UNITÀ DEGLI SFRUTTATI CONTRO LE POLITICHE DELL’ODIO, DELLA REPRESSIONE E DEL RAZZISMO.
redazione
Gio, 28/06/2018 - 21:09
Non è l’immigrato il nemico dei lavoratori ma il capitale che guadagna denaro e potere sulla pelle di chi è sfruttato. La “pacchia” non è quella di rifugiati, richiedenti asilo e proletari immigrati ma di chi li sfrutta con salari di fame e in condizioni schiaviste, del governo Lega-Cinquestelle che cerca consenso a politiche liberiste e repressive seminando illusioni e divisioni tra i vari pezzi del proletariato.
Menzogne, xenofobia e “sicuritarismo” sulla pelle di donne e uomini in fuga da guerra e miseria.
La campagna contro i migranti, mascherata da toni apocalittici di un’inesistente “invasione”, sta raggiungendo limiti fino a poco tempo fa impensabili. Anche l’ipocrita accondiscendenza e il paternalismo di facciata sono stati superati e, nel linguaggio comune, hanno fatto breccia i toni e i contenuti esplicitamente discriminatori e razzisti fino a poco tempo fa propri solo dell’estrema destra.
Noi denunciavamo l’oggettiva trasversalità di quei contenuti, ovviamente con diverse sfaccettature, ai diversi schieramenti parlamentari e come le bande neofasciste e neonaziste (oggi alleati dei partiti di governo) rappresentassero solo la punta dell’iceberg di una sub-cultura profondamente di destra diffusa e con radici ben piantate nel modo di produzione capitalistico e nei rapporti sociali da esso prodotti.
Per Soumaila Sacko e contro il razzismo di stato!
La piena subordinazione al dominio del profitto e il razzismo sono, già dai primi momenti, la caratteristica dei primi vagiti del neonato governo Lega/Cinquestelle.
Una prima feroce rappresentazione del futuro che attende le classe subordinate e, in particolare, la componente immigrata la si è avuta domenica scorsa quando Soumaila Sacko veniva giustiziato a fucilate mentre raccoglieva delle lamiere da una fabbrica abbandonata. Materiale di fortuna per un riparo più sicuro, per ridurre il rischio di perdere la vita o i propri documenti negli incendi che flagellano le baracche dei numerosi “ghetti” in cui vivono i braccianti sfruttati in maniera disumana nella campagne italiane.
Una fotografia dello schiavismo moderno e delle miserabili condizioni di vita e di lavoro, subordinate al potere criminale del caporalato e delle locali organizzazioni criminali, ma diretta conseguenza dell’organizzazione capitalistica e delle dinamiche di massimizzazione del profitto che per realizzarsi deve ridurre i costi in primis del lavoro.