Sabato 28 dicembre 64° corteo a Milano in solidarietà al popolo palestinese

Inviato da redazione il Gio, 26/12/2024 - 18:10
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sabato 28 dicembre corteo per la Palestina

Sabato 28 dicembre - 64° corteo a Milano indetto da tutte le associazioni palestinesi in solidarietà al popolo palestinese contro il genocidio e l'occupazione coloniale sionista.
Partenza ore 15:00 Via Giacosa - (angolo Via Padova) viale Lombardia - Piazza Leonardo da Vinci.

palestina

“Stiamo morendo e a nessuno importa di noi”.


Le parole del dottor Husam Abu Safiya, direttore dell'ospedale Kamal Adwan a Beit Lahiya nel nord di Gaza, sono un grido straziante di dolore e insieme rabbia impotente davanti allo scempio dell'umanità che sta vivendo il popolo palestinese. Il dottor Abu Safiya ha seppellito suo figlio meno di un mese fa nel cortile dello stesso ospedale in cui
lavora. Lo stesso ospedale in cui I pazienti in grado di camminare e il personale sanitario cercano rifugio mentre, da sabato sera, sono sotto il fuoco incrociato delle bombe dei droni, dei proiettili dei carri armati, dei missili degli elicotteri e delle pallottole dei cecchini che sparano soprattutto sui grembiuli colorati dei dottori e degli assistenti sanitari. Nel
buco nero di Gaza che ha inghiottito l'umanità, impedire le cure è un'altra arma genocida utilizzata dal colonialismo sionista insieme ai bombardamenti, alla fame e alla sete. Ma la descrizione minuziosa dell'incredibile violenza dispiegata contro un ospedale sarebbe incomprensibile e parziale se non si guardasse alla situazione dell'intero nord di
Gaza dove è evidente l'intento di eliminare ogni traccia di vita umana palestinese.
Il "piano dei generali" viene messo in pratica giorno dopo giorno a Gaza mentre in Cisgiordania prosegue senza fine la violenza dei coloni spalleggiati e protetti dall'esercito occupante per arrivare l'annessione completa della Palestina. Da un anno a questa parte sono già infatti 5200 gli ettari di terra strappata ai palestinesi sulla quale ci sono già
centinaia di insediamenti stabili di coloni sionisti armati.

Mentre l'Autorità nazionale palestinese bacia la mano al suo padrone reprimendo e sparando sulle rivolte della popolazione palestinese contro l'oppressione colonialesionista.
Davanti all'incedere spaventoso di  questa tragedia noi non possiamo girarci dall'altra parte o nasconderci. È inaccettabile far addormentare le nostre coscienze o trovare giustificazioni. Sarebbe troppo facile e altrettanto ipocrita appellarci al titolo dell'incisione di Francisco Goya a cavallo del 1800 "Il sonno della ragione genera mostri".

goya

Sarebbe troppo facile, autoassolutorio e idealistico perché non è la perdita della razionalità a causare questo orrore. Esiste invece una profonda, volgare e criminale motivazione razionale per tutto questo orrore. Il motivo razionale è nella mostruosità dell'ideologia sionista fondata sul "diritto divino alla terra promessa" del suprematismo coloniale ebraico e sul conseguente genocidio palestinese.
Il sionismo è la sintesi perfetta e malvagia tra la fame di profitto coloniale capitalista e l'ideologia del fondamentalismo ebraico suprematista.
Interessi economici sostenuti ideologicamente da un'ideologia basata sulla discriminazione e sulla negazione di diritti.
Astraendoci per un momento dalla quotidianità fatta di sangue e dello scempio di un popolo intero, possiamo affermare con certezza che il sionismo è la negazione dello stesso principio illuminista di uguaglianza, libertà e fraternità che è stato il motore ideologico della Rivoluzione Francese, uno strappo in avanti della società umana. La prima rivoluzione borghese in rottura con le precedenti forme di potere nel segno dell'evoluzione storica del progresso sociale e dei diritti di ogni donna e ogni uomo.
É infatti il capitalismo, nella sua proiezione imperialista, l'origine di questa versione sionista particolarmente malvagia dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'uomo sulla donna, sulla specie animale e sulla natura. E non si potrebbero comprendere in pieno le cause e la portata del genocidio palestinese se non si indagassero i meccanismi globali che lo permettono e lo determinano.

Ci permettiamo qualche riga di spiegazione chiedendo scusa per un testo ovviamente didascalico per esigenza di estrema sintesi.
La caduta tendenziale del profitto capitalista e la polverizzazione dell'economia discala fordista (produci, immagazzina, vendi in un ciclo riprodotto all'infinito) sul quale si è tanto scritto e sulle cui cause primarie ora non indagheremo, ha prodotto la rottura del "patto sociale" su cui si adagiavano le socialdemocrazie europee. Decade quindi quell'accordo di pacificazione sociale, quel patto non scritto di silenziamento dell'opposizione di classe, "motivato" con una minima redistribuzione di reddito favorita dall'accumulo di ingenti profitti e capitali prodotta dalla fase relativamente espansiva del
capitalismo occidentale. La fase successiva della produzione "just in time" (ciclo ristretto nel tempo tra richiesta e produzione) con tutto il portato dei suoi aggiornamenti tecnologici in cui siamo ancor oggi immersi, è funzionale alla sopravvivenza del modo di produzione capitalistico in una fase di restringimento dei mercati e di una concorrenza
internazionale resa più esasperata dalla crisi.
Se questo assunto, da una parte, ci illustra esplicitamente quanto spiegava K.Marx quando scriveva che "la lotta di classe è il motore della storia" dall'altra ci racconta come la fase attuale di crisi del modo di produzione capitalistico abbia prodotto una tendenza alla guerra tra i poli di aggregazione imperialista che si sta via via spostando dal
terreno dello scontro finanziario e produttivo ad uno scontro sempre più esplicitamente armato.
Ogni angolo del pianeta è investito da questa barbarie che mette al centro il profitto capitalista e non i bisogni reali di ogni essere umano e il rispetto del ciclo riproduttivo della natura.

Guevara

Ernesto Che Guevara scriveva che "..non si persegue il progresso per fare belle fabbriche ma per fare belle persone. A che serve il progresso se fa morti, poveri, schiavi? Il capitalismo non è progresso, è sfruttamento di una classe sull'intero pianeta".
L'aggressione dell'entità sionista al popolo palestinese è una parte importante di questo scontro globale perchè l'imperialismo occidentale, con le sue alleanze a geometria variabile in relazione alle esigenze locali, non vuole cedere terreno e riprogetta una nuova egemonia sull'intero medio oriente. L'entità sionista Israele è indispensabile a questo processo di posizionamento in Medio Oriente dell'imperialismo targato Usa e la difesa di ogni suo crimine, in disprezzo di ogni diritto internazionale oltre che del concetto stesso di umanità, è l'effetto di questo dispiegamento di interessi economico-politico-militari in quella zona così importante dal punto di vista delle risorse energetiche e dell'egemonia geo-politica. Come lo stesso cambio di potere sul territorio siriano dimostra.
 
Ci fermiamo in questo ragionamento, per non ripetere quanto già scritto numerose volte nei precedenti appelli alla partecipazione ai cortei del sabato, ma crediamo essenziale la comprensione del quadro di contesto per dare una prospettiva internazionalista alla Resistenza del popolo palestinese. Per comprenderla meglio e  per valorizzare,
ognuna con i suoi limiti oggettivi e soggettivi e con le loro differenze, la lotta di ogni popolo contro l'imperialismo globale.

Da questo punto di vista ognuno/ognuna di noi deve fare la sua parte. Battersi con coerenza contro il sionismo e solidarizzare con il popolo palestinese vuol dire battersi con il sistema di sfruttamento globale e battersi contro la sua espressione nazionale.
 In Italia vuol dire battersi contro il governo Meloni che rappresenta gli interessi del capitalismo globale con l'approccio identitario, ideologico e subculturale proprio della bassa e ignorante manovalanza fascista che frequentava le sedi del MSI oggi elevatasi a compagine di governo. Vuol dire battersi contro la sua finanziaria e i suoi provvedimenti
economici che privilegiano il profitto per pochi e relegano a una condizione di povertà quasi il 10 % degli italiani. Vuol dire organizzarsi e lottare contro la precarietà di vita e di lavoro del resto della classe lavoratrice nelle sue differenti forme di sfruttamento.
Uno sfruttamento di classe istituzionalizzato, nel caso di contratti "regolari" a cui non hanno invece accesso centinaia di migliaia di proletarie e proletari nati in Italia e soprattutto alle donne e agli uomini migranti fuggiti dalla fame e dalle guerre causate dalla sete di profitto dell'occidente capitalista. Vuol dire opporsi contro la repressione e le misure liberticide previste dal DDL 1660 che vuole tappare la bocca con il carcere all'opposizione di classe.

assassino sionista

Tornando più direttamente alla Palestina, le notizie che leggiamo prefigurano un prossimo cessate il fuoco con uno scambio di prigionieri influenzato soprattutto dalla preoccupazione e dal rispetto per la condizione sotto la soglia della
sopravvivenza del popolo palestinese. E sono proprio questo rispetto e questo senso di responsabilità che evidenziano il legame indissoluble tra il popolo palestinese alla sua Resistenza.
Non sappiamo se questo cessate il fuoco sarà effettivo o se sarà parziale in attesa dell'era Trump per avere invece  carta bianca per la soluzione finale del popolo palestinese.
Sappiamo però che, anche in questo momento di estrema difficoltà, la Resistenza palestinese riesce a dare una prospettiva di unità al popolo palestinese richiedendo la scarcerazione di Marwan Barghouti di Fatah e di Ahmad Saadat del Fronte popolare per la liberazione della palestina FPLP.
Siamo ancora una volta con il popolo palestinese e con la sua Resistenza ponendo la nostra completa fiducia nella loro scelta consapevole di un futuro.

FERMIAMO IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA A GAZA E IN CISGIORDANIA.
PER IL DIRITTO ALL'ESISTENZA, ALLA RESISTENZA, AL RITORNO DEI PROFUGHI.
AD UN LIBERO PRCESSO DI AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE.

Per una Palestina libera, terra di pace, di uguaglianza, di solidarietà e di convivenza per tutte e tutti i palestinesi con Gerusalemme capitale.
Con la palestina nel cuore


Csa Vittoria
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