (sic): in realtà, è il tentativo di annichilire un popolo che attraverso il suo esempio ha messo in campo una forza militare e ideale capace di fermare l'Isis e i suoi massacri e di creare al contempo una resistenza capace di difendere le minoranze e di porre come base di governo la giustizia sociale.
La vera motivazione dell'invasione però la si ritrova in tutt'altro.
Fds controlla infatti una importante fetta di territorio in Siria e la creazione, da parte dell’esercito turco, di una zona cuscinetto (applicando la prassi espansionistica tanto cara ai sionisti) ha evidentemente lo scopo, tra gli altri, di arrivare a controllare direttamente le vie commerciali che portano al petrolio.
Una guerra utile per rafforzare il potere di Erdogan e ricompattare i suoi sostenitori, per evitare il pericolo di un rafforzamento politico dei curdi turchi e porsi quale nuovo protagonista anche in funzione anti Iran.
Quello che sta accadendo, ancora una volta, è una pulizia e sostituzione etnica nel nord della Siria, utile al regime di Erdogan per potersi liberare dei milioni di profughi arrivati in Turchia, allocandovi altresì una popolazione fedele agli interessi del governo turco, al suo retroterra culturale e alle proprie mire geopolitiche.
Erdogan è consapevole di poter sfruttare un frangente unico, una situazione geopolitica in continua evoluzione ma favorevole quantomeno nel breve periodo. La Turchia è ancora utile negli assetti geopolitici dell’area per quella NATO sempre più svuotata dal disimpegno americano e da equilibri multipolari con nuovi attori che disegnano contorni di alleanze inedite e lasciano spazi ai singoli nazionalismi; utile quale interlocutrice per la Russia (sempre più protagonista quale potenza mediatrice e che si sta schierando, anche militarmente, unitamente all’esercito di Assad) da cui ha recentemente acquistato, in barba all’allenza atlantica, un sofisticato sistema antimissile e da cui si approvvigiona, da decenni, di gas naturale; utile quale barriera ben remunerata nei confronti dei profughi in medio oriente per un’Unione Europea debole in chiave imperialista e sbeffeggiata dal “sultano”. Un’Unione imbelle, nel quale i paesi membri, Italia tra questi, chiacchiera di un sostegno al Rojava contestando la legittimità dell’aggressione turca, mentre un proprio contingente è presente in loco con una missione NATO a difesa “dal terrorismo” dell’ancora alleato turco, senza il coraggio politico di porre in atto delle reali ed incisive decisioni che potrebbero mettere in difficoltà la Turchia. Ma gli interessi economici delle borghesie nazionali e del capitalismo europeo sono innumerevoli e ben radicati nella penisola anatolica: dalle numerose società ivi delocalizzate ai numerosi crediti detenuti dalle banche europee nei confronti di aziende turche e agli scambi commerciali.
In questo contesto il popolo curdo al momento si difende eroicamente e con determinazione all'attacco. I civili partecipano a questa battaglia impari ponendosi come scudi umani ma si contano già a migliaia le vittime e le persone in fuga. E’ innegabile che per sopravvivere ai tentativi di sterminio lo FDS aveva operate alleanze tattiche scomode ma ritenute necessarie dalla direzione della propria resistenza. Il “via libera” dato da Trump alle operazioni di invasione turca porta nuove difficoltà al popolo curdo. Un popolo che aveva resistito a Kobane contro Daesh riproponendo agli occhi e all'immaginario di molti la vittoria di Stalingrado contro i nazisti. E che nella precarietà del conflitto siriano era riuscito a sperimentare un modello di società alternativa, progressista e antagonista alla barbarie e alla frammentazione/balcanizzazione voluta pressoché da tutte le forze imperialiste in campo.
E mentre l’esercito regolare siriano, in base ai nuovi assetti, arriva nel nord della Siria a contrastare quello che è comunque una ignobile invasione del territorio siriano, salvato e ricostruito dalle forze politiche curde, i combattenti dell'Isis e delle forze jihadiste riprendono vigore liberati dalle prigioni dall’amico e alleato Erdogan per contribuire alla costruzione di una nuova entità fascista basata sul fanatismo religioso.
La popolazione della Siria del nord è consapevole che Assad, nuovo necessitato alleato, contrasterà l’aspirazione dei curdi di mantenere un proprio territorio in un’ottica di libertà e giustizia sociale. Anche contro tutto ciò le forze curde resistono. E insieme ai popoli della regione devono affrontare una nuova e pericolosa sfida.
Resisteranno e ricominceranno perché sono i popoli e le loro lotte di emancipazione e resistenza a scrivere la storia.
In questa chiave sono importanti le mobilitazioni a sostegno e in solidarietà al popolo curdo, che devono essere continue e ovunque ponendo contrasto al contempo alle mire imperialiste nella regione e, in particolare, alla reale organizzazione terroristica con un un nome chiaro: la NATO. Perché dobbiamo pensare a modelli di società nuovi e al rilancio dell’internazionalismo proletario, rivoluzionario e di classe, contro l’imperialismo e per la costruzione di una società di liberi e uguali basata sulla giustizia sociale e non sul profitto, reale movente delle guerre capitalistiche.
A fianco del popolo Curdo che resiste!
I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria