Per Adil militante politico e sindacale assassinato dai padron
Lo sapevamo che sarebbe successo. Purtroppo immaginavamo che si sarebbe arrivati a questo punto.
L’avevamo scritto nell’ultimo comunicato dopo la gravissima aggressione subita dai lavoratori del Si Cobas a Tavazzano dalla squadraccia di guardie e crumiri organizzata e fomentata dai padroni; fino dove vogliono arrivare, ci chiedevamo, padroni e istituzioni statali.
Fin dove vogliono schiacciare l’acceleratore di questa escalation di violenza contro i lavoratori?
Perché la ministra Lamorgese non vuole sporcarsi le mani, il governo Draghi “di unità padronale” non vuole metterci la faccia. Vogliono riuscire a isolare, criminalizzare e spezzare la rabbia operaia, vogliono ricoprirla con un velo di silenzio, un velo nero di repressione e licenziamenti che però oggi è diventato rosso.
Rosso del sangue di Adil, rosso del sangue di un lavoratore assassinato da qualche insignificante bastardo istigato dal padrone di turno per nascondere le proprie responsabilità .
Ma il problema vero è che vogliono nascondere sotto il tappeto una crisi generale di un modo di produzione sempre più criminale e ingiusto.
Sanno che non hanno margini economici neanche per una redistribuzione keynesiana dei profitti, sanno che il recovery fund è l’ultima arma potente per provare a riaccumulare profitto e sono disposti a tutto. E per questo oggi hanno assassinato un lavoratore.
Provano, con l’aiuto dei media, a tener coperto lo stillicidio di aggressioni, violenze, denunce, arresti, contro chi lotta per difendere il proprio posto di lavoro e la propria dignità e proprio per questo si fa responsabilmente carico, e Adil ne era pienamente cosciente, di una battaglia più generale che parla la lingua degli sfruttati di tutto il mondo e che si pone l’obiettivo di buttare all’aria il tavolo dei potenti per un mondo migliore, completamente antagonista a quello capitalista basato sulla violenza e lo sfruttamento di classe.
Un mondo e una società diversa che metta al centro dei propri interessi l’uomo e i suoi bisogni, i bisogni di umanità di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale per tutti e non il profitto per pochi.
Per questo Adil è stato assassinato.
La rabbia è tanta ma non possiamo farci accecare dall’odio.
Dobbiamo scegliere bene le parole per spiegare le cause di questo assassinio e del perché chiediamo ad ogni lavoratore e lavoratrice di sentire Adil, capire i suoi pensieri e la sua determinazione e del perché lottava a fianco di ogni sfruttato.
Ora è però il momento della tristezza, della vicinanza alla sua famiglia devastata dal dolore della perdita.
Rilanciamo con ancora più forza l’appuntamento nazionale della manifestazione di domani 19 giugno a Roma per una vera opposizione di classe, unico strumento ancor più necessario per invertire i rapporti di forza e fermare la mano omicida padronale.
Le compagne e compagni del Csa Vittoria
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