SDA: IL MURO DEI PADRONI E DEL PD NON FERMERA' LA NOSTRA LOTTA

Inviato da redazione il Ven, 06/10/2017 - 11:58
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E' terminato nella tarda serata di ieri il vertice in Prefettura a Milano tra SI Cobas, SDA, consorzio UCSA e rappresentanti istituzionali. L'esito è stato un ennesimo nulla di fatto.
 
Di fronte alle aperture del SI Cobas, che con senso di responsabilità verso i lavoratori ha mostrato la sua disponibilità a permettere la ripresa delle attività sul sito di Carpiano a patto che entrassero tutti i lavoratori in un lasso di tempo massimo di un mese, SDA e UCSA hanno alzato in maniera pretestuosa un muro, arrivando a rifiutarsi di firmare il verbale d'incontro redatto dalla Prefettura, che per giunta non faceva altro che limitarsi a "registrare" le rispettive posizioni delle parti in causa.
 
Per giungere a un primo accordo di "armistizio" chiedevamo come unica condizione la garanzia che il sistema di lavoro a rotazione giornaliera, definito da SDA inevitabile a causa della significativa perdita di volumi prodottasi in queste settimane, fosse limitato al tempo strettamente necessario a riprendere l'ordinaria attività, e che nel frattempo l'UCSA si facesse carico di attivare, così come già concordato con l'altro consorzio sugli Hub di Bologna e Roma, l'integrazione salariale per le ore contrattuali non lavorate, con un'integrazione "extra" a carico del committente o fornitore tale da garantire a tutti il 100% del salario.
 
A fronte di queste proposte costruttive (che, lo ripetiamo, sono state già ratificate sugli hub di Roma e Bologna!) la chiusura di UCSA e SDA è stata totale, fino ad arrivare alla vera e propria provocazione di proporre l'attivazione della NASPI per un numero imprecisato di lavoratori: tradotto in parole semplici, i padroni vorrebbero risolvere la vertenza con i licenziamenti!
 
Oramai dovrebbe essere chiaro a tutti che SDA e Poste Italiane stanno volutamente inasprendo all'inverosimile la tensione.
 
Di fatto i padroni stanno mettendo in atto a Carpiano una vera e propria serrata. Il loro intento è tutt'altro che sbloccare il magazzino e liberare i 70 mila colli bloccati, bensì mantenerli bloccati e usarli come alibi per scaricare sul SI Cobas la responsabilità della situazione di caos in atto e minacciare il ricorso a "misure estreme" quali l'azione di forza della polizia, la chiusura dell'Hub o una nuova ondata di licenziamenti!
 
Si tratta di una strategia finalizzata ad evidenziare che Sda, perdendo milioni, deve essere rifinanziato da Poste o ceduta ad Amazon, ed in ambedue i casi i dirigenti di Sda si sono proposti di estromettere il SI Cobas dal magazzino e liberarsi della presenza scomoda di un sindacato che fa il suo mestiere: una strategia che vede UCSA e SDA nelle vesti di esecutori, e il governo Gentiloni e la triplice collaborazionista di Cgil-Cisl-Uil nelle vesti di mandanti politici.
 
Se SDA e Usca si rifiutano di firmare finanche un verbale dove è riportata la discussione in Prefettura il motivo va evidentemente ricercato non nelle relazioni sindacali interne al magazzino, ma alla necessità politica da parte di padroni e governo di fare muro per impedire la disapplicazione del Jobs Act di Renzi, come da noi richiesto e sempre ottenuto in altre filiere, in una delle più importanti aziende a partecipazione pubblica, e sferrare un'ulteriore colpo al diritto di sciopero!
 
Non a caso, proprio nelle stesse ore in cui si svolgeva l'incontro alla Prefettura di Milano, a Roma si teneva un'audizione dell'amministratore delegato di SDA Paolo Rangoni in commissione lavori pubblici del Senato, su sollecitazione dei gruppi parlamentari di un Partito Democratico, che sempre più apertamente si caratterizza quale spalla politica dei padroni.
 
L'audizione, visionabile da chiunque in rete, si è ben presto trasformata in un ignobile processo sommario, a porte chiuse e senza la possibilità di diritto di replica, non solo alle ragioni degli scioperanti, ma all'intera organizzazione del SI Cobas: a seguito della relazione di Rangoni, che ha provato a ricostruire dal punto di vista padronale e con non poche reticenze l'andamento della vertenza, l'"onorevole" PD Stefano Esposito (plurindagato per diffamazione nei confronti del movimento no-Tav e legami con la mafia delle cooperative), ammantandosi dei panni del "pubblico inquisitore" ha messo in scena uno squallido teatrino infarcito di odio antioperaio e dei più classici luoghi comuni tipici del fronte reazionario, invocando più volte, quasi istericamente, un'azione militare da parte delle forze dell'ordine come unica possibile soluzione allo sciopero, in questo spalleggiato dai suoi colleghi del PD.
 
Mentre il PD dava per l'ennesima volta la riprova di aver pienamente assimilato nel proprio DNA i programmi e i "valori" della destra più estrema, rivendicando di fatto la paternità politica dell'agguato squadristico operato contro i facchini di Carpiano la sera di lunedì 25 settembre, fa sorridere il cerchiobottismo di quel che resta della cosiddetta "sinistra" presente in parlamento: il rappresentante di Sinistra Italiana, nel tentativo di arrampicarsi sugli specchi e non ostacolare più di tanto le manovre repressive del governo, è arrivato a proporre una nuova audizione in commissione con i soli rappresentanti dei sindacati Cgil-Cisl-Uil, cioè proprio coloro che oggi non hanno più peso nei magazzini e che per anni hanno consentito che si perpetrassero le più intollerabili forme di sfruttamento e le peggiori ruberie a danno dei lavoratori, e che ora sono, manco a dirlo, schierate fermamente col fronte padronale nel tentativo di affossare la lotta dei facchini e sciacallare sul calo dei volumi negli hub per recuperare qualche iscritto in più, facendo leva sulla paura della perdita dei posti di lavoro! La cosiddetta "sinistra", dunque, accredita i sindacati venduti e collaborazionisti quali unici interlocutori istituzionali, fregandosene di quanto affermato dallo stesso Rangoni durante l'audizione, che ha dovuto riconoscere numeri alla mano come oggi il sindacalismo di base sia ampiamente maggioritario all'interno dei magazzini SDA...
 
L'unico intervento in parziale controtendenza è stato quello del Movimento 5 Stelle, il quale ha proposto la convocazione di un tavolo col Ministero dell'Economia con tutte le parti coinvolte: ci sembra, quest'ultima, una proposta ragionevole e di buon senso, che facciamo propria e rilanciamo ai diretti interessati, purchè si materializzi in tempi brevi, anche se non abbiamo alcuna fiducia che la verità emerga nei parlamenti borghesi.
 
Da parte nostra continueremo la lotta e le denunce contro questo squallido teatrino mediatico sulle spalle degli operai utilizzando tutti gli strumenti sia sindacali che legali a nostra disposizione come unica garanzia per vincere questa battaglia; inoltre, facciamo appello a tutte le reti di solidali e ai movimenti, affinchè sostengano questa lotta con le forme che ciascuno riterrà opportune a partire dal sostegno al presidio ancora in corso dei facchini a Carpiano, e rilanciamo la mobilitazione in vista dello sciopero generale del prossimo 27 ottobre.
 
Solo la lotta paga
 
Uniti si vince
 
SI Cobas nazionale
 
5/10/2017