
L'ULTIMO GIORNO D'OCCUPAZIONE SARA' IL PRIMO GIORNO DI PACE - Marwan Barghouti -
Milano - 70° SABATO DI MOBILITAZIONE A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E DELLA SUA RESISTENZA
PER UNA PALESTINA LIBERA DALL'OCCUPAZIONE COLONIALE SIONISTA
Partecipiamo tutte e tutti al CORTEO
organizzato dalle associazioni palestinesi
SABATO 8 FEBBRAIO
partenza ore 15 Porta Venezia
con termine alla Stazione Centrale

Il "CESSATE IL FUOCO È SOLO L'INIZIO"!!
Che nessuno si illuda. Che nessuna pensi di potersi girare da un'altra parte. Che nessuno o nessuna creda, per acquietare la propria coscienza, che sia tutto risolto e che ci sia finalmente pace nella terra martoriata di Palestina. Il popolo palestinese non va lasciato solo perché il cessate il fuoco è certamente qualcosa di fondamentale per garantire il diritto alla vita, ma non basta perché è solo il primo passo indispensabile ma non sufficiente nel processo di liberazione dalla colonizzazione sionista e verso la libera autodeterminazione come legittima aspirazione del popolo palestinese.
Gaza è distrutta, devastata, violentata, inquinata, impregnata del sangue dei 180.000 tra morti, feriti e dispersi, ma l'entità sionista Israele non ha vinto perché non ha annientato il SUMUD, lo spirito e la Resistenza di popolo e non ha strappato al popolo palestinese il suo grande sogno di una Palestina Libera. Ogni combattente martire è stato rimpiazzato dalla generosità del popolo palestinese e la sua bandiera ancora sventola nella striscia di Gaza. L'entità sionista israele ha invece ulteriormente perso la faccia perché è stata costretta ad uno scambio che, sotto gli occhi del mondo, ha dimostrato la diversità di trattamento disumano riservato alle migliaia di prigionieri palestinesi nelle mani degli aguzzini sionisti a differenza delle migliori condizioni possibili in cui hanno vissuto i prigionieri israeliani nonostante le bombe Usa dell'aviazione israeliana che in 16 mesi di distruzione hanno raso al suolo Gaza.
Israele non ha vinto Gaza, ma la Palestina è ancora sotto occupazione ed è ancora stretta nella morsa del colonialismo suprematista israeliano.
Mentre a nord l'espansione territoriale sionista in Siria sta diventando definitiva rendendo stabili gli insediamenti dei coloni, le città e i campi profughi di Jenin e Tulkarem vengono bombardati dall'aviazione israeliana dopo che l'operazione militare "Muro di ferro" ha distrutto, con esplosivi e ruspe, le infrastrutture civili spaccando le strade per rendere inutilizzabili le reti idriche e fognarie e rendere così invivibile il territorio. L'obiettivo è chiaro, costringere all'esodo forzato, ad una nuova Nakba i palestinesi della Cisgiordania.
Sempre in Cisgiordania, nel villaggio palestinese di Turmus vicino a Nablus, durante una razzia di coloni protetti dall'esercito dell'entità sionista Israele, sono stati strappati 5000 degli 8000 alberi di ulivo piantati da poco dai contadini palestinesi proprio come segnale della volontà a rimanere, resistere e non farsi scacciare dalla loro terra. A Gerusalemme una banda di coloni ebrei sionisti ha assaltato la sede dell’Urnwa, l'agenzia delle nazioni Unite per i rifugiati e i profughi, dopo che il governo occupante del nazi-sionista Netanyahu l'aveva bandita con l'invito perentorio di lasciare il "suolo israeliano". La relatrice speciale dell'Onu nella sua relazione sulla violenza sulle donne palestinesi conferma che "gli attacchi di israele contro le donne palestinesi fanno parte di una strategia di genocidio sistematico". La Resistenza palestinese, inascoltata, sta inoltre denunciando con forza che l'entità sionista israele sta ostacolando l'ingresso degli aiuti umanitari e di mezzi per la rimozione di macerie per facilitare la circolazione di mezzi come previsto dall'accordo per il cessate il fuoco.
Crimini dopo crimini compiuti dagli assassini genocidari ma il senso di impotenza e di frustrazione causato dalla sconfitta sionista a Gaza, (sperando non sia solo temporanea) è tale che la furia dell'IDF contro la popolazione palestinese di Gaza si sta infatti ora spostando in Cisgiordania la cui progressiva annessione sarà, crediamo, purtroppo oggetto del confronto tra i due grandi criminali Trump e Netanyahu.

Il primo criminale (Trump) spera di apparecchiare una buona soluzione per l'amico terrorista (e per sé), provando ad imporre la deportazione di milioni di palestinesi fuori dalla Palestina per farne una nuova "Costa Azzurra”, ricevendo invece un netto di rifiuto per una soluzione ritenuta "esagerata" persino per i governi corrotti dei paesi arabi limitrofi. L'altro, il sionista assassino Netanyahu, "rincorso" tra l'altro da un mandato di cattura internazionale da parte della Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità, è arrivato a Washington alla corte del "nuovo imperatore" per chiedere mano libera in Cisgiordania come contraltare del "Cessate il Fuoco" a Gaza e a spingere per poter almeno continuare l'eliminazione fisica degli uomini e delle donne della Resistenza palestinese.
La fame di profitto dell'imperialismo e la violenza del colonialismo suprematista del sionismo scopriranno presto le loro carte in una fase di riequilibrio mondiale per l'egemonia su mercati e risorse. Siamo infatti ora davanti ad un’impennata della boria imperialista Usa sostenuta e potenziata esponenzialmente da una plutocrazia miliardaria, ideologicamente molto affine al governo sionista, che ha la possibilità di indirizzare e gestire il consenso di massa per l'aggressività suprematista del nuovo governo MAGA. (Make America Great Again). Questo ricompattamento del capitalismo Usa, per vincere la concorrenza internazionale esasperata dalla crisi del sistema economico capitalista, vuole imporre i bisogni della propria sopravvivenza economica al resto del mondo e l'accelerazione della guerra economico/politica (dazi) a Canada, Messico Cina, Bric's, Europa ecc. ne sono la prova inconfutabile.
Quello che, con questi presupposti, è purtroppo facile da ipotizzare è che a partire da interessi specifici ma convergenti, l'imperialismo statunitense e la Comunità Europea, Meloni in testa, i governi arabi corrotti e ansiosi di trovare una qualsiasi soluzione per "salvare la faccia" davanti ai loro popoli solidali con la causa palestinese, le petromonarchie del Golfo determinate a riprendere le relazioni commerciali con l'entità sionista israele (accordi di Abramo "saltati" con il 7 ottobre), vorranno decidere e plasmare secondo le loro priorità il futuro del popolo palestinese per poi imporlo con la forza delle armi.

Ma la risposta del popolo palestinese e della sua Resistenza è stata e sarà chiara:
NON CI PUO' ESSERE GIUSTIZIA SENZA PACE!
CON OGNI MEZZO NECESSARIO!
La Resistenza è oggi certamente il fulcro della sopravvivenza del popolo palestinese e chi non lo riconosce è privo della capacità di esprimere un pensiero compiuto o più probabilmente in mala fede. Sappiamo anche che gli assassini purtroppo non pagheranno mai abbastanza per i loro crimini.
Ma il popolo palestinese ci ha insegnato che PACE E GIUSTIZIA SONO INSCINDIBILI.
E giustizia vuol dire rivendicare il diritto al risarcimento, vuol dire vedere Gaza ripulita subito dalle macerie, vuol dire vedere ricostruite case, ospedali, chiese, moschee, strade, università, desalinizzatori e impianti fognari, vuol dire vedere riconosciuto il ritorno nelle loro case dei profughi del '48 (Nakba la catastrofe) e quelli del '67 (Naksa la ricaduta), vuol dire abbattere i muri dell'apartheid e i check point che dividono famiglie e la terra palestinese, vuol dire riprendersi il diritto alla vita e ad una identità come popolo palestinese, vuol dire non accettare le briciole dell'occupazione nazi-sionista e decidere del proprio futuro e del prossimo governo del fronte della Resistenza senza alcuna intromissione imperialista e sionista. Giustizia e pace sono fondati sulla fine dell'occupazione coloniale sionista.
Vuol dire, dopo 16 mesi di Genocidio e pulizia etnica, essere ancora capaci di non fermarsi al naturale odio per l'invasore colonialista e a chi ha tradito dall'interno il popolo palestinese, ma riuscire a immaginare una nuova Palestina libera dal sionismo. Un'unica Palestina terra di pace e convivenza, senza discriminazioni etniche, religiose o di genere, una terra di solidarietà e fratellanza tra atei, musulmani, ebrei, cristiani, senza più sfruttamento sionista e imperialista. Una Palestina libera di autodeterminare il proprio futuro.
Per questo la Milano solidale con il popolo palestinese deve continuare la mobilitazione a fianco del popolo palestinese e della sua Resistenza
L'abbiamo gridato fin dalla prima mobilitazione dopo il 7 ottobre del 2023 e continuiamo ora a gridarlo: NON LASCIAMO SOLO IL POPOLO PALESTINESE!
Per il diritto all'esistenza, alla Resistenza al ritorno dei profughi
all' autodeterminazione del popolo palestinese.
Con la Palestina nel cuore!
Le compagne e i compagni del Csa Vittoria
www.csavittoria.org - info@csavittoria.org
Nel 2016, in polemica con l'Autorità Nazionale palestinese il prigioniero politico Marwan Barghouti dal carcere dichiarava;
“Mai prima nella storia è stato chiesto a una popolazione sotto occupazione di fornire servizi all’occupante”
Continua a sostenere la campagna di aiuti per Gaza: www.ricostruiamoasilovik.it