Appello alla solidarietà e alla partecipazione alle prossime mobilitazioni indette dalle Comunità palestinesi

Inviato da redazione il Mer, 22/11/2023 - 11:08
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Per il 6° sabato consecutivo, con la parentesi del corteo nazionale del 28 ottobre 2023 a Roma, le vie e le piazze di Milano si sono riempite di bellissimi e coinvolgenti cortei con migliaia e migliaia di uomini e donne, famiglie intere con bambini con le bandiere con i colori della Palestina, uniti dalla solidarietà con la sofferenza del popolo Palestinese e dalla condanna del terrorismo del governo sionista israeliano di Netanyahu. 

Cortei che hanno risposto con la partecipazione di massa al divieto della questura milanese di concedere il centro cittadino in ossequio alle pressioni del governo e della comunità ebraica che ne chiedeva persino il divieto.

Cortei stabilmente e positivamente attraversati da ragazzi e ragazze arabe di seconda e terza generazione, che si avvicinano e si mischiano senza differenze con le realtà più politiche che hanno fatto della solidarietà internazionalista e dell'antimperialismo un elemento fondante della propria identità politica.

Cortei schierati senza alcuna incertezza contro il genocidio e la pulizia etnica del popolo palestinese pianificata dal sionismo israeliano con la mistificazione della lotta al terrorismo.

La volontà sionista è invece chiara ed emerge sia dai numeri che si aggiornano di ora in ora - dal 7 ottobre sono 12.300, tra cui 5.000 minorenni e 3.300 donne. I feriti almeno 30.000 senza calcolare i corpi dei sepolti delle macerie provocate dai bombardamenti - e dai fatti : l' Ospedale Al Shifa è considerato "zona di morte" dall' O.M.S., è stata ridotta letteralmente in macerie ogni infrastruttura civile, scuole dell'ONU e Ospedali, e l'intera striscia di Gaza è ormai un luogo di morte e macerie da nord al sud invece garantito da israele come luogo sicuro per la popolazione civile. 

Ora dopo ora, giorno dopo giorno, la violenza sionista fa strage dei corpi di uomini, donne e bambini e di ogni regola del diritto e dei principi basilari della stessa identità umana.

Una violenza e un crimine che non trova alcuna giustificazione se non nella pianificazione razionale di un genocidio e in una risoluzione definitiva della questione Palestinese con la dispersione del suo popolo.

Davanti agli occhi dell'intera umanità si sta però consumando un delitto con una quantità ed una qualità tale di barbarie da lasciare alle prossime generazioni di Palestinesi e non solo, un incolmabile lascito di dolore, di strazio ma anche un incrollabile invito alla Resistenza

Contro il sionismo e la sua violenza 
Ora e sempre Resistenza!

Una Resistenza contro un nemico che si fa forza della propria eterna oscena impunità con l'appoggio dell'imperialismo usa e occidentale. 

Una Resistenza contro un nemico che può contare su una macchina di disinformazione mondiale per difendere un avamposto dell'imperialismo usa e occidentale in medio-oriente nella guerra tra i diversi poli per l'egemonia mondiale

Una Resistenza contro il fondamentalismo e il suprematismo sionista ebraico diventato dal 2018 elemento costitutivo dal suprematismo razzista israeliano quando israele diventa "stato ebraico" al pari di altre repubbliche islamiche, invece per questo condannate dall'occidente.

Una Resistenza come capacità laica di approfondimento e spessore culturale contro l'accusa strumentale di antisemitismo con cui si vuole criminalizzare ogni opposizione all'espansione sionista con l'equazione: chi è contro israele e il sionismo, è antisemita.

Una Resistenza contro un'occupazione militare che applica, sullo stesso territorio, leggi differenziate e discriminatorie nei confronti del popolo Palestinese contro ogni diritto umano ipocritamente riconosciuto come "internazionale" dall'ONU nella carta dei diritti dell'uomo.

Una Resistenza che si schiera umanamente incondizionatamente con la popolazione ebraica sopravvissuta all'immane tragedia storica dell'Olocausto ma che denuncia e non può tollerare l'utilizzo strumentale di questo per giustificare la pianificazione scientifica di un altro genocidio per il sogno non ebraico ma sionista, come denunciano i rabbini a New York, di una grande israele che si appropri, metro dopo metro, casa dopo casa definitivamente di tutta la Palestina.

Una Resistenza che, con ogni mezzo necessario, si fa carico di ricordare al mondo che il popolo palestinese vive sotto occupazione da più di 75 anni e che non esiste un anno zero iniziato il 7 ottobre. Una Resistenza e un intero popolo che vogliono ricordare al mondo intero e a chi conserva ancora un briciolo di umanità, prima ancora che di onestà intellettuale, che quel giorno è preceduto da 75 anni di prepotente e disumana violenza quotidiana sulla popolazione civile, da guerre con bombardamenti e stragi con migliaia e migliaia di morti, alternati a tempi di "pace" dove i morti, il carcere e la tortura si contano solo con numeri inferiori ma costanti portando lutto e prevaricazione in ogni famiglia Palestinese di Gaza o della Cisgiordania occupata.

Una Resistenza che denuncia inascoltata che ci sono stati in tutta la Cisgiordania, a ieri,  più di 2300 arresti arbitrari durante rastrellamenti e violenze su uomini, donne e bambini, finalizzati all'esproprio di case e terre per nuovi insediamenti. Tutto questo mentre si bombarda e si fa scempio della popolazione, perché è proprio la colonizzazione forzata l'obiettivo finale evidente sotto gli occhi di tutti.

Una Resistenza ed un popolo che ricordano al mondo intero la prevaricazione quotidiana semplicemente al proprio diritto alla vita come singoli oltre che come popolo, con il ricatto del furto dei dazi, con il muro e le politiche dell'apartheid, con la discriminazione quotidiana basata persino sull'arbitrio e sul disprezzo del singolo militare armato addetto al controllo dei check point; una vita a testa china davanti allo strapotere sionista sulla propria terra.

Una Resistenza ed un popolo tradito dai governi arabi interessati ad intrecciare affari e fare business con gli usa e israele, sulla pelle del popolo palestinese del quale si dichiarano a parole paladini e difensori.

Una Resistenza di un intero popolo che ci invita a non lasciarlo solo e ad assumerci le nostre responsabilità.

Una nostra Resistenza contro l'imperialismo e il sionismo israeliano, contro tutte le borghesie nazionali che opprimono i loro popoli con la corruzione e lo sfruttamento di classe.

Una nostra Resistenza contro il governo Meloni/Salvini che, rincorrendo i mercati finanziari, sta servilmente coniugando la difesa del modo di produzione capitalista fondato su politiche economiche liberiste e antipopolari, con una chiara connotazione ideologica e sub culturale di matrice fascista che ha prodotto, ad esempio, il nuovo "pacchetto sicurezza".

Una nostra Resistenza contro il governo Meloni/Salvini che a livello internazionale si è immediatamente schierato con i carnefici israeliani e che, sul piano interno, si fa garante degli interessi economici della classe al potere sulla pelle dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e della vecchia e nuova povertà anche lavorativa in crescita in tutta Italia.

L'elenco di tutte queste motivazioni oggettive alla solidarietà e del perché sia giusto mobilitarsi sarebbe lunghissimo, ma è su queste motivazioni che si fonda l'incrollabile speranza del popolo Palestinese, ancor oggi sotto le bombe, di perseguire il progetto finale, la prospettiva, una certamente lontana - ma non per questo non meno valida -  utopia, di un unico stato dove tutti i diversi popoli possano convivere, nel rispetto delle proprie identità religiose e culturali. 

Una Palestina di pace e di convivenza e collaborazione tra i popoli senza sionismo e fondamentalismo. 

Una Palestina in cui le diverse credenze religiose non siano usate come arma e sovrastruttura ideologica e culturale per combattere o prevalere sulle altre.

Un progetto di Palestina a cui affidarsi per non perdere la speranza di poter ottenere giustizia, libertà in un processo democratico di autodeterminazione.

In questo momento l'imperialismo usa con i suoi utili servi europei, tra i quali sgomita il governo Meloni/Salvini/Tajani, si riempiono ipocritamente la bocca sulla gestione della "pace" e ipotizzano la soluzione di "due popoli in due stati" con la supervisione occidentale, ovviamente una volta finito il lavoro sporco sionista a Gaza e in Cisgiordania. 

Ancora una volta usa e israele dovrebbero decidere della sorte del popolo Palestinese in terra di Palestina e questa sarebbe l'ennesima ingiustizia storica.

Abbiamo però la netta percezione che si tratti solo di una nuova pace usa-sionista che istituzionalizzi e congeli in uno stato di dipendenza e schiavitù il popolo Palestinese in una nuova riedizione, tanto cara agli usa, delle colonie indiane una volta scacciati i nativi americani dai propri territori alla metà/fine del 1800

Crediamo che questa sia solo una ridicola e ipocrita carota da far dondolare, davanti agli occhi popolo Palestinese stremato dalla guerra, appesa sul bastone insanguinato nelle mani del sionismo genocida perché nessuna ONU e nessuna potenza imporrà ad israele di ritirare gli 800.000 nuovi coloni in Cisgiordania, nessuno riconoscerà il torto subito da 75 anni dal popolo palestinese, nessuno applicherà un embargo o concretizzerà anche solo una sanzione contro l'occupazione militare e l'esproprio violento dei territori Palestinesi, nessuno permetterà mai il ritorno dei milioni di profughi palestinesi dispersi e deportati in tutto il medio oriente, che ancora oggi vivono, generazione dopo generazione, in precari campi profughi. Campi profughi del tutto simili a quello di Sabra e Chatila dove avvenne il disumano massacro nel 1982 con migliaia di morti schiacciati dai carri armati, con donne incinte sventrate o stuprate dai miliziani della organizzazione fascista cristiano-maronita con la supervisione e la protezione dell'esercito sionista. 

Abbiamo ripreso questo brutale esempio della violenza sionista perché questo è solo un piccolo pezzo della vita reale con cui convive il popolo Palestinese; sopravvivere a continui massacri senza la prospettiva che qualcosa possa cambiare se non grazie alla propria forza, alla propria determinazione con il piccolo o grande supporto e della solidarietà internazionale.

Vogliamo, per concludere, fare nostro e rilanciare un appello alla massima mobilitazione e alla solidarietà della scrittrice palestinese Samah Jabr, autrice di testi potenti come "Sumud resistere all’oppressione" e "Dietro i fronti".

Un appello che tocca cuore e ragione, che spinge alla partecipazione, un impegno alla partecipazione di tutt@, singol@, di ogni struttura e organizzazione politica, sociale e territoriale, ogni collettivo, chiunque comprenda e solidarizzi e si voglia schierare contro il genocidio del popolo Palestinese, alle prossime mobilitazioni che saranno organizzate dalle comunità Palestinesi.

 Link al video https://youtu.be/xNhngZ3VfyQ 

 

SABATO 25 NOVEMBRE ORE 15.00 LARGO CAIROLI

 

stella e pugno