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Sabato 11 ottobre CORTEO A FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E DELLA SUA RESISTENZA

Sabato 11 OTTOBRE CORTEO ore 15

concentramento Porta Venezia con termine in Piazza della Scala

organizzato dall’ Associazione dei Palestinesi in Italia e dall’ Associazione delle donne palestinesi.

La campagna politica e mediatica di criminalizzazione del popolo palestinese da parte della Hasbara (macchina di disinformazione sionista) ben accompagnata dai media italiani ci costringe ancora a parlare del 7 ottobre 2023.

Una singola data di un lungo conflitto che ha colpito l’occupante sionista che segue evidentemente alle mille altre inflitte al popolo palestinese di cui le schifose grancasse dei media di regime però non parlano. Come se, dopo 77 anni di oppressione coloniale, di terrorismo, apartheid pulizia etnica fosse invece l’ora X dalla quale tutto sia tutto improvvisamente scaturito. Considerato che l’orrore del genocidio viene raccontato come “diritto alla difesa” mentre ai palestinesi viene chiesto di morire senza ribellarsi ricordiamo che il popolo palestinese ha provato anche la strada della protesta pacifica e ricordiamo i 243 morti e gli oltre 6000 feriti delle pacifiche e disarmate “marce del ritorno” del 2018 quando migliaia di famiglie palestinesi si avvicinarono alle reti di Gaza nord perché il mondo si accorgesse della violenza e del terrorismo imposto dagli assassini dell’entità coloniale sionista chiamata Israele. Ricordiamo i cecchini appostati sulle colline che sparavano su famiglie inermi per terrorizzarle perché tornassero a casa ma questo non accadde.

Parlare ancora del 7 ottobre ci sembra un insulto nei confronti delle centinaia di migliaia di martiri palestinesi di ogni età assassinati da bombe, fame sete e malattie e lo faremo quindi molto brevemente con lo sguardo e la rabbia trasparente di chi è sempre stato con la Resistenza italiana che ha combattuto l’antisemitismo nazista, lo faremo dalla parte giusta della storia, dalla parte giusta della barricata che divide umanità e orrore. Lo faremo con la voce del popolo palestinese che vogliono senza voce, dalla parte del popolo palestinese e della sua Resistenza.


NAZISMO SIONISMO NESSUNA DIFFERENZA ORA E SEMPRE RESISTENZA!


Iniziamo allora con le parole di Yousef, un bambino palestinese ucciso dalle bombe israeliane a Jenin in Cisgiordania nel luglio 2023 durante una delle operazioni più violente di repressione genocida del popolo palestinese prima del 7 ottobre.

“Il mio sogno è poter guardare qualsiasi cosa mentre vado a scuola, come gli uccelli e la natura. Voglio vedere le cose che ho sempre immaginato. Non voglio sentire l’odore del gas o vedere soldati ovunque. Non voglio avere paura di uscire. Non voglio che mia madre abbia paura che io mi faccia male o che vaghi per le strade a cercarmi, temendo che io sia stato ferito dai soldati israeliani.”.

Tranquillizziamo chi legge, non è nostra intenzione fare un conteggio dei morti, usare un ecumenico ipotetico bilancino della pietà per soppesare il peso specifico delle morti da una parte o dall’altra della “guerra”. Faremmo un piacere al sionismo e sbaglieremmo approccio perché non è guerra, non lo è mai stata. Consideriamo anzi questo approccio paternalista parte della narrazione inconsciamente razzista  di chi dice di non schierarsi ma nel contempo tende a giustificare lo storico alleato nazisionista che ci raccontano essere più vicino o più simile a noi. Perché  l’orrore è andato troppo avanti e ha dilaniato e fatto a pezzi il concetto di umanità. Perché i morti non sono MAI stati uguali nel racconto della violenta quotidianità dell’oppressione coloniale vissuta dal popolo palestinese. Perché in occidente conosciamo nomi e foto persino dei boia nazisti con la divisa dell’ Idf caduti sotto i colpi della Resistenza, conosciamo i volti e le storie dei coloni e delle centinaia militari morti il 7 ottobre nel rave a pochi metri dalle orribili reti del campo di concentramento di Gaza, un campo di concentramento circondato e sigillato da mura, reti, armi e nella morsa di un embargo da ghetto di Varsavia finché quel ghetto e quel lager non sono esplosi

Nessuno MAI ci racconterà il nome, le storie, i sogni e la sofferenza delle migliaia di Hind o Yousef ammazzati prima del 7 ottobre o di quei quasi 500 bambini e bambine morte e morti di fame a Gaza negli ultimi mesi. E questo è parte dell’ orrore praticato dalla cosiddetta civiltà occidentale. Noi invece vorremmo che questo fosse possibile e abbiamo fatto parlare Yousef non per un errato senso di riequilibrio ma per rimettere semplicemente al suo posto un piccolo tassello di una storia di oppressione coloniale che dura da 77 anni perché, ripetiamo, non è guerra ma genocidio coloniale e non ammettere questo dato incontrovertibile è riduzionismo utile alla giustificazione della barbarie del sionismo.
Sono passati 2 anni dal 7 ottobre del 2023. il giorno nel quale il popolo palestinese ha ha urlato al mondo che non è disponibile a farsi da parte e morire in silenzio, che non solo è ancora vivo ma che è ancora in grado di dare un segnale forte di resistenza contro il continuo espandersi dell’occupazione coloniale sionista con la complicità e la condivisione dell’occidente imperialista. Sono passati 2 anni di macellazione scientifica e mirata, di corpi devastati e bruciati, di ossa calcinate dal calore degli esplosivi e del fosforo bianco esposte oscenamente davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche e delle telecamere delle agenzie stampa di tutto il mondo cosiddetto civile. Per questo siamo ancora una volta disgustati dalle parole di Mattarella. Noi tutte e tutti nel mondo che, come il Che, sentiamo l’ingiustizia inflitta da 77 anni al popolo palestinese come un’offesa a noi stessi e al nostro senso di umanità.

Dopo due anni di ininterrotte mobilitazioni della piazza milanese, dal giorno dello sciopero generale del 22 settembre una fiumana di bandiere palestinesi ha camminato, bloccato, scioperato, strappato il velo dell’ipocrita complicità governo italiano nello sterminio sistematico del popolo palestinese. Queste mobilitazioni, sulla spinta della Sumud Flotilla, hanno denunciato la volontà dell’entità sionista coloniale chiamata israele di azzerare il popolo palestinese, la sua cultura, le sue tradizioni, il suo amore per la vita, il suo Sumud e la sua stessa esistenza. Il corteo nazionale del 4 ottobre, preparato dallo sciopero generale del 3 ottobre, ha fotografato e rilanciato in avanti quanto visto fino ad ora. Milioni di donne e uomini, ragazzi e ragazze in piazza in tutta Italia a fianco del popolo palestinese e della sua Resistenza in nome di una solidarietà incondizionata. Le provocazioni della Meloni che ha provato a svilire e criminalizzare la solidarietà sono state respinte al mittente con la forza di un calcio nel culo ad un governo complice di un genocidio. Si è espressa una forza enormche non va dispersa e sarebbe auspicabile che l’insieme delle soggettività politiche sindacali e sociali fosse all’altezza della situazione.
Spunti per crescere e sedimentare coscienza
: una situazione che imporrebbe un impulso collettivo nella gestione delle mobilitazioni con un effetto volano in grado di far sedimentare e dare organizzazione alla rabbia trasformandola in coscienza di classe antimperialista. Senza questo passaggio collettivo crediamo che lasceremo inevasa la domanda di partecipazione politica ad un alveo collettivo che anche inconsapevolmente esce da queste mobilitazioni. Senza questo sforzo dovremo assistere ad un progressivo sfarinarsi della partecipazione e, appena inevitabilmente l’onda si sarà placata, non ci saranno i presupposti per una crescita della consapevolezza di classe indirizzata alla generalizzazione del conflitto. Crediamo che molti errori siano già stati commessi nel lavoro di preparazione di tutte queste grandi giornate di mobilitazione. L’egemonismo è una malattia dura a morire ma questo sforzo collettivo dipende solo da noi : punti chiari di convergenza e decisioni collettive potrebbero essere 2 punti da cui partire.


RESISTENZA FINO ALLA VITTORIA PER UNA PALESTINA LIBERA TERRA DI CONVIVENZAE DI UGUAGLIANZA DI DIRITTI.


Mentre scriviamo la Resistenza nel ruolo di coscienza avanzata del popolo palestinese è seduta al tavolo delle trattative per la cessazione del genocidio. Possiamo solo immaginare il peso che in questo momento grava sulle spalle di chi sta trattando con gli assassini. La pace eterna di cui parla il fascista Trump è immaginata cime una pace tombale per il popolo palestinese che si vuole privare di ogni diritto a partire dal legittimo diritto all’ Autodeterminazione facendo sponda sulle componenti palestinesi più disposte ad inchinarsi agli interessi sionisti. Ogni parola di quella proposta di “pace” significa pacificazione, normalizzazione e riconoscimento dell’oppressione coloniale sionista sulla terra palestinese. La nostra grande preoccupazione è che davanti ad un possibile cessate il fuoco riprenda in pieno una narrazione che legittimi il sionismo in ogni sua forma approfittando del calo di tensione e della tendenza alla “pace qualunque sia il costo” in termini di libertà di Autodeterminazione”. In questa forbice e in questo margine ristretto sta lavorando la Resistenza contro cui remano i paesi arabi pronti a svenderla per un nuovo trattato di Abramo e la ripresa del commercio con israele e Usa.

– Chiediamo a tutte e tutti di non arretrare di un solo passo, di non cedere, di non tornare a casa ma continuare con ancora maggiore forza e consapevolezza, ad appoggiare le scelte della Resistenza unificata.

Se si arrivasse ad un accordo si aprirà una nuova fase in cui il popolo palestinese avrà bisogno del nostro massimo sforzo di sostegno nel non sentirsi solo nel riprogettare un nuovo ciclo di lotte di Liberazione. Il popolo palestinese e la sua Resistenza deve sapere che ci troveranno sempre al loro fianco, ad appoggiare incondizionatamente il suo grandissimo ed eroico Sumud e la sua Resistenza popolare finchè la Palestina non sarà libera dal fiume al mare con Gerusalemme capitale.

Con la palestina nel cuore!

Ultima chiamata prima dell’invio a Gaza dei contributi della quarta raccolta. Anche pochi euro servono se messi insieme agli altri. Per informazioni : ricostruiamoasilovik.it

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