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21 dicembre – 63esimo corteo contro la guerra imperialista a fianco del popolo palestinese

SABATO 21 DICEMBRE A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE

ore 14,00 – presidio di boicottaggio

al Carrefour via Farini a 50 metri da p.za Maciachini con volantini e speakeraggio con BDS Milano e dintorni in occasione della giornata nazionale di boicottaggio, per poi spostarci insieme

ore 15,00 – 63° CORTEO A MILANO

organizzato da tutte le Associazioni palestinesi

partenza da Piazza Maciachini M3

con termine al Cimitero Monumentale M5

PER FERMARE IL GENOCIDIO

PER UN CESSATE IL FUOCO INCONDIZIONATO, IMMEDIATO E DURATURO. PER L’ACCESSO SENZA CONDIZIONI DEGLI AIUTI UMANITARI INTERNAZIONALI.

PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA ALLA RESISTENZA AL RITORNO DEI PROFUGHI

PER IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

gaza

Tra guerra imperialista e pace sociale scegliamo la lotta di classe!

Con uno sforzo di massima sintesi possiamo affermare che le potenze imperialiste, e i loro blocchi politico/economici di riferimento, stiano trascinando le popolazioni mondiali verso la possibilità di un conflitto globale, come conseguenza estrema di uno scontro causato dalla concorrenza economico/finanziaria, per accaparrarsi la fetta più grande di una “torta” di mercati e riserve energetiche sempre più ridotta.

Questa “guerra mondiale” a pezzi, come fotografia della trasformazione di una guerra economica in una guerra praticata direttamente con le armi, è già in corso in diversi scenari mondiali ed è insieme effetto e sintomo di una crisi globale di un modo di produzione basato sulla massimizzazione dei profitti e dei consumi con lo sfruttamento di miliardi di donne e uomini e dell’intero pianeta.

Se questo, come crediamo, è il quadro di contesto, il susseguirsi oggettivo dei fatti, al netto di ogni possibile interpretazione “creativa”, ci dice che lo stesso accendersi “improvviso” dello scontro in Siria sia oggettivamente espressione del progetto, prioritariamente di Turchia/Usa/Israele, di far “saltare” la già precaria stabilità mediorientale. 

Diversi evidenti interessi si sono sovrapposti, coincidono e si accumulano in una possibile e tragica proiezione di guerra contro l’Iran per consolidare la presenza egemonica del blocco imperialista occidentale in medio-oriente. È di questi giorni la minaccia sionista di attaccare fino alla distruzione totale anche le forze militari degli Houthi in Yemen per diventare, manu militari, una o la forza egemone in Medio Oriente.  Con il non trascurabile effetto di rappresentare un monito per il progressivo scivolamento verso i Brics (l’insieme delle economie mondiali emergenti) dei paesi delle monarchie petrolifere del golfo come gli Emirati Arabi e il Bahrein mentre l’Arabia Saudita, altro importante protagonista attivo nello scontro in atto, si tiene le mani libere per fare affari a 360° (accordi di Abramo) in attesa della prossima era Trump.

Il tragico e innegabile dato oggettivo è l’isolamento della Resistenza e l’indebolimento dell’intero popolo palestinese che purtroppo temiamo emergerà anche dalle trattative in corso per un prossimo auspicabile cessate il fuoco.

Il nuovo governo dell’HTS, nella nuova veste di fondamentalisti in doppiopetto, (facciamo caso a come il termine “terroristi” non venga più utilizzato da parte della “libera” stampa occidentale), da una parte prende infatti ufficialmente le distanze da ogni formazione politico/militare palestinese espellendola dal territorio siriano e, dall’altra, rassicura l’entità sionista Israele della sua neutralità e non belligeranza nei suoi confronti.

Queste nostre non sono interpretazioni fantasiose, ma la cruda fotografia della realtà. Non partire da questa vorrebbe dire non provare a comprendere quanto è accaduto e quanto potrà accadere nel prossimo futuro. Non partire dalla realtà ci farebbe oltretutto banalizzare e semplificare una situazione che riteniamo invece molto complessa e contraddittoria e quindi aperta a sviluppi ancora non prevedibili vista la molteplicità dei fattori in gioco.

Sottolineiamo, inoltre con forza, come questo assunto vada affrontato dialetticamente e come anche questa fotografia oggettiva non debba assolutamente far chiudere gli occhi e non comprendere o “sentire” l’ondata di grandissima emozione che attraversa popolo siriano per la rottura di una spietata cappa repressiva. Riponiamo infatti la nostra speranza nel popolo siriano e nella sua ricerca e nella sua lotta per un libero e legittimo percorso di autodeterminazione.

Ma questo libero processo di autodeterminazione, che auspichiamo per il popolo siriano e per ogni popolo arabo in mano a regimi corrotti e repressivi, deve trovare la sua strada in una difficile fase di trasformazione sollecitata non da una legittima sollevazione popolare ma da una pianificata operazione militare eterodiretta di sostituzione di un governo con un altro più amico della Turchia, degli Usa e della stessa entità sionista Israele.

gaza
Imperialismo, sionismo, fascismo, antisemitismo, islamofobia,
ogni fondamentalismo religioso è nemico della solidarietà tra i popoli del mondo

Un’entità sionista Israele che in questo cambiamento di regimi sul suolo siriano ha da trarre solo profitto e infatti ha proceduto alla sistematica conquista delle intere alture del Golan spingendosi in pianura (le famose e pretestuose “zone cuscinetto) fino a 20 km dalla capitale Damasco e stanziando con urgenza 11 milioni di dollari per finanziare e raddoppiare gli insediamenti colonici sionisti sul Golan.

Confessiamo ora che parlare di scenari e di guerra mondiale è per noi, in questo momento, persino più facile che descrivere l’orrore subito dalla Palestina. Questo perché, pur razionalizzandolo dal punto di vista politico, ci scoppia dentro il cuore per l’incapacità di sopportarlo e per l’empatia che proviamo per l’enorme peso dell’inumana e indicibile sofferenza che il popolo palestinese è costretto a sopportare. Dall’insulto arrogante per l’abnorme ingiustizia storica e il complice doppiopesismo internazionale, dalla vigliaccheria del racconto e del giustificazionismo dei media occidentali, dall’oltraggio allo stesso concetto di “umanità” rappresentato dall’orrore che il popolo palestinese sta platealmente vivendo. Fino al genocidio che si consuma scientificamente giorno dopo giorno con la criminale complicità dei governi occidentali e del governo italiano servo attivo degli Usa e del blocco imperialista occidentale.

Per dare una gelida testimonianza delle crude cifre possiamo riportare che, al 18 dicembre mattina, il numero dei morti e dei feriti che si sono potuti portare e contare negli ospedali, è arrivato alla spaventosa cifra di 151.990 (45.028 morti e 109.962 feriti),a cui vanno aggiunte le decine di migliaia di corpi ancora sepolti sotto le macerie di case, scuole, chiese e moschee distrutte dalle bombe o rase al suolo dai carri armati Merkava dell’esercito occupante. Nella giornata di ieri i droni dell’IDF hanno lanciato più di dieci bombe contro l’ospedale di Kamal Adwan e il campo profughi di Jabalia è ridotto ad un cumulo di macerie. 

Nel miserabile silenzio complice dei media occidentali, arbitrari utilizzatori del termine “terroristi”, l’occupazione coniale sionista sta procedendo all’impedimento del ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza, come previsto dal famigerato “piano dei generali”.

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Le foto di Rafah e Jabalia descrivono la pace sionista meglio di qualsiasi commento

Queste foto che girano in rete sono inviate dai giornalisti gazawi che eroicamente continuano nella loro testimonianza pur sapendo di essere tra gli obiettivi della violenza omicida dell’esercito occupante sionista, come il numero di 196 dei giornalisti assassinati da bombe e cecchini dimostra.

Nello stesso modo, l’incredibile numero di più di 1000 dottori e sanitari assassinati dalla “casualità” delle bombe ma anche dalla certa pianificazione del loro omicidio da parte di cecchini dell’IDF, avvenuto mentre camminavano nei corridori degli ospedali, come anche, come da dichiarazione del segretario generale dell’Onu Gutierrez, la percentuale più alta al mondo di bambine e bambini amputati, spesso senza anestesia, mostrano la cifra e la “qualità” della disumanizzazione della popolazione di Gaza. Le condizioni di vita, abbondantemente sotto i limiti della sopravvivenza in cui versa l’intera popolazione palestinese, ne sono da tempo la prova inconfutabile.

Il blocco degli aiuti umanitari è infatti un altro gravissimo atto di accusa nei confronti del sionismo e della complicità occidentale. Una scelta precisa e deliberata, che scandisce l’olocausto palestinese in una Gaza, lager a cielo aperto che, già ben prima del 7 ottobre 2023, sopravviveva al 75 % solo per l’arrivo degli aiuti umanitari internazionali a causa dell’assedio militare dell’entità sionista Israele.

gaza
Un cartello esemplare del suprematismo ebraico

Anche la situazione nell’intera Cisgiordania è drammatica. Sale il numero delle nuove colonie dei fondamentalisti ebrei in Cisgiordania sulle terre rubate ai palestinesi e, proporzionalmente, sale il numero dei civili ammazzati dal piombo delle armi sioniste insieme alla repressione del cosiddetto governo palestinese messa in atto per dimostrare ai padroni sionisti e agli Usa la saldezza del controllo dell’ANP – Autorità nazionale palestinese- sul territorio per candidarsi a gestire un pezzo di potere in un prossimo possibile futuro. Siamo consapevoli che il paragone con i Kapò collaborazionisti dei lager nazisti sia una forzatura ma, guardando le immagini dei servizi segreti che sparano sui ragazzi in rivolta, dubitiamo che sia poi così tragicamente lontano dalla verità. Sappiamo anche che, in questa situazione, il futuro della Palestina passerà certamente anche dalle loro mani, ma siamo assolutamente certi che la forza della Resistenza e i rapporti di forza all’interno del popolo palestinese sapranno ribaltare il dominio della borghesia clientelare suddita dei sionisti che governa in questo momento la parte della Cisgiordania ancora “palestinese”.

La quotidianità dei fatti ci dice che anche la Cisgiordania è parte del progetto sionista di una colonizzazione forzata con la depredazione di terre e la definitiva pulizia etnica colonialista dei contadini palestinesi. L’ obiettivo è la loro completa sostituzione con i coloni suprematisti ebraici che brandiscono la loro religione come arma di sterminio e che, nei sogni sionisti, tutta la Cisgiordania dovrà diventare ed essere celebrata come la terra promessa del suprematismo ebraico. Passando sopra la dignità delle decine di migliaia di credenti ebrei che si schierano per la pace e contro il sionismo. 

Sappiamo però che il piccolo stato canaglia sionista dovrà sudarsi ogni piccolo pezzo di terra perché il popolo palestinese ci sta insegnando, e sta insegnando a tutti i popoli del mondo, l’orgoglio, la dignità, la sofferenza e la Resistenza nelle sue molteplici forme, perché quasi ogni famiglia ha subito almeno un arresto, un ferito o un martire. Nel significato arabo, diverso dal nostro corrente, il termine martire “shahid” viene utilizzato per descrivere chi con la sua morte ci lascia una testimonianza. E tutto questo dolore si rivolta e si rivolterà contro i criminali sionistil’imperialismo sionista occidentale e le coscienze di chi oggi, davanti al genocidio palestinese si volta dall’altra parte.

Chiudiamo con un saluto alla Resistenza curda siriana minacciata dall’assalto dei tagliagole fondamentalisti dell’Isis armati, finanziati e protetti dal fascista Erdogan.

La sopravvivenza della stessa Kobane è oggi in pericolo.

Crediamo corretto e chiediamo a tutte e tutti di mettere da parte ogni possibile riflessione critica o legittima divergenza su scelte tattiche di sopravvivenza per schierarci con le compagne e compagni delle YPG che stanno difendendo l’unica esperienza di convivenza laica democratica e di collaborazione e solidarietà dal basso tra etnie e professioni religiose diverse in quell’area così martoriata.

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