25 aprile 1945/2025 Il nostro antifascismo è internazionalismo. A fianco del popolo palestinese e della sua Resistenza
Paul Eluard: Ci sono parole che fanno vivere, una di queste è la parola “compagno”!
Poesia intitolata a Gabriel Perì, dirigente del partico comunista francese fucilato dalle SS naziste con altri 99 ostaggi.
Gabriel Péri
Un uomo è morto e aveva a sua difesa
Solo le braccia che apriva alla vita
Un uomo è morto e aveva per sua via
Solo quella dove s’odiano i fucili
Un uomo è morta e continua la lotta
Contro morte contro silenzio
Perché tutto quel che volle
Anche noi l’abbiamo voluto
Noi lo vogliamo oggi
Che la gioia sia luce nel fondo
Degli occhi nel fondo del cuore
E la giustizia sul mondo
Ci sono parole che fanno vivere
E sono parole innocenti
La parola calore la parola fiducia
Giustizia amore e la parola libertà
La parola figlio e la parola gentilezza
Certi nomi di fiori certi nomi di frutti
La parola coraggio la parola scoprire
E la parola fratello e la parola compagno
E certi nomi di luoghi e paesi
E certi nomi di donne e di amici
E con questi Péri
Péri è morto per quel che ci fa vivere
E diamogli del tu gli hanno spezzato il petto
Ma grazie a lui ci conosciamo meglio
E diamoci del tu la sua speranza è viva
25 aprile 2025. Continuiamo la lotta.
Indicazioni per la giornata del 25
A seguire riportiamo alcune brevi riflessioni sul senso politico del 25 aprile che vanno oltre il limite asfittico della commemorazione istituzionale collegandole al significato della lotta di liberazione del popolo palestinese e della sua Resistenza. Vorremmo prima proporre una breve introduzione di metodo/merito sul corteo che ci possa dare una chiave interpretativa e non farci schiacciare dalla narrazione enfatica della grande “giornata antifascista” …una tantum.
L’antifascismo non è una lapide dove deporre una corona una volta l’anno. Non è una bandierina di liberazione da contrapporre strumentalmente alla bandiera nera del fascio littorio.
L’ antifascismo è concretezza di azioni e di idee, è un insieme di valori che sono la base di una necessaria e possibile trasformazione rivoluzionaria dell’esistente. I nostri partigiani e le nostre partigiane lo sapevano e infatti sognavano, una volta sconfitto il nazi-fascismo, di non dover tornare ad una vita di miseria e sfruttamento dopo aver visto i loro “padroni” sostenere il fascismo come espressione più violenta della dittatura di classe.
In base a queste brevi riflessioni vogliamo sottolineare come in quel corteo istituzionale ci sia rimasto ben poco di quelle idee di libertà e di emancipazione. E quindi come non ci appartenga e non sia il “nostro” (collettivo) corteo. Non per settarismo o una farsa di “purezza ideologica” e altre idiozie a cui rispondiamo che chi vuole cambiare il mondo è capace di sporcarsi le mani ed entrare nel merito delle contraddizioni reali, ma non ci appartiene perché crediamo sia oggettivamente solo espressione di una voglia di rimonta elettorale della direzione politica “centrista” e borghese di quel corteo che, al contrario, ha contribuito alla demolizione dei valori della Resistenza e, in cerca di legittimazione, allo sdoganamento nel tempo della destra liberista e fascista. Una ricerca di legittimazione popolare, un bagno di folla, una benedizione del cosiddetto “popolo della sinistra” da contrapporre all’ondata di un autoritarismo portatore di sub-valori antipopolari classisti e razzisti. Per che cosa? Per un prossimo governicchio di centro-sinistra-destra? Per un’accozzaglia politica che sia fedele esecutrice delle indicazioni belliciste, guerrafondaie e antipopolari del blocco imperialista occidentale? Un’obbedienza magari moderata in chiave liberal democratica con una minima redistribuzione di reddito oltretutto realisticamente impossibile per la crisi economica?
Noi siamo altro. Non siamo la sinistra del centro sinistra e dovremmo procedere collettivamente per essere altro. Evidenziare una diversità che si ponga come alternativa, con pazienza ma anche con determinazione in una prospettiva di classe.
In quel luogo non c’è purtroppo alcuno spazio per la crescita di un altro progetto di società e di miglioramento di vita per gli/le sfruttati/e.
La situazione si è modificata, le prove tecniche di regime contro il corteo del 12 aprile lo stanno a dimostrare. Non c’è alcuno spazio in quel corteo per incidere e modificare i rapporti di forza e non crediamo neanche nell’utilità di alcuna contestazione alla passerella di bandiere Nato, sioniste e la canaglia che li difende perché sarebbe un modo per affermare che quel corteo è in qualche maniera ancora “nostro” e non di chi ha tradito la Resistenza. Lasciamo da parte la rabbia e la “voglia” determinate dall’impotenza davanti ad un genocidio, sarebbe un errore autoreferenziale di subalternità verso la direzione politica di quel corteo.
Perché quel corteo non è “nostro”. Il 25 aprile è nostro, i valori sono nostri e, per non essere subalterni politicamente, dobbiamo allargare gli orizzonti e lavorare in maniera unitaria per costruire un percorso di massa che porti a percorsi diversi e alternativi. Parlando il linguaggio dell’inclusione e senza contrapposizione a chi partecipa ma dando l’indicazione di essere tutte e tutti parte di un’idea di liberazione che arriva dalla Resistenza. E che ora arriva anche dalla resistenza palestinese e questo ci dice che dobbiamo incominciare a dare segnali di discontinuità e di rottura con chi, ad esempio, davanti ad un genocidio in diretta, accusava Netanyahu solo di ….. esagerare con l’uso della violenza definendolo “diritto alla difesa”.
Le condizioni di frammentazione e l’impegno profuso nella solidarietà al popolo palestinese non hanno purtroppo permesso un confronto collettivo per lavorare nella direzione di un “nostro” (collettivo) percorso di autonomia politica per questo 25 aprile. Con un’altra piazza e un altro corteo.
Vorremmo però che questo corteo fosse un trampolino di lancio per il prossimo anno. Insieme alle sorelle e fratelli palestinesi e non solo, riusciremo a dare un primo segnale non entrando in Piazza Duomo e fermandoci come SPEZZONE PALESTINESE ANTIFASCISTA E ANTIMPERIALISTA in Piazza San Babila.
Invitiamo tutte e tutti a non disperdersi e a partecipare allo spezzone che si incontrerà in Porta Venezia (M1) alle ore 14:00 che si fermerà per i comizi finali in piazza San Babila.
25 aprile 1945

25 aprile 2025

25 APRILE 1945 – Nel1945 i partigiani e le partigiane che ci hanno liberato dal nazi fascismo hanno anche sperato, hanno lottato, sono morti e morte per un mondo migliore fondato sull’uguaglianza, la solidarietà e le libertà collettive. All’interno di quel grande movimento popolare di liberazione, le comuniste e i comunisti furono storicamente la forza propulsiva che sapeva coniugare la lotta di liberazione nazionale con il rifiuto di tornare al ruolo di sfruttati nei grandi latifondi e nelle fabbriche. Il fascismo non era infatti solo miseria, repressione e guerra ma ha rappresentato soprattutto il volto più violento del dominio di classe che istituzionalizzava il comando feroce della borghesia italiana sulle classi subalterne. Le lotte contadine e operaie, culminate nel “biennio rosso” del 1919/1920, spaventarono i grandi proprietari terrieri e la borghesia imprenditoriale italiana che consegnarono governo e manganello in mano alle camicie nere di Mussolini per ripristinare il loro potere. E questo fu il fascismo. Senza lati “buoni” come piace sostenere ai sostenitori del “revisionismo storico”, ma galera, torture e morte per ogni oppositore e l’abominio delle leggi razziali del 1938 e l’ingresso in guerra nel 1940 furono solo una scelta conseguente ai sub-valori del fascismo che oggi sono tornati in auge con il governo Meloni.
25 aprile 2025 – Sono passati 80 anni e quei valori della Resistenza sono tutt’ora assolutamente validi e, se possibile, ancora di più con lo spostamento sempre più a destra del baricentro politico in Italia. Ma è il quadro generale ad essere cambiato. La crisi del sistema economico mondiale ha esasperato il livello di concorrenza tra imperialismi trasformandola in guerra aperta combattuta con le armi. Il blocco imperialista occidentale, -USA, Nato, GB, Europa- con tutte le sue contraddizioni, si sfidano sul campo economico, e militare con le altre potenze mondiali, Cina in testa. Questa tendenza globale alla guerra sta trasformando le economie nazionali con investimenti miliardari in armamenti e tecnologie belliche saccheggiando l’esiguo stato sociale rimasto e spingendo inoltre sull’acceleratore di una trasformazione autoritaria dello stato. Dal punto di vista valoriale ci vogliono tutte e tutti assoggettati ai disvalori come nazionalismo, militarismo, razzismo, suprematismo, sessismo. I lavoratori e le lavoratrici, studenti e studentesse, immigrati e immigrate, ogni sfruttato e sfruttata, la nostra classe, deve chinare la testa – il mussoliniano “credere, obbedire, combattere” – e accettare le condizioni di lavoro, di precarietà e di vita che le esigenze della classe al potere ci vorranno dettare. Una società irregimentata pronta a difendere “dio, patria e famiglia”.
L’imperialismo mondiale ci sta portando alla guerra come naturale “sbocco” criminale alla sua crisi strutturale mentre in Palestina, dopo 76 anni di violenza e di occupazione coloniale sionista c’è in corso una PULIZIA ETNICA E UN GENOCIDIO. L’entità sionista Israele sta commettendo, giorno dopo giorno, questo crimine contro le leggi scritte nel DNA di ogni essere umano. Violenza e orrore praticato coscientemente e scientificamente per cancellare l’esistenza di un popolo in nome di un suprematismo razzista basato su una visione fondamentalista della religione ebraica.

Il popolo palestinese e la sua Resistenza stanno resistendo al genocidio dal 7 ottobre del 2023 ma questa è solo all’ultima fase di questo piano di annientamento.
Sono infatti 76 anni che questo piano di pulizia etnica è in atto come affermazione di un colonialismo di insediamento, espressione politico/economica dell’imperialismo occidentale, del quale l’ideologia sionista, fin dalla nascita, si dichiara espressamente rappresentante in Medio Oriente.
Biden è responsabile, Trump è responsabile, gli USA sono responsabili i, l’Europa è responsabile, i paesi arabi e del golfo sono responsabili, l’Italia è responsabile, Il governo meloni-Salvini-Taiani è responsabile e ha le mani sporche del sangue dell’olocausto palestinese. Anche noi tutte e tutti siamo complici del genocidio se non alziamo la voce e non ci opponiamo ai piani sionisti e del blocco occidentale imperialista a partire dalla lotta contro il blocco di potere e del governo fascio liberista italiano.
Questo 25 aprile torneremo in piazza con le bandiere palestinesi contro il riarmo, la guerra imperialista, l’occupazione coloniale sionista e il genocidio palestinese.
Per attualizzare i valori della Resistenza, delle partigiane e i partigiani che hanno dato la vita per la liberazione dal nazi-fascismo, delle e dei combattenti che sono partiti con le Brigate Internazionali nel 1936 a fianco del popolo spagnolo contro il franchismo e che oggi sarebbero a fianco del popolo palestinese e della sua Resistenza.
Ieri nazi-fascismo ora nazi-sionismo ma il nemico è sempre quello. Un modo di produzione basato sulla massimizzazione dei profitti e dei consumi e sui rapporti sociali che da questi derivano, Un modello di società che impone i bisogni della classe al potere sulla maggioranza di sfruttate e sfruttati in ogni angolo del mondo. Il profitto per pochi contro i bisogni reali della maggioranza di donne e uomini e dell’intero pianeta. Contro l’imperialismo e il sionismo non si tace!
FERMIAMO LA CORSA ALLA GUERRA IMPERIALISTA.
FERMIAMO IL RIARMO
FERMIAMO IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE.
PER L’INVIO IMMEDIATO DI AIUTI UMANITARI
PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE D’OCCUPAZIONE DA GAZA E CISGIORDANIA.
PER IL RITORNO DEI PROFUGHI
PER IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE
Le compagne e i compagni del Csa Vittoria
info@csavittoria.org – csavittoria.org
LIBERTA’ PER TUTTE E TUTTI I PRIGIONIERI PALESTINESI NELLE CARCERI SIONISTE!
LIBERTA’ PER ANAN, ALI’, MANSOUR detenuti nelle carceri italiane per la complicità con l’entità sionista Israele.
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