SABATO 22 GIUGNO CORTEO a Milano ore 15.00 Largo Cairoli con arrivo in San Babila
FERMARE GUERRA E GENOCIDIO E’ LA PRIORITA’!
Il G7 è finalmente terminato, con la sua narrazione meloniana esaltata della sua gran cassa mediatica da minculpop (ministero della cultura popolare durante il ventennio fascista), ma il GENOCIDIO in Palestina invece continua. La grande abbuffata mediatica dei “grandi” del mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Germania, Francia,Canada, Italia e commissione europea) ) ha reso evidente, nella sostanza, l’ arroccamento su posizioni belliciste insieme alla volontà di non produrre alcun miglioramento per la vita di ogni proletaria/o in tutto il pianeta nè certamente del popolo Palestinese.

Il processo di aggregazione di blocchi economici/politici/militari e sempre più aggressivi nella difesa dei diversi interessi capitalistici subisce una nuova accelerazione nel momento in cui, parallelamente al pomposo e autoincensatorio G7 italiano, si è svolto in Russia l’incontro programmatico dei ministri degli esteri dei paesi Bric’s allargato a nuove adesioni.
Oltre agli storici Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica si sono aggiunti anche l’Egitto, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, Etiopia e anche l’Iran, con la Turchia che gioca le sue carte su entrambi i fronti per incrementare il proprio peso a livello internazionale e l’India che si mentre salvaguarda i suoi rapporti con l’occidente partecipando al G7, sfrutta a piene mani il petrolio russo per l’incremento del proprio P.I.L..
In poche parole il pianeta terra, in entrambe le sue componenti, sia quella umana che naturale, è ostaggio e terreno di scontro tra le diverse aggregazioni di potenze mondiali/locali per la difesa o il possibile accaparramento di nuovi mercati in un quadro di competizione trasformatasi da politica/economica in militare e saremo noi lavorator@, immigrat@, ragazz@ e donne delle classi subalterne a pagarne le conseguenze.
Dal G7 viene annunciato ancora l’invio di 50 miliardi di armi al tragico burattino nazionalista Zelensky. Vengono lanciate ancora sfide di guerra alla controparte russa, ancora parole di rifiuto e guerra nei confronti dei migranti, ancora parole vuote e contraddittorie sul riconoscimento di diritti civili e ancora piena conferma dell’impegno economico e militare a sostegno del governo sionista-israeliano dei terroristi Netanuahu, Smotrich, Ben Gvir e il restro della banda di criminali che lo compone.
Lo spostamento a destra dell’asse politico europeo, con l’exploit della destra sovranista, reazionaria, neofascista, omolesbotransfobica, populista nelle sue mille sfaccettature e antiproletaria, pur in attesa dell’incognita delle elezioni francesi di fine settimana, ci indica un futuro con condizioni sempre più difficili dal punto di vista delle condizioni economiche e di vita ma anche di agibilità politica in tutta l’Europa.

In Italia, ad esempio, su proposta firmata dal trio Piantedosi,Nordio, Crosetto, verrà a breve discusso nei due rami del parlamento un nuovo pacchetto di gravi misure repressive finalizzato al sensibile aggravamento delle pene in caso di “reati sociali”. Manifestazioni non autorizzate, occupazione di case, strade, stazioni ferroviarie, con l’introduzione della possibilità di arresto anche in caso di resistenza passiva come un picchetto operaio. Un trattamento speciale, come poteva essere altrimenti, è destinato ai migranti che si ribellassero nei CPR con l’applicazione di ulteriori misure restrittive.
Il senso è molto chiaro. Mentre la Meloni nasconde dietro ai lustrini del G7 il sottobosco di un quadro militante ancora biecamente e volgarmente fascista, emerge la volontà di affermazione dell’identità securitaria e autoritaria se non ideologicamente fascista di questo governo. Un’identità ideologica con profonde radici nel passato che si sottomette alle esigenze neoliberiste di assoluta fedeltà , fino al servilismo, nei confronti del blocco imperialista occidentale per assicurarsi la stabilità dei mercati.
Lo sviluppo dialettico del processo crisi/saturazione dei mercati/sfruttamento-devastazione ambientale/concorrenza intercapitalistica/guerra peggiora le condizioni di vita per milioni di proletarie e proletari, allargando la forbice tra chi accumula ricchezze e chi fatica sempre di più ad arrivare alla fine del mese. La crisi però crea dissenso e il governo delle destre Meloni/Salvini/Taiani sta lavorando per definire le condizioni di massima deterrenza “armandosi” dal punto di vista legislativo e non solo per combatterlo. Possiamo prevedere che la “deriva peronista” sul quale sta puntando il capitalismo italiano, utilizzando il governo più ideologicamente a destra dal dopo guerra per difendere i propri interessi di classe, porterà ad un inasprimento dello scontro politico e di classe e l’auspicio è quello di lavorare collettivamente per un fronte di classe il più omogeneo possibile.
Dal punto di vista di questo quadro più complessivo il trattamento disumano a cui è sottoposto il popolo Palestinese, è quasi un “danno collaterale” nello scontro tra interessi globali.
Dal punto di vista del popolo Palestinese questo è però afferma invece come consenso e complicità nel suo genocidio.
Consenso e complicità di tutti gli stati del blocco occidentale, tra cui spicca l’Italia, con un racconto ignobile che tace dell’insediamento Israeliano in Palestina iniziato nel 1948, e rafforzato dall’espansione del 1967, “sanzionata” dall’Onu, che ancora oggi continua giorno dopo giorno. Un racconto che non dice che la “Striscia di Gaza”, riconsegnata ai Palestinesi a fine 2005, è circondata da muri e filo spinato, che non parla di apartheid e pulizia etnica. Un piccolo lembo di terra che, per la sua sopravvivenza, dipende per il 75% da aiuti umanitari e che questo accade per la volontà israelinana che il popolo Palestinese non possa crescere economicamente e autonomamente perchè questo si trasformerebbe in una rivendicazione politica al diritto ad una lbera Autodeterminazione, e questo non è previsto dall’ideologia suprematista, settaria e colonialista del sionismo.
Sionismo israeliano che tronfio di suprematismo si prepara ad allargare il proprio espansionismo con un attacco militare al Libano per giustificare, con la guerra al “fronte esterno” la continuazione del genocidio sul “fronte interno”. D’altronde l’unità ideologica sionista nasce cresce e continua sulla guerra assassina contro i popoli del medio oriente come fondamenta del paese.
Ma davanti a tutto questo il racconto ignobile e filo sionista fissa al 7 ottobre l’inizio della storia in Palestina giustificando, o al massimo criticando le “esagerazioni”, il Genocidio in corso.
Una politica genocidaria che è sempre più evidente per le sue conseguenze in termini di vite umane e distruzione di ogni tipo di infrastruttura.
Bombe, proiettili, fame, mancanza di assistenza sanitaria sono i mezzi con i quali il governo sionista israeliano sta praticando il gencidio.
Il progetto sionista è quello di cacciare definitivamente il popolo Palestinese da Gaza rendendone impossibile la ricostruzione, concendendo al massimo la definizione di “riserve indiane”, come appunto quelle costruite dal nascente imperialismo statuntense per i nativi americani. D’altra parte, U.s.a. e Israele, sono infatti accomunati nella loro “nascita”, dalla negazione del diritto all’esistenza dei popolo dei Nativi Americani e dai Palestinesi. Nel frattempo, in Cisgiordania, continua l’esproprio arbitrario e illegale di terre Palestinesi da parte di coloni criminali armati dal governo sionista/israeliano.
Il termine più appropriato che nasce spontaneo è, in tutta la sua drammaticità e implicazioni. è disumanità giustificato dalle dichiarazioni di diversi ministri israeliani, i palestinesi non sono esseri umani e non godono quindi di alcun diritto. Ma a questo sostantivo dobbiamo aggiungere anche nazista, suprematista, razzista!!
Un genocidio a cui nessuno si oppone se non la solidarietà internazionalista che, con ancora più forza, nel momento in cui un cessate il fuoco sembra lontano, è chiamata a non lasciare solo il popolo Palestinese me la sua Resistenza chiamando alla partecipazione chiunque ad ogni livello di empatia umana o politico solidarizzi con il popolo Palestinese.
Con la discriminante findamentale per una partecipazione a chiunque si richiami al fascismo, al nazismo e all’antisemitismo.
Alla violenza basata sulla sopraffazione dell’ideologia sionista noi contrapponiamo la nostra idea di Palestina, una Palestina libera, una terra di Pace dove popoli e religioni possano convivere senza più sopraffazione, senza colonialismo, dal fiume Giordano al mar Mediterraneo con Gerusalemme capitale delle tre religioni monoteiste.
Una Palestina laica senza più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna e del genere umano sulla natura.
Una Palestina Libera !!!

Chiudiamo questo 36esimo appello con il ricordo del comandante Ernesto Chè Guevara a pochi giorni dall’anniversario della sua nascita il 14 giugno del 1928.
Un esempio per ogni rivoluzionario, un compagno dall’umanità assoluta che ha dato la sua vita per la liberazione di un altro popolo sfruttato in un sudamerica considerato il proprio “cortile di casa” dall’imperialismo USA. E questo esempio è oggi attualissimo.

Del Che’ riprendiamo solo questa frase parte della lettera ai figli prima di partire per la Bolivia :
“….. Ricordatevi che le Rivoluzione è quello che conta, e che ognuno di noi, da solo, non conta niente.
Ma più di ogni cosa, imparate a sentire profondamente tutte le ingiustizie compiute contro chiunque, in qualunque posto del mondo.
Questa è la qualità più importante di un rivoluzionario.”
E’ quello che tutte e tutti noi dovremmo sentire per la Palestina!
Le compagne e i compagni del Csa Vittoria
www.csavittoria.org – info@csavittoria.org
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Segnaliamo il nostro pamphlet divulgativo sulla Palestina da leggere o scaricare: https://www.csavittoria.org/it/csa-vittoria/contributo-la-palestina
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