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Sabato13/09 CORTEO a fianco del popolo palestinese non solo quando sanguina ma anche quando combatte per la sua Liberazione

ANCORA SENZA FERMARSI TUTTE E TUTTI IN PIAZZA!!

A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E DELLA SUA RESISTENZA 

CONTRO IL PROGETTO DI DEPORTAZIONE DELL’ENTITA’ COLONIALE SIONISTA CHIAMATA ISRAELE, LA PULIZIA ETNICA E IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE.

SOSTENIAMO E DIFENDIAMO LA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

LA QUESTIONE PALESTINESE È UNA QUESTIONE POLITICA E NON SI PUO’ RIDURRE SOLO A UNA QUESTIONE UMANITARIA

Rivolto ai movimenti di solidarietà.

Mentre scriviamo siamo incalzati dalle notizie di atti terroristici compiuti dall’entità coloniale sionista chiamata Israele. Il doppio attacco con droni alla Global Sumud Flotilla nel porto di Tunisi è un attentato terroristico dei servizi segreti dello “stato ebraico sionista” contro la solidarietà internazionalista che non fermerà e non riuscirà a scalfire questo grande progetto di solidarietà. L’attacco ai dirigenti di Hamas a Doha per trattare un accordo di cessate il fuoco è un gravissimo attentato terroristico del piccolo stato canaglia Israele che chiarisce, se fosse ancora necessario, il suo progetto di annientamento del popolo palestinese. Continuiamo le mobilitazioni, boicottiamo, sabotiamo, accerchiamo, denunciamo, stracciamo ogni accordo, isoliamo e stritoliamo nella morsa della solidarietà il sionismo e i suoi complici Usa, in Europa a partire dal governo Meloni.

LA SOLIDARIETA’ È UN’ARMA, USIAMOLA!

Proviamo a fare il punto ma proviamo soprattutto a fare un passo in avanti.

È ormai evidente che, da qualche tempo, il vento sia cambiato e, davanti all’orrore del genocidio palestinese, un po’ alla volta sta emergendo un senso di “disapprovazione” di massa con diverse gradazioni contro il governo Netanyahu e la sua banda criminale. Vengono quotidianamente promosse in tutte Italia centinaia di iniziative a sostegno del popolo palestinese e ora della Global Sumud Flotilla, che vedono una grande partecipazione di massa e anche la piazza di Milano che con coscienza e determinazione non si è mai fermata dal 7 ottobre 2023, si è mobilitata con un rinnovato clima di partecipazione diffusa e trasversale. Tutto questo ci riscalda il cuore e crediamo sia oggettivamente un dato molto positivo davanti al quale è forse inutile recriminare sul fatto che ci siano voluti 2 anni e 250.000 o 300.000 tra morti, feriti o dispersi per arrivare a questa fiammata di risveglio delle coscienze. MA NON BASTA. Ma è da questo dato che dobbiamo partire per provare a incidere nel reale e nei rapporti di classe, costruendo una prospettiva politica a lungo termine, per trasformare il giusto solidarismo, la rabbia, il dolore non più vissuto e “sentito” individualmente ma condiviso e collettivizzato con altre migliaia di donne e uomini, ragazzi e ragazze che abbiamo visto occupare Piazza Duomo, in coscienza antimperialista e nella consapevolezza che, anche a partire dal genocidio palestinese, ci sia in gioco il dovere etico di modificare la realtà nel suo complesso individuando e provando a comprendere il quadro generale in cui imperialismo e sionismo si stanno muovendo. Non abbiamo mai fatto apologia di una solidarietà elitaria e anzi ci siamo sempre battuti perché per essa, in tutte le sue sensibilità e sfumature, ci fosse spazio di libera espressione con l’unica pregiudiziale della correttezza, del rispetto e della trasparenza senza egemonismi comunque mascherati. Ogni contributo alla solidarietà ad ogni livello è un mattoncino che insieme agli altri costruisce un muro contro la barbarie della macellazione che sionismo e imperialismo fanno quotidianamente.

L’abbiamo ripetuto sabato dopo sabato in mille modi e lo confermiamo: siamo per un fronte di solidarietà che sappia tenere insieme diverse sensibilità e modalità ma siamo da sempre a fianco del popolo palestinese anche quando combatte e non solo quando sanguina. Siamo con il popolo palestinese e la sua Resistenza proprio perché la questione palestinese è una questione in primo luogo politica perché espressione del diritto di un popolo oppresso e colonizzato alla sua Autodeterminazione ed è la bandiera della lotta contro il colonialismo e l’imperialismo occidentale. Sul torto storico subito e sulla tragedia del genocidio palestinese si riverberano anche ombre e interessi geopolitici del conflitto più generale tra blocchi imperialistici e sulla Palestina si sta anche impantanando l’occidente capitalista che, con l’appoggio al regime nazi-sionista, ha gettato la maschera ipocrita dei suoi presunti valori fondanti invece da sempre piegati agli interessi economici e al profitto imperialista. Tutto questo non si può ridurre esclusivamente in un’emergenza umanitaria. Lo è certamente e drammaticamente quel mare di sangue che oggi inonda la striscia di Gaza e la Cisgiordania e che ha colpito in maniera indelebile le coscienze cancellando il concetto di umanità. Ma tutto questo non è sufficiente e rappresenta solo una parzialità del reale.

 << L’analisi del reale ci impone dei punti fermi indiscutibili, ci fa dire che fame e carestia siano strumenti del genocidio e che il genocidio e l’azzeramento della stessa identità palestinese sia un prodotto del progetto sionista. Combattere solo uno di questi aspetti sarebbe parziale e limitativo e supportare pienamente il popolo palestinese vuol dire sostenerlo nel suo progetto di Autodeterminazione sostenendo la sua Resistenza. Per questo crediamo che ogni espressione di solidarietà sia importante ma che il “pietismo a scoppio ritardato” in base al quale i partiti del centro sinistra o “campo largo” chiamiamolo come vogliamo, stanno provando a cavalcare le mobilitazioni dal basso sia un progetto di pacificazione politica della solidarietà a prescindere dal punto di vista palestinese anzi esautorandolo definitivamente >>

L’occidente ha preteso di “esportare la democrazia” con le bombe e i crimini commessi dal secondo dopoguerra ad oggi. La “democrazia” dell’occidente imperialista era ed è sopraffazione coloniale o semplice furto di risorse. Tutto questo indica la responsabilità di un sistema economico, politico sociale e culturale improntato sul profitto e il suo superamento non è una questione umanitaria. Crediamo sia sbagliato e distorcente quanto sotteso politicamente da chi, in cerca di visibilità elettorale, vuole speculare annacquandola sulla marea di solidarietà umana che sta attraversando il mondo e anche i mari con la Gobal Sumud Flotilla. L’esaltare unicamente la visione umanitaria della solidarietà costringe il popolo palestinese in un ruolo che non è il suo. E’ un messaggio profondamente sbagliato che attribuisce al popolo palestinese solo il ruolo di vittima e non di attore protagonista della sua liberazione dal colonialismo sionista. Sarebbe bello semplice e gratificante per tante ingenue anime belle poter dire solo vogliamo la Pace (… ma non siamo papa boys) ma la realtà si determina in quanto tale e non la si può edulcorare. La realtà irrompe e rompe e non si può modificare per gratificare la propria coscienza. La realtà graffia, taglia, scalcia è urticante, Ã¨ sporca del sangue proprio ma anche di quello del nemico anche se vorremmo non saperloLa realtà ci solleva le mani dagli occhi e dalle orecchie per farci vedere e sentire le urla che parlano della sete di giustizia che arriva dal Sumud Palestinese. Non può esistere pace, una pace vera senza l’affermazione del torto, dell’ingiustizia storica subita dal popolo palestinese e quindi il riconoscimento di 77 anni di violenza, rapine, sopraffazione e la criminale disumanizzazione del popolo palestinese e della sua Resistenza politica prima ancora che militare trasformandola in terrorismo.

Il 7 ottobre ha squarciato il velo, ha rotto gli equilibri, le dinamiche e il progetto imperialista e sionista di pacificare il Medio Oriente inappellabilmente sulla pelle dello stato palestinese prima che il suo ricordo venisse affidato a qualche paginetta di storia come il genocidio dei nativi americani e di altri popoli sterminati o asserviti al colonialismo imperialista. Il 7 ottobre è stato un dirompente punto di rottura epocale e manifestare per la pace non può voler dire tornare al prima del 7 ottobre. Per molt@ il rifiuto del 7 ottobre come atto di resistenza dopo 77 anni di occupazione coloniale sionista seguiti a 25 anni di “protettorato” britannico, è la dimostrazione tangibile dell’incapacità di immedesimazione e anche la mancanza di rispetto per un popolo che non vuole interpretare il ruolo di vittima ma afferma con determinazione il proprio orgoglio e il proprio diritto all’ Autodeterminazione. Per questo la questione palestinese è più impegnativa, perché vuole dire portare sul banco degli imputati chi ha schifosamente utilizzato l’Olocausto per praticare un genocidio, perché esce dallo schema facile pace contro guerra, perché implica uno schierarsi con chiarezza per la Resistenza come baluardo avanzato del popolo palestinese di un percorso per l’Autodeterminazione contro il piano sionista nel suo ruolo di avamposto del colonialismo e dell’imperialismo occidentale. Lo scrittore, psichiatra, antropologo anticolonialista Frantz Fanon spesso citato per la sua feroce e motivata critica contro il colonialismo in tutte le sue forme anche di subordinazione psicologica scriveva che ...”per il colonizzato, la vita non può nascere che dal cadavere in decomposizione del colonizzatore”. Questa non è l’elegia della violenza ma un richiamo alla realtà, alla lettura oggettiva dell’esperienza storica delle ribellioni popolari degli eredi degli schiavi portati in catene negli Stati Uniti d’America, contro il razzismo e l’apartheid in Sud Africa, per l’indipendenza contro il colonialismo francese in Algeria in tutte le colonie oltremare e in tutta L’Africa e contro quello italiano in Libia, Eritrea e contro la feroce e sanguinaria dominazione fascista in Etiopia.

Un processo di Liberazione da un’occupazione è un atto di forza, di rottura degli equilibri anche dal punto di vista militare come lo è stata la nostra Resistenza partigiana dall’ occupazione e dalla dittatura nazi-fascista liberando alcune città italiane prima dell’arrivo dei cosiddetti alleati. Nessuno ha mai messo in discussione se non i neo/post/afascisti al governo, la legittimità degli atti di resistenza anche quando erano seguiti da rappresaglie criminali e la storia della Resistenza ci ha insegnato che nessuna di queste azioni era intrapresa a cuor leggero. Erano colpi contro il nemico e come tali andavano inferti.

Oggi l’entità coloniale sionista chiamata israele rappresenta l’ultimo lembo di occupazione coloniale occidentale in Medio Oriente, ne abbiamo già scritto più volte, ma in molt@ sembrano mostrare remore nella comprensione che il problema non stia solo nella ferocia di un genocidio ma che la programmazione razionale di questa disumanità sia atto fondativo strutturale fin da prima della nascita nel 1948 di un’occupazione di insediamento diventata nel 2018 “stato ebraico” oggi definibile stato ebraico genocida. Comprendere questo implica un salto di qualità degli obiettivi passando dalla semplice richiesta di pace a quello di solidarietà al popolo palestinese e alla sua legittima Resistenza e comprendere che è il sionismo, fedele alleato dell’imperialismo, è il vero cancro del Medio Oriente.

Chiudiamo questo appello alla partecipazione per la prima volta indirizzato ad un confronto interno ai movimenti di solidarietà, che continuiamo ad augurarci siano sempre più larghi ed estesi, con un’ultima breve traccia per una riflessione collettiva. Crediamo con la solita franchezza che sia un errore la ricerca della “purezza ideologica” (anche se Karl Marx avrebbe parlato più precisamente di “idealismo borghese”) di chi rifiuta si “sporcarsi le mani” nelle contraddizioni che certamente caratterizzano il presente sognando ancora una Resistenza laica che risale a 40 anni fa. Ci dispiace per chi, pur stando dalla stessa nostra parte della barricata, non riesce a comprendere la portata e la valenza della lotta anticoloniale palestinese e, alla ricerca della “purezza” rivoluzionaria, si mette in gioco solo immergendosi nell’ impegno umanitario che, beninteso, è certamente e assolutamente utile ma rimane e si fissa su quel piano senza entrare nel merito della lotta anticolonialista per diritto all’ Autodeterminazione del popolo palestinese. Guidato dal fronte unitario della resistenza palestinese composto da tutte le organizzazioni della Resistenza islamiche e laiche. Comprendere e interpretare la realtà è il primo passo per un sostegno militante e coerente al popolo palestinese.

LA RESISTENZA È SOTTO PROCESSO ANCHE IN ITALIA

ANAN LIBERO!!

Ricordiamo a tutte e tutti che il 19 settembre si terrà la penultima udienza (il 26/09 sarà l’ultima) del processo al tribunale dell’Aquila ai compagni Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh. Anan, in particolare, porta ancora i segni della repressione sionista, con le cicatrici di 11 proiettili e 40 schegge. porta ancora i segni delle torture subite nelle carceri sioniste che hanno gli hanno provocato molte fratture. Anan è in Italia dal 2017 con un permesso di soggiorno e la protezione speciale perché il diritto internazionale riconosce la legittimità della Resistenza palestinese ma dal 2024, su pressione dell’entità coloniale sionista chiamata Israele, Ã¨ in stato di reclusione con l’accusa di terrorismo per la sua appartenenza sempre rivendicata alla lotta di liberazione e alla Resistenza palestinese a Tulkarem in Cisgiordania. Gli viene contestata la sua partecipazione ad azioni armate per difendere il popolo palestinese dall’aggressione dell’esercito sionista decontestualizzandole e criminalizzandole con l’accusa di terrorismo.

La Resistenza non è terrorismo. Anan libero subito. mettiamo sul banco degli imputati i governi sionisti e i loro macellai in divisa.

  • PER UN CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO
  • PER IL RITIRO DELLE TRUPPE D’OCCUPAZIONE DA TUTTA LA PALESTINA 
  • PER IL RITIRO DEI COLONI NAZISIONISTI DALLA CISGIORDANIA
  • PER L’INGRESSO IMMEDIATO DEGLI AIUTI UMANITARI A SOSTEGNO DELLA POPOLAZIONE DI GAZA E DELLA CISGIORDANIA.
  • PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA – ALLA RESISTENZA – AL RITORNO DEI PROFUGHI DEL 1948 E DEL 1967
  • PER LA LIBERAZIONE DI TUTTE E TUTTI I PALESTINESI INCARCERATI NEL LAGER NAZISIONISTI
  • PER UN LIBERO PROCESSO DI AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE.
  • PER UNA PALESTINA TERRA DI PACE E DI CONVIVENZA CON GERUSALEMME COME CAPITALE 

Con la Palestina nel cuore!

 Ricordiamo che è ripartita la quarta raccolta di fondi per Gaza. Chi volesse contribuire vada subito sul sito ricostruiamoasilovik.it  dove potrà trovare informazioni sui destinatari e sulle modalità del versamento.

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