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FREE ANAN YAEESH

Anan, Alì, mansour liberi subito – La Resistenza non si processa

APPELLO 

Per la liberazione di Anan Yaeesh e la fine della criminalizzazione della 

Resistenza Palestinese

Alle organizzazioni, alle associazioni della società civile e a tutte le realtà impegnate nella difesa dei diritti umani.

Invitiamo la società civile e le istituzioni a sottoscrivere questo appello per la liberazione immediata di Anan Yaeesh, cittadino palestinese rifugiato in Italia, detenuto da oltre un anno nel carcere di Terni con l’accusa infondata di “terrorismo”.

Chi è Anan Yaeesh?

Anan è un partigiano palestinese, nato a Tulkarem nel 1987. Ha vissuto la Seconda Intifada, durante la quale ha partecipato attivamente alla resistenza contro l’occupazione. È stato incarcerato per oltre quattro anni dalle autorità sioniste e, nel 2006, ha subito un agguato da parte delle forze speciali israeliane, riportando gravi ferite a causa dei colpi ricevuti. Dal 2017 risiede in Italia, dove ha ottenuto lo status di protezione speciale. Viveva a L’Aquila, dove lavorava e conduceva una vita stabile, fino al suo arresto il 26 gennaio 2024, in seguito a una richiesta di estradizione da parte di Israele, accolta dal governo italiano. Attualmente è sottoposto a misure cautelari a fini estradizionali ed è stato trasferito nel carcere di Terni.

Un processo ingiusto e politico

Nonostante il rigetto della richiesta di estradizione da parte della Corte d’Appello de L’Aquila — motivato dal concreto rischio che Anan possa subire torture e trattamenti inumani nelle carceri sioniste — le autorità italiane non ne hanno disposto la scarcerazione. Al contrario, è stato avviato un procedimento penale nei suoi confronti, con l’obiettivo di criminalizzare la sua legittima resistenza contro l’occupazione sionista, un diritto riconosciuto sia dal diritto internazionale che dal diritto internazionale umanitario.

Nel marzo 2024, anche altri due cittadini palestinesi, Ali Irar e Mansour Doghmosh, sono stati arrestati con le medesime accuse. In seguito a un ricorso in Cassazione contro le misure cautelari, entrambi sono stati scarcerati per “assenza di gravi e circostanziate prove”. Ciononostante, il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) ha deciso di rinviarli a giudizio nel medesimo processo, che avrà inizio il 2 aprile 2025.

Un oltraggio al diritto alla difesa

La prima udienza del processo contro Anan, Ali e Mansour, tenutasi il 2 aprile 2025 presso la Corte d’Assise de L’Aquila, ha evidenziato fin da subito gravi violazioni del diritto alla difesa. La Corte ha infatti ammesso come prove gli interrogatori condotti dalla polizia giudiziaria e dallo Shin Bet — i servizi segreti interni israeliani, noti per il ricorso sistematico alla tortura — presentati dall’accusa.

Al contrario, sono stati esclusi elementi fondamentali presentati dalla difesa, tra cui rapporti di ONG e testimonianze chiave, come quella di Francesca Albanese (Relatrice speciale delle Nazioni Unite), di giornalisti, esperti di diritto internazionale e conoscitori del contesto specifico di Tulkarem. Su quasi quaranta tra testimoni e consulenti indicati dalla difesa, la Corte ha ammesso solo due testimoni e due consulenti.

Si delinea così un processo in cui i giudici sembrano voler fondare il giudizio su prove non solo di parte, ma anche acquisite in violazione delle garanzie fondamentali previste dal diritto italiano e dal diritto internazionale. Gli interrogatori condotti dalle autorità israeliane sono infatti avvenuti in seguito a un crimine di guerra, poiché le persone interrogate erano state deportate, in violazione della Convenzione di Ginevra.

La complicità italiana

Mentre l’Italia permette a Netanyahu di violare il mandato di arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale, perseguita chi resiste a un’occupazione brutale, incarcerando e processando tre resistenti palestinesi privandoli delle tutele fondamentali. Questo processo è politico, strumentale alla repressione della resistenza palestinese ed espressione della complicità con il genocidio in corso.

Perché è fondamentale impedire questa condanna

La condanna di Anan costituirebbe un pericoloso precedente non solo per i palestinesi, ma anche per l’intero movimento di solidarietà con la Palestina, per ogni movimento di lotta in Italia e per qualsiasi forma di opposizione politica nel Paese. L’obiettivo appare chiaro: criminalizzare il diritto legittimo alla resistenza, un diritto che si rivela tanto più essenziale in un contesto come quello odierno.

Invitiamo, quindi, tutte le realtà politiche, sociali e sindacali a sostenere questo appello e a mobilitarsi su questi punti:

  1. L’immediata liberazione di Anan Yaeesh, e il proscioglimento suo, di Ali Irar e di Mansour Doghmosh da ogni accusa.
  2. Il rispetto del diritto internazionale, che riconosce al popolo palestinese e ai popoli sotto occupazione il diritto di resistere per l’ottenimento della propria liberazione e autodeterminazione.
  3. La massima diffusione del caso di Anan Yaeesh, attraverso tutti i mezzi comunicativi disponibili, l’organizzazione di iniziative informative in ogni territorio e la partecipazione attiva alla campagna per la sua liberazione.
  4. L’organizzazione di mobilitazioni per Anan Yaeesh, con presìdi davanti a Prefetture e Tribunali a partire da mercoledì 7 maggio, in occasione della prossima udienza, e nel weekend del 17-18 maggio in vista dell’udienza del 21 maggio. La voce di Anan deve essere presente in ogni manifestazione: ciò significa continuare a scendere in piazza per la Palestina.
  5. La più ampia partecipazione al presidio a L’Aquila il 21 maggio, in occasione di una cruciale udienza del processo.
  6. Il sostegno economico alla difesa legale, attraverso donazioni al Comitato Free Anan, per coprire le spese di questo processo.

Resistere non è terrorismo. Resistere è un diritto.

Per aderire all’appello 

comitatofreeanan@gmail.com

Firmatari:

Associazione Amicizia Bergamo-Palestina

Associazione Amicizia Sardegna-Palestina

CPA Firenze Sud

CSA Spartaco – Santa Maria Capua Vetere

Centro Culturale Handala Ali

Centro di Solidarietà Internazionalista dell’Alta Maremma

Collettivo Hurriya! – Pisa

Centro Iniziativa Popolare Alessandrino – Roma

Collettivo Politico-Culturale GalleRiart – Napoli

Collettivo Transfemminista FuoriGenere – L’Aquila

Comitato Aversa Con la Palestina

Coordinamento Marche per la Palestina

Coordinamento Molfetta per la Palestina

Coordinamento di Solidarietà con il Popolo Palestinese – Roma

Fanrivista – Fanzina Generalista

Ferrara per la Palestina

Firenze per la Palestina

Fronte Comunista

Giovani Palestinesi d’Italia (GPI)

Laboratorio Politico Iskra

Liberi/e di Lottare- Fermiamo il DDL 1660

Madri Contro la Repressione – Sardegna

Movimento di Lotta “Disoccupati 7 Novembre”

Resistenza Popolare

Rete Collettivi e Comitati di Lotta

SI Cobas – Napoli e Caserta

Slai Cobas

Soccorso Rosso Proletario

Soccorso Rosso Internazionale

Unione Comunità e Organizzazioni Palestinesi – Europa

Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP)

Rete Cuneese per la Palestina

#LibertàPerAnan #ResistereÈUnDiritto

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