SABATO 5 APRILE ORE 14,30 GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO DDL SICUREZZA, GUERRA E ZONE ROSSE! INIZIATIVA DI CONTROINFORMAZIONE E DENUNCIA IN PIAZZALE CORVETTO
NO AL RIARMO – NO ALLA GUERRA – NO AI DECRETI SICUREZZA – NO ALLO STATO DI POLIZIA
LA VERA SICUREZZA È AVERE UN POSTO DI LAVORO, UN SALARIO, UNA CASA E UNA SANITA’ UNIVERSALISTICA!
SABATO 5 APRILE ORE 14,30
GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO DDL SICUREZZA, GUERRA E ZONE ROSSE!
INIZIATIVA DI CONTROINFORMAZIONE E DENUNCIA IN PIAZZALE CORVETTO.
e dopo andiamo insieme al corteo in solidarietà per il popolo palestinese – partenza da Porta Venezia e termine in San Babila
L’ulteriore rinvio del DDL sicurezza dettato da questioni di natura tecnica, ne procrastina la definitiva approvazione, ma non ne intacca ovviamente l’impianto securitario e repressivo.
Queste norme, infatti, non si limitano a una profonda stretta repressiva del dissenso propagandata con la garanzia di una presunta necessaria maggior “sicurezza”, ma sono parte di un progetto più complessivo di trasformazione della società in senso autoritario. Un progetto quindi non limitato alla sola Italia, ma che attraversa tutte le cosiddette formali democrazie occidentali che, nella frenetica corsa al riarmo, stanno approntando la strumentazione giuridica necessaria per la pacificazione forzata dei rispettivi fronti interni.
Nella sola Europa il rilancio di un nuovo ciclo di accumulazione (per il quale i paesi membri non possono trovare una posizione comune divisi tra pragmatismo nazionalista e creazioni di alleanze di “volenterosi” guerrafondai) attraverso il piano “ReArm Europe”, la programmata riconversione in produzione di armamenti a 360° di settori dell’industria e l’azione della Banca Europea degli investimenti orientata a sostenere il riarmo, assecondano da un lato le pulsioni più retrive di disciplinamento e di controllo sociale dei rispettivi esecutivi e, dall’altro, elevano ulteriormente i livelli di gerarchizzazione e di arruolamento ideologico per adeguarli a un’economia di guerra in rapida progressione.
E ciò ci è invero imposto dalla nuova fase caratterizzata dalla crisi strutturale del modello economico-sociale capitalistico. Una fase caratterizzata dall’inasprimento e dalla accelerazione di tendenze già in atto: tra tutte la finanziarizzazione, la centralizzazione dei capitali accompagnata comunque da politiche di austerità, nonché la competizione internazionale sempre più dura ed estesa per profitti e risorse strategiche che indicano un’esplicita tendenza alla guerra.
La presidenza Trump, nel reagire a ciò (in particolare al consolidamento tecnologico ed economico di avversari non più proni subordinati) sta modificando i passati equilibri internazionali: il ricompattamento del capitalismo USA e il tentativo di rafforzare il dollaro per aggredire quantomeno il progressivo maturare degli interessi dell’esorbitante debito federale e, al contempo, di ridurre il gigantesco disavanzo commerciale, si sta traducendo in una politica commerciale aggressiva coniugata, tra le altre, nella previsione di dazi draconiani, protezionismo e tagli per scaricare all’esterno dei propri confini contraddizioni divenute esplosive. Una politica che rappresenta, per i pressoché scontati rischi dell’incremento dell’inflazione e le probabili ricadute sulla generale struttura economica statunitense (già sull’orlo della stagnazione), un’enorme scommessa che però l’imperialismo USA non può evitare di giocare: è in discussione, infatti, il primato egemonico globale nonché la stessa sopravvivenza economica della “american way of life”.
Ciò sta allargando la strada per lo scoppio di conflitti “locali” che investono per ricaduta economie già indebolite, nonché i livelli salariali ed esistenziali per milioni di lavoratrici e lavoratori in ogni settore produttivo. In termini complessivi, infatti, con un rapido sguardo anche in questo caso diffuso sulle principali economie continentali e comunque occidentali, il disastro economico in cui versano le maggiori economie sono evidenti e ben rappresentate da statistiche e dati dei maggiori istituti internazionali. I dati sulla produzione industriale italiana descrivono una caduta costante da quasi due anni in pressoché tutti i settori produttivi e il progressivo impoverimento delle classi subalterne, oppresse da anni di deflazione salariale e di sgretolamento delle tutele e dei diritti acquisiti, fotografano una situazione di sofferenza sociale altrettanto impietosa. Istat e Ilo (organizzazione internazionale del lavoro) segnalano infatti che in Italia ci sono 13,5 milioni di persone che sono in povertà o a rischio esclusione sociale e che i salari reali degli italiani a far data dal 2008 sono crollati dell’8,7%.
Il concretizzarsi dell’imposizione di politiche securitarie e l’accentramento autoritario del comando decisionale ideologico-politico rivestono quindi un ruolo non solo immediato ma indicano anche una chiara strategia di terroristica prevenzione e reazione repressiva alle possibili resistenze sia in termini di dissenso diffuso, di conflittualità sociale, spontanea od organizzata, che di lotta di classe.
Siamo consci che la repressione sia congenita al dominio di classe, ma crediamo che misure quali il DDL sicurezza, le zone rosse improntate anche alla “profilazione razziale” dei soggetti da colpire, l’attacco al diritto di sciopero, vadano inseriti in un progetto più generale di svuotamento progressivo dall’interno della stessa “democrazia parlamentare” per trasformare il governo in un agente diretto di “comando” del potere economico capitalista.
La tendenza globale alla guerra diffusa e all’economia di guerra, l’accelerazione della trasformazione dello stato in senso autoritario (e le conseguenti misure da stato di polizia) impongono un adeguamento delle prospettive di lotta per tutte e tutti noi. Tra queste vi è sicuramente la necessità di esperire le possibilità di costruire e partecipare a iniziative che si pongano in una prospettiva di massa e che rappresentino momenti sui quali convergere e riversare ogni sforzo di partecipazione per allargare il fronte di opposizione al progetto di ristrutturazione capitalista e alle sue conseguenze materiali.
Ma il sistema economico che produce guerra e miseria su scala mondiale è lo stesso che ha prodotto il colonialismo sionista israeliano ed è lo stesso responsabile del genocidio palestinese.
Contro il DDL 1660 e la creazione di zone rosse nelle nostre città!
Sabato 5 aprile TUTTE E TUTTI IN PIAZZA!
- Fermiamo l’imperialismo e il sionismo rivendicando la nostra solidarietà al popolo palestinese.
- Combattiamo fascismo razzismo!
- Abbattiamo ogni discriminazione di genere e ogni forma di omofobia!
- Difendiamo il pianeta dalla distruzione capitalista!
Una sola è la lotta PER UNA SOCIETA’ DI LIBERI E DI UGUALI
SENZA GUERRE E SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SULL’UOMO
E DELL’UOMO SULLA DONNA E SULLA NATURA.
Diffondi, partecipa, allarga la mobilitazione.
Per il diritto all’esistenza, alla resistenza, al ritorno di tutti i profughi, all’autodeterminazione del popolo palestinese.
Con la Palestina nel cuore!
Le compagne e i comagni del Csa Vittoria
csavittoria.org – info@csavittoria.org
- NO ALLA GUERRA
- NO AI DECRETI SICUREZZA
- NO ALLO STATO DI POLIZIA
- LA VERA SICUREZZA È AVERE UN POSTO DI LAVORO, UN SALARIO, UNA CASA E UNA SANITA’ UNIVERSALISTICA!
- LA VERA SICUREZZA È VIVERE SENZA PRECARIETA’, SENZA ESSERE SFRUTTATI, È LA CERTEZZA DI NON MORIRE SUL LAVORO O DI LAVORO. LA VERA SICUREZZA È VIVERE
SABATO 5 APRILE ORE 14,30
GIORNATA DI MOBILITAZIONE CONTRO DDL SICUREZZA, GUERRA E ZONE ROSSE!
INIZIATIVA DI CONTROINFORMAZIONE E DENUNCIA IN PIAZZALE CORVETTO.
e dopo andiamo insieme al corteo in solidarietà per il popolo palestinese – partenza da Porta Venezia e termine in San Babila
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