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16 Novembre, 58° sabato in piazza contro il GENOCIDIO palestinese e l’impunità sionista israeliana

SABATO 16 NOVEMBRE verso il corteo nazionale del 30 novembre con manifestazioni a Roma e Milano

tutte e tutti in piazza con le Associazioni palestinesi di Milano per il 58° CORTEO A MILANO

ORE 14,30 davanti al KFC in Porta Genova per iniziativa di boicottaggio con striscione, bandiere e volantini a firma collettiva e megafono e poi

Corteo partenza ore 15 stazione porta Genova (M2 linea verde)

termine in piazza Medaglia d’Oro – Porta Romana – (M3 linea gialla)

FERMIAMO LA CORSA ALLA GUERRA

FERMIAMO IL GENOCIDIO

BASTA ARMI A ISRAELE

BASTA IMPUNITA’ PER I CRIMINALI NAZISIONISTI ISRAELIANI.

PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA, ALLA RESISTENZA

AL RITORNO DEI PROFUGHI, ALL’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE.

Amsterdam 8 novembre

“lasciamo che l’Idf vinca e vaffanculo agli arabi

Perché le scuole sono chiuse a Gaza? Perché lì non ci sono più bambini…”

Chi si può permettere un simile atteggiamento davanti al genocidio palestinese a Gaza, alla pulizia etnica in Cisgiordania e all’orrore quotidiano delle immagini di Gaza, Cisgiordania e Libano, e pensare di avere garantita anzi dare per scontata l’impunità? 

La risposta è purtroppo la solita: I suprematisti sionisti/israeliani della squadra di calcio del Maccabi Tel Aviv, già noti alle cronache per i loro cori razzisti contro arabi e neri. Ma questa volta non gli è andata bene e qualcuno si è ribellato alle loro scorrerie, alle bandiere palestinesi bruciate e al delirio nazista che emerge da questi slogan.

Proviamo ora a immaginare, a (eticamente e politicamente impossibili) parti invertite, quali e quante sarebbero state le condanne di antisemitismo! Come si sarebbe immediatamente elevato un coro unanime di riprovazione per l’inequivocabile incitamento all’ odio razziale, per il richiamo allo sterminio etnico, al nazismo implicito in quegli slogan.

Che idioti, scusateci l’evidente ingenuità. Noi tutte e tutti, chiunque sostenga che l’entità sionista Israele stia commettendo un genocidio e l’eliminazione di un popolo in quanto tale, è già ora e da sempre insultato con la definizione di antisemita. È già da sempre criminalizzato con questa accusa infame utilizzata proprio per poter giustificare lo sterminio di massa, il genocidio del popolo palestinese per bombe, fame, sete e malattie.


Chi ha visto, giovedì scorso, la puntata di “Piazza Pulita” non ha potuto non essere colpito vedere la lucida follia negli occhi di un ospite sionista della trasmissione che ossessivamente, con il solito vittimismo aggressivo,  accusava la giornalista Francesca Mannocchi di propaganda terrorista solo perché riportava il numero terrificante dei morti per la grande maggioranza bambine e bambini, perché raccontava l’orrore quotidiano del provare a sopravvivere sotto le bombe, nella casualità della sopravvivenza in base all’algoritmo che definisce la quantità e il luogo dove sganciare le bombe.

Per rispetto della verità riportiamo che la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha calcolato, per difetto, un numero realistico di 186.000 morti … ma anche questa sarebbe naturalmente solo propaganda terrorista, come quella dell’Assemblea delle nazioni Unite che ha “intimato…” ad israele di fermare il genocidio, di ritirarsi da Gaza e di risarcire i palestinesi …. e così è diventata anch’essa una “palude antisemita”. Definizione dell’Onu da parte del terrorista Netanyahu.

Davanti a questa barbarie disumana non c’è alcuna possibilità di replica perché siamo sul terreno della cinica propaganda di guerra che si pone al di fuori di ogni logica di umanità. Perché è di questo che stiamo parlando: umanità contro barbarie. La Palestina va interamente colonizzata e i palestinesi uccisi o deportati ma di questo non si può parlare altrimenti si diventa … antisemiti perché entriamo nel campo minato di una falsa ricostruzione e di una mai confessata storia di occupazione coloniale che dura da 76 anni che i governi imperialisti del mondo non possono ammettere perché vorrebbe dire ammettere platealmente una ingiustizia storica disumana. E allora si va avanti … come dice Trump: Netanyahu finisca ciò che ha iniziato.

Il grande scrittore palestinese Edward Said scrivevauna frase che nella sua pienezza emotiva, rappresenta un formidabile atto di accusa per la disumanità e l’utilizzo della violenza genocidaria da parte di chi ha subito subito lo stesso tipo di violenza: “La tragedia di essere vittima delle vittime”.

Ancor di più dalla nostra posizione di non credenti, noi crediamo fondamentale aggiungere come ci sia una differenza abissale, diventata ora una rottura epocale con il genocidio in corso, tra il professare legittimamente l’ebraismo come ogni altra religione e l’essere sionisti.

E per entrare maggiormente nel merito, noi non dobbiamo farci confondere dalle contraddizioni tutte interne al sionismo, perché l’oppressione e la violenza coloniale diventata genocidaria non nasce con Netanyahu (cattivo a differenza di altri sionisti “buoni”) sottolineando ancora una volta che la religione ebraica evidentemente non c’entra assolutamente nulla. Ricordiamo che l’imperialismo inglese si è fatto attore e interprete pilatesco di questa tragedia con la dichiarazione del suo ministro degli esteri Balfour quandonel novembre 1917, professava il suo impegno per la creazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina. Pilatesco perché sulla spinta del movimento sionista scaricava, questo sì, il razzismo antisemita purtroppo molto diffuso in occidente sul popolo palestinese rubandogli terra ed acqua fino ad espropriarlo dello stesso diritto ad esistere.

L’origine del problema non è quindi tanto o solo Netanyahu, ma l’ideologia sionista che lo ispira nella sua versione più estrema e genocidaria, mentre quella più “democratica” sarebbe solo più dilazionata nel tempo decostruendo l’ossimoro e sfatando il mito di un “sionismo buono”. Il sionismo in ogni sua gradazione è comunque simbolo di un’occupazione coloniale e di una pulizia etnica violenta. 

L’origine del genocidio è anche nella complicità del blocco imperialista occidentale che sostiene militarmente e politicamente l’entità sionista Israele permettendogli ogni nefandezza disumana in quanto “ebrei” (sionisti) e continuando in questo modo nell’ utilizzo schifoso dell’Olocausto, in quanto abisso di disumanità, come un lasciapassare per commettere ogni crimine contro l’umanità. Quello che si omette e anzi si nasconde invece è che la religione ebraica non ha nulla a che fare con il sionismo che ne è solo una deformazione ideologica fondamentalista, suprematista e razzista. Come continuano ad urlare, inascoltati e silenziati da ogni media, le migliaia di uomini e donne di religione ebraica che condannano in tutto il mondo il sionismo per la sua essenza di violenza prevaricatrice e colonialista.

Marwan Barghouti leader palestinese torturato e incarcerato nelle prigioni sioniste

NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA

L’entità sionista Israele è inoltre oggi, insieme alla guerra Usa/Nato/ Europa combattuta in Ucraina contro la Russia, il pericoloso fulcro di un’accelerazione nel percorso verso una guerra generalizzata se non mondiale. Forte della protezione e delle armi statunitensi. Italiane ed europee sta attaccando militarmente in ogni direzione come un cane impazzito: Yemen, Iraq, Siria, Iran oltre che a riprodurre la scientifica devastazione di Gaza nel Libano meridionale e fino a Beirut.

La crisi globale e la concorrenza tra poli imperialistici è il quadro di contesto in cui l’aggressività sionista utilizza e si fa scudo del posizionamento del blocco imperialista occidentale che non può permettersi di cedere ruolo, terreno e mercati alla concorrenza internazionale degli altri blocchi imperialisti in emersione.

Ma anche altri sono gli scenari di guerra possibili in relazione all’aumento della concorrenza economica con le nuove aggregazioni di capitalismi nazionali (Brics) in fase di definizione anche se tra molte contraddizioni, come blocchi di interesse sul piano internazionale.  

Il tentativo di incominciare a sostituire il dollaro come moneta di scambio internazionale è visto dagli Usa come tentativo di disarticolazione del suo controllo sui mercati mondiali e si fa sempre più diretto lo scontro con la Cina, fino ad ora solo economico, a suon di dazi, o combattuto per procura in parti del continente africano. Taiwan è un altro punto focale dove lo scontro tra “superpotenze” imperialiste si farà sempre più acceso a tal punto che si è svolta in oriente la prima esercitazione militare su larga scala di forze navali Usa per verificare tempi e modalità di risposta ad un’aggressione di Pechino.

La spinta verso la guerra è ormai tale che, in Europa e in Italia, il comparto economico/industriale bellico venga ormai riconosciuto come forse il più importante strumento per la crescita del P.I.L. Questo indirizzo degli investimenti pubblici comporta delle ricadute pesanti dal punto di vista della riduzione complessiva delle spese per il sociale e del saccheggio dei rimasugli di welfare pubblico indirizzato sempre di più verso una sostituzione con il “privato” come dimostrano anche gli ultimi contratti che senza alcuna monetizzazione in busta paga, concedono dei benefit come sostegno economico nel rivolgersi alla sanità privata.

Il governo Meloni sta interpretando, sul fronte interno, questa tendenza alla guerra in linea con la sua impostazione ideologica fascio/liberista con un’accelerazione dei processi repressivi e con una trasformazione in senso sempre più autoritario della struttura stato.

In questo senso, al di là dell’ansia di rivalsa, della propaganda e delle bandierine ideologiche tipiche di chi è uscito dall’isolamento dopo decenni di “fogna”, il governo Meloni sta procedendo verso la promulgazione di leggi fortemente repressive di ogni forma di dissenso democratico o di concreta opposizione di classe. 

La concentrazione del potere nelle mani della/del presidente del consiglio e il DDL “sicurezza” 1660, una misura che possiamo definire fascista senza alcuna estremizzazione, rappresentano un’importante tappa programmatica dello svuotamento dall’interno del cosiddetto “stato di diritto”. Una trasformazione progressiva che non è la riedizione moderna del ventennio fascista in camicia nera (anche se sotto sotto…) ma in uno stato autoritario e repressivo dove deve vigere una rigida forma di controllo sociale fondato sull’appartenenza ad una società gerarchizzata dove chi non è d’accordo è “anti italiano” come ci capita di sentire sempre più spesso. Non ci spaventa che loro ci provino, ma è certamente preoccupante il vuoto culturale e l’assenza di anticorpi anche nella classe, nella sua diversa composizione, che possano impedire il raggiungimento del loro obiettivo. Un dominio di classe assoluto in cui svolgere il loro ruolo storico di cani da guardia del potere.

Per questo chiediamo a tutte e tutti di scendere in piazza usando la solidarietà con il popolo palestinese come arma di autodifesa verso il governo Meloni servo dell’imperialismo Usa, chiunque sia il presidente, e della grande aggregazione finanziaria e produttiva del capitalismo italiano.

SABATO 16 NOVEMBRE CORTEO PER LA PALESTINA

in avvicinamento del 30 novembre giornata di mobilitazione nazionale.

“Benché la storia della Palestina, dai suoi inizi fino a oggi, non sia stata altro che una storia di mero colonialismo ed espropriazione, il mondo la tratta invece come una storia ‘complessa’, difficile da capire e impossibile da risolvere”. 

Ilan Pappè, storico israeliano.

Al seguente link il video della bellissima serata con Samah Jabr per la presentazione del suo nuovo libro “Il tempo del Genocidio”

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