La Cisgiordania come Gaza. Fermiamo il genocidio e la pulizia etnica del popolo palestinese! No DDL 1660! No allo stato di polizia!

Inviato da redazione il Gio, 30/01/2025 - 21:19
Categoria
MILANO 1 febbraio - 69° sabato di mobilitazione -
ore 15 piazza Castello.
FERMIAMO IL GENOCIDIO - FERMIAMO LA PULIZIA ETNICA
per il diritto all'esistenza, alla resistenza
al ritorno dei profughi , all'Autodeterminazione del popolo palestinese.
ORA E SEMPRE a fianco del popolo palestinese e della sua Resistenza!
 

1917 dichiarazione di Balfour

1948 l'anno della NAKBA: la catastrofe

1967 l'anno della NAKSA: la ricaduta

2024 l'anno del GENOCIDIO a Gaza

2025 l'anno della PULIZIA ETNICA definitiva in Cisgiordania?

gaza

Questa è una foto che, senza la possibilità di alcuna interpretazione diversa, ribalta storicamente la narrazione del "diritto all'autodifesa" dell'entità sionista Israele. Questa è una precisa riproduzione dell'avanzata del colonialismo sionista in terra di Palestina chiamato "diritto ad esistere" dall'occupazione militare colonialista sionista israeliana.

Questa è un'immagine che svuota e dimostra quanto siano prive di senso oggettivo queste due enunciazioni di principio che sentiamo ripetute all'infinito dai media come automi acefali caricati a molla dalla propaganda sionista. Due enunciazioni di principio che risultano essere solo fumo propagandistico proprio perché non inquadrate nell' oggettività di un processo storico ma che diventano invece aberrazioni per giustificare il genocidio palestinese e la pulizia etnica in Cisgiordania.

Eppure, basterebbe veramente poco. Basterebbe conoscere, anche solo a larghi cenni, le varie fasi della storia dell'occupazione sionista in Palestina. Un breve accenno storico utile alla comprensione: basterebbe ricordare la protervia del progetto sionista "a prescindere" che portarono  all'attentato della banda terrorista Irgun (formazione paramilitare sionista che insieme a Haganah e alla banda Stern rappresentò l'embrione del futuro esercito israeliano) al King David Hotel a Gerusalemme nel 1946 (sede del quartier generale britannico) con 137 morti, come risposta ai loro allibiti protettori britannici e al già favorevole "White Paper", il Libro Bianco britannico che, pur facendo propria la dichiarazione di Balfour sulla "creazione di un focolare ebraico in Palestina", cercava però di contenere l'esplodere esponenziale dell' immigrazione ebraico sionista in Palestina limitandone gli ingressi e presentando la proposta di "uno stato indipendente di Palestina" che contemplasse la gestione congiunta di un’unica entità statale. E il sionismo sabotò, con il loro metodo terroristico per la prima volta utilizzato contro l’Inghilterra, persino questa proposta a loro favorevole pur di perseguire il proprio progetto espansionista di una "Grande Israele" con un ruolo egemonico nell'area medio-orientale.

Torniamo all'oggi.

Il cessate il fuoco in vigore, pur nella sua precarietà e nella sua dipendenza dall'arbitrarietà sionista, ha però permesso un'eccezionale dimostrazione di forza e di umanità da parte del popolo palestinese e della sua Resistenza con la consegna delle 4 soldatesse israeliane. Un bagno di folla e di supporto popolare per le forze organizzate della Resistenza che ben pochi media nazionali e internazionali non hanno potuto non cogliere, insieme al messaggio chiaro che l'entità sionista Israele NON HA VINTO. D’altra parte, il vincolo indissolubile di appartenenza alla terra di Palestina è ancora una volta dimostrato dalla fiumana di donne e uomini di ogni età che, con ogni mezzo possibile e in mezzo alla devastazione più assoluta, riescono ancora a sperare e stanno cercando di tornare alle loro "case" in macerie nel nord di Gaza... Un'altra immagine di dignità e di speranza e di resistenza popolare che nessuna canaglia sionista potrà mai vincere.

gaza
La marcia del ritorno del popolo palestinese verso Gaza del nord

È appena passato il 27 gennaio - Giornata della Memoria - 

Tra polemiche e distorsioni volute dalla comunità ebraica milanese proprio in una giornata che dovrebbe rappresentare una data fondante di una memoria condivisa per l'orrore rappresentato dal ricordo dell'eliminazione sistematica di milioni di ebrei, partigiani, militanti comunisti, militari, omosessuali, portatori di handicap, comunità rom e sinti e ogni portatore di "diversità" non conforme alla rappresentazione della superiorità della cosiddetta "razza ariana".

Ci sentiamo di dover ricordare che il ricordo dell'Olocausto e la battaglia antifascista e antinazista sono aspetti valoriali di solidarietà e di uguaglianza che la sinistra di classe più di ogni altro ha fatto propri e per i quali coerentemente combatte ORA E SEMPRE facendo muro davanti al governo Meloni che ha radici politico ideologiche e lo stesso simbolo della fiamma del ventennio fascista antisemita complice dell'Olocausto. Quello che vediamo è invece un avvicinamento tra singole comunità ebraico sioniste e il governo più di destra dal dopo guerra all'insegna di un'islamofobia che è evidentemente un tratto distintivo della sub cultura fascista e sionista.

Non avremmo mai voluto fare questa considerazione ma purtroppo anche questo 27 gennaio abbiamo letto e ascoltato dichiarazioni farneticanti che negano i crimini compiuti a Gaza che ci dicono che, per gli ebrei sionisti, il 27 gennaio non è una giornata di memoria collettiva ma è diventata un'occasione in cui il trauma dell'Olocausto e il ruolo interiorizzato di vittime viene utilizzato come arma per ampliare il solco tra il legittimo MAI PIU' e il negato MAI PIU' PER NESSUNO. Anzi l'Olocausto diventa assurdamente e immotivatamente la ragione del genocidio di un altro popolo nascondendo e mistificando ancora una volta la differenza tra la religione ebraica e il crimine d'odio suprematista come fondamento primario del sionismo.

Aggiornamenti dalla Cisgiordania.

La situazione in Cisgiordania è tragica e indica un preciso progetto di espansionismo coloniale che ha chiaramente le caratteristiche di PULIZIA ETNICA sul tutto il territorio.

Sono saliti a 898 i check point con cancelli e posti di blocco dell'esercito di occupazione coloniale sionista nella Cisgiordania.

Il controllo militare su tutta la popolazione palestinese vuole essere assoluto con l'utilizzo di ogni arma per imporre la "pace sionista" e cioè la morte, ad ogni palestinese che si rifiuti di lasciare il suo campo, la sua casa, i suoi ulivi. Ed è la Cisgiordania la nuova frontiera del sionismo, dove viene applicato il "metodo Gaza". L'espulsione dei palestinesi dalla Cisgiordania per lasciare il posto ai nuovi coloni che provengono da tutto il mondo grazie ai finanziamenti del governo Netanyahu come gli altri prima di lui.

In Cisgiordania è emerso prepotentemente il tradimento vergognoso dell’Autorità Palestinese. Come un nuovo governo Vichy alleato del nazismo, persegue arresta e uccide militanti della Resistenza palestinese in Cisgiordania eseguendo gli ordini dell'entità sionista israele.

Jenin in particolare per la sua storica capacità di resistenza e il profondo radicamento popolare di essa, sta pagando un prezzo altissimo per la sua opposizione. Non ci dilunghiamo riportando dati probabilmente già noti ma ci limitiamo a riportare il link ad un articolo di Pagine Esteri invitando a visionare il filmato VIDEO JENIN di Eliana Riva:

https://pagineesteri.it/2025/01/24/medioriente/jenin-come-jabaliya-16-uccisi-gli-abitanti-temono-una-nuova-gaza/

L' "ETA' DELL'ORO" del golpista Trump.

Senza MAI dimenticare il supporto economico politico e militare di anni e l'enorme responsabilità, ben oltre la complicità nel genocidio palestinese, dell'amministrazione "democratica" di Biden, risulta evidente che anche il neoeletto Trump rappresenti certamente una minaccia per il popolo palestinese.

Tra le sue prime proposte dobbiamo annotare quella di "far spostare" almeno un milione di palestinesi oltre i confini di Gaza perché ... ci sono solo macerie.

Sono affermazioni che solo una persona affetta da idiotismo potrebbe fare con leggerezza ma non ci risulta che Trump lo sia mentre appare evidente il suo patologico razzismo islamofobico.

gaza

Esiste però un contesto globale che favorisce l’abbraccio politico/ideologico tra questi 2 criminali permettendo di affinare le loro strategie imperialiste e sioniste.

Ancora una volta dobbiamo denunciare il servilismo della maggioranza dei media occidentali che hanno accolto, derubricandole a folklore, le dichiarazioni di "guerra al mondo" del neopresidente Usa Trump. Il neopresidente golpista Trump, nel suo primo intervento, ha in un colpo solo minacciato il Messico di sanzioni per la presunta "l'invasione" di immigrati che, entrando "clandestinamente" negli Usa, vanno invece ad ingrassare i ricchi proprietari di fabbriche e terreni agrari a ridosso del confine e ad ingrossare le fila degli sfruttati che sostengono con il loro lavoro sommerso l'economia delle città del nord. Ha annunciato di voler prendere il controllo del canale di Panama indispensabile per accorciare il trasferimento delle merci Usa via nave, occupando quindi militarmente un altro paese con un'operazione di tipico colonialismo imperialista. Ha dichiarato che vuole "prendersi la Groenlandia" (oggi vincolata alla Danimarca) per velocizzare il flusso delle merci ed avere accesso a risorse energetiche ancora non sfruttate.  Ha cominciato la deportazione (di milioni??) di immigrati, che sostengono con i loro bassi salari l'economia statunitense, definiti criminali in quanto tali e minacciato di sanzioni la Colombia che protestava per le condizioni degradanti degli immigrati detenuti in catene come raffigurato nelle foto ufficiali della Casa Bianca come ostentazione di forza e disprezzo.

La sua unica religione è evidentemente il profitto capitalista al di sopra di ogni legge umana, trattato internazionale o convenzione ... Una riedizione nel 21° secolo della legge della Jungla e del più forte: mi serve quindi me lo prendo.

Queste urla scomposte, da "dittatore dello stato libero di bananas", farebbero sganasciarsi dal ridere se non fosse che Trump è il presidente degli Usa che sono uno dei contendenti di una escalation di guerra globale economica, politica e militare tra superpotenze, armate di bombe atomiche, che si fronteggiano per l'egemonia su mercati e risorse. 

Il supporto dei colossi mondiali di gestione di piattaforme social e siti commerciali e complessivamente della rete (X, Google, Amazon, Facebook) con il rilievo assoluto del suprematista bianco Elon Musk, incrementano esponenzialmente il potere dell’”arruolamento ideologico" nella macchina da guerra dell'imperialismo statunitense e non solo.

mb
Sembra un "affannato mentale" ma è l'uomo più ricco del mondo

Legame tra crisi economica, concorrenza inter-imperialistica, tendenza alla guerra e trasformazione autoritaria dello stato - NO ALLO STATO DI POLIZIA NO DDL 1660 - 

Tutto ciò è estremamente preoccupante e quello che è certo è che la crisi globale e il vacillare della struttura economica ha accentuato esponenzialmente la concorrenza internazionale facendo prevalere una tendenza alla guerra in un sistema che è già strutturalmente fondato sullo scontro economico tra economie in competizione.

Questa crisi globale, che investe la struttura economica capitalistica, sta anche producendo modificazioni in senso autoritario delle sovrastrutture politiche funzionali al suo funzionamento ed in ultima analisi alla sua sopravvivenza. 

Lo spostamento a destra del baricentro politico nella vecchia Europa e il fiorire di "capi/e-popolo" esplicitamente di estrema destra come Meloni e la tedesca Alice Weidelm (AFD), sostenute infatti ufficialmente dal suprematista Musk, serve al capitalismo per "velocizzare" e rendere più diretto il comando in tempo di crisi. Per rendere più esecutivo il processo decisionale senza più "perdere tempo" con il parlamento e superare il concetto stesso di "democrazia borghese" fondato formalmente (solo formalmente) sullo stato di diritto. Il cosiddetto "diritto individuale" diventa solo un peso se ostacola le decisioni del potere economico. Si diventa "anti-italiani" e nemici della patria se non ci si inchina davanti agli interessi dei grandi monopoli economici e delle loro rappresentanze politiche. Serve, in un clima bellicista di "tendenza alla guerra", per gerarchizzare i rapporti sociali e renderli obbedienti al potere e alle sue scelte. Serve, dal punto di vista dei rapporti sociali, per gestire con il pugno di ferro le possibili situazioni di conflitto. 

Come naturale, non stiamo assistendo al nuovo risorgere di fascismo e nazismo per come si sono storicamente determinati, ma di una forma ibrida di autoritarismo iperliberista utile alla gestione di politiche e scelte economiche sempre più funzionali, all'interno del blocco atlantista, in una proiezione di guerra globale contro l'emersione di nuovi blocchi imperialisti o nuovi aggregati di capitalismi nazionali. Un misto di nazionalismo/militarismo/virilismo/fascismo dal punto di vista ideologico culturale e politico, e di liberismo senza regole sul campo economico. E se qualcosa non va è colpa degli antitaliani.

In questo quadro economico/politico così difficile e in costante peggioramento, siamo di fronte ad una sua funzionale e progressiva restrizione di spazi di agibilità politica. Ne sono esempio la prossima promulgazione del decreto liberticida 1660, l'instaurazione delle zone rosse con che contengono una profilazione una profilazione razziale dei soggetti da avversare, lo "scudo penale" nell'esercizio dell'ordine pubblico e, degli scorsi giorni, la coercizione "cilena" utilizzata per fare spogliare delle manifestanti a Brescia).

L''assenza di una soggettività politica collettiva anticapitalista e di un processo di ricomposizione di un movimento di classe diffuso e generalizzato, ha concesso alla destra fascio/liberista lo spazio di manovra per raccogliere la delega e interpretare un ruolo di (falsa) "sicurezza" e di "efficienza" per una leader che vuole dare l'immagine di sé della "donna "forte al comando" che  interviene in "prima persona" per risolvere i problemi e per costruire un rapporto diretto con il "popolo" senza mediazioni democratiche. 

Questo uso diretto del potere, questa costruzione di un'ideologia di guerra per definire un'identità nazionale in cui potersi rifugiare, sembra ancora essere una soluzione attrattiva anche per pezzi di classe lavoratrice e di proletariato espulso o ai margini della produzione che rivolgono invece verso il basso della scala sociale (immigrati e diversi in genere) l'odio e le paure per la propria precarietà della vita. Non è più rinviabile l'assunzione di una responsabilità collettiva di tutte e tutti noi, di invertire il senso della corrente e rilanciare una prospettiva di classe che intervenga nelle contraddizioni materiali e metta al centro i bisogni reali e non il profitto.

"La scelta tra il governo della guerra, del profitto e la conseguente politica economica antiproletaria, e un’alternativa di sistema che superi lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna e sulla natura è quindi oggi il terreno sul quale dobbiamo misurarci per la costruzione di una nuova società di liberi e di uguali."

gaza

No alla guerra imperialista.

L'unica guerra possibile è quella di liberazione dal colonialismo o dall'oppressione di classe.

 

- Per un commento più approfondito rinviamo al nostro ultimo contributo per una riflessione collettiva del quale indichiamo il link: https://www.csavittoria.org/it/capitalelavoro/crisi-concorrenza-internazionale-guerra-crisi-climatica-trasformazione-autoritaria -

gaza

Contro imperialismo e sionismo!

ORA E SEMPRE con il popolo palestinese e la sua Resistenza

 

Con la Palestina nel cuore!

Le compagne e i compagni del Csa Vittoria