Sabato 11 maggio corteo a Milano

Inviato da redazione il Mer, 08/05/2024 - 17:48
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SABATO 11 MAGGIO 30° CORTEO a Milano

concentramento ore 15 in viale Padova alla rotonda incrocio tra

via Giacosa e via Predabissi con termine in Piazza Leonardo da Vinci.

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La violenza colonialista e genocida sionista israeliana ancora non si ferma.

Mentre la Resistenza Palestinese mostra la propria disponibilità al confronto per arrivare ad una soluzione concordata per un cessate il fuoco permanente, la violenza sionista procede all' "evacuazione forzata" di Rafah e immediatamente dopo procede ai bombardamenti. 

La bandiera israeliana piantata con arroganza martedì 7 maggio al valico di Rafah è una fotografia della strategia sionista

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In questo disumano salto nel buio della storia dell'umanità, determinato dal Genocidio del popolo Palestinese, anche le parole hanno cambiato il loro significato: massacro e genocidio sono diventate "diritto alla difesa", le fosse comuni e i terreni pieni di ossa spaccate e centinaia di corpi scomposti dalle ruspe oggi vogliono dire "tombe provvisorie", le stragi di massa di donne e bambini e della popolazione civile inerme sono diventati "omicidi mirati", la distruzione del 75% delle costruzioni a Gaza, di chiese, moschee, scuole e infrastrutture civili si è trasformata in "difesa preventiva dal terrorismo". 

E tutto questo è invece manifestazione esplicita della strategia sionista di pulizia etnica e genocidio.

Non ci sono parole per rispondere a tale infame ricostruzione della storia fatta immediatamente propria dai nostri media nazionali e dalla maggioranza della stampa internazionale.

Una storia che racconta invece di un'occupazione sionista, suprematista e colonialista in terra di Palestina che dura da quasi 80 anni.

Non la storia di una guerra tra due stati e due eserciti, ma la storia di un'occupazione dello "stato ebraico", che non ha mai definito i propri confini nella prospettiva di una continua espansione su terra palestinese, e la storia di una legittima Resistenza e di un popolo, mai riconosciuto come tale, che è costretto a subire questa occupazione.

E la disumana narrazione del presente sta evidenziando, giorno dopo giorno, come esista una parte sbagliata e una parte giusta della storia con cui schierarsi.

A Netanyahu e alla sua banda terrorista non bastano ancora qualcosa come 40.000 morti, la striscia di Gaza diventata testimonianza storica della disumanità israeliana, gli oltre 500 morti in Cisgiordania per mano dei coloni armati sostenuti dall'esercito di occupazione in nome del sionismo e del suprematismo ebraico. 

Stiamo assistendo al peggio del repertorio nazista in fuga dall'Italia nel 1944/45 con fosse comuni, torture e uccisioni di massa all'interno di una precisa strategia di colonizzazione e di accaparramento dell'intero territorio Palestinese.

Genocidio e "sminuzzamento" di un intero popolo per arrivare al raggiungimento del sogno dei fondatori della setta politico/religiosa sionista di una grande israele dal Giordano al Mar Mediterraneo, fondata sulla discriminazione religiosa e razzista. Un piccolo paese canaglia, gonfiato di armi dal blocco imperialista occidentale (Usa, GB, Germania e Italia in testa), la cui arroganza disumana è da sempre stata garantita e protetta in ogni sede internazionale. 

"La tragedia di essere vittima delle vittime" di Edward Said qui ritratto con Mahmoud Darwish

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E ora LA SOLUZIONE FINALE.

La "soluzione finale" in corso viene, sotto gli occhi di tutte e tutti, quasi paragonata a un'intemperanza giustificata con la tragedia dell'Olocausto e dall'arrogante e univoco "diritto alla difesa" di un paese invece stragista e terrorista che procede all'occupazione quotidiana di nuovi pezzi di Palestina con le minacce, la pulizia etnica, il terrorismo e la violenza razzista e fascista dei coloni.

Al di là delle roboanti prese di posizione formali, che comunque segnano un sempre maggiore allontanamento dal piccolo stato canaglia, nessuna autorità internazionale interviene concretamente per porre fine al genocidio e porre le basi per un reale percorso di Pace.

La Corte penale Internazionale ha pronti i mandati di cattura per Netanyahu e altri responsabili della strage di palestinesi ma gli U.S.A. e le "grandi democrazie occidentali" bloccano i mandati perché prima ... deve finire il suo sporco lavoro di aguzzino. Assassini terroristi che proteggono altri assassini terroristi.

 I governi occidentali sono soggettivamente e oggettivamente complici di questo genocidio ancora in corso.

LA TENDENZA ALA GUERRA

Come, d'altra parte, i diversi volti dell'imperialismo mondiale e i diversi blocchi che lo compongono, sono responsabili di questa corsa cieca alla distruzione totale.

Il possibile utilizzo della bomba atomica, appannaggio di uno o dell'altro dei blocchi, è ormai sdoganato ed è diventato "normalità".

La tendenza alla terza guerra mondiale pare ora essere l'unico strumento per risolvere lo scontro per l'egemonia mondiale subordinato ai limiti intrinseci del capitalismo.

Anche in questo caso ci sono i "buoni", il "democratico occidente" contro i cattivi ... i 3/4 del pianeta. "NOI" contro "LORO".

E anche in questo caso è "normale", nella narrazione quotidiana strumentale al compattamento del fronte interno, sentire parlare di guerra economica, di sopravvivenza, di invasione di mercati "nostri" o "loro", della necessità che "noi" si debba chiudere i "nostri" mercati ai "loro" prodotti perché dobbiamo vendere i "nostri", in questa equiparazione, interclassista e subordinata agli interessi del capitale, tra i "bisogni" di chi possiede i mezzi di produzione di quei prodotti e i "bisogni" di chi li produce. Tra gli interessi di chi produce guerra (economica o militare) per la valorizzazione del capitale e di chi è schiavo del sistema e viene chiamato a morire per difenderlo.

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Dopo la "sbornia della globalizzazione pacifica", come affermato da un giovane Palestinese del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) ALLA RIVISTA RESUMEN LATINOAMERICANO davanti agli occhi di un mondo impoverito, si sta consumando la crisi del modo di produzione capitalistico basato sulla massimizzazione dei consumi e dei profitti, a scapito di esseri umani e naturaLa generica e rassicurante definizione di "razionalizzazione della produzione" per far fronte alla variabilità dei mercati, si traduce concretamente nella chiusura di intere strutture e filiere produttive e all'inserimento di nuovi macchinari tecnologicamente sempre più avanzati, inclusa l'intelligenza artificiale (che ha delle sue peculiarità più invasive). 

Nuove macchine ideate non per alleggerire il lavoro dell'uomo ma per sostituirlo.

In sintesi, significa l'abbattimento di quote di salario (K. Marx lo definiva "capitale variabile"), aumentando così la distanza tra chi possiede i mezzi di produzione e/o capitale finanziario e chi invece dipende dal proprio salario mettendo in vendita le proprie braccia o la propria intelligenza o la propria disponibilità ad una vita flessibile in relazione alle esigenze del profitto. La stessa devastazione ambientale e lo squilibrio dei cicli ecologici, l'innalzamento delle temperature, la desertificazione, le  carestie e la sempre maggiore "eccezionalità" dei fenomeni meteorologici, provocata dal modo di produzione capitalistico, determina anch'essa, parallelamente a migrazioni epocali di uomini e donne dal sud del mondo, un'accelerazione della tendenza alla guerra per sopperire alla riduzione di territorio sfruttabile e alla sempre maggiore concorrenza che tutto questo comporta.

La nostra sollecitazione è quella di avere una profonda consapevolezza della pericolosità di questo contesto generale. Un quadro complessivo che rende necessario un impegno condiviso e unitario per una lotta a tutto campo contro l'imperialismo e le sue guerre come condizione necessaria per poter sperare di avere un futuro senza più guerre e che questo futuro sia alternativo al presente di sfruttamento e di precarietà.

Il sionismo, nella sua sostanza di suprematismo e razzismo colonialista, rappresenta la faccia feroce dell'imperialismo.

Lo stato canaglia di Israele è la punta diamante di questa ferocia armata e sostenuta dai suoi complici e i Palestinesi sono ostaggio e carne da macello per i loro interessi.

Boicottiamo Israele, boicottiamo i prodotti israeliani, i rapporti accademici, sosteniamo le università statunitensi che si schierano dalla parte giusta della storia.

Solidarizziamo con la ribellione delle università italiane, sosteniamo le studentesse e gli studenti, le compagne e i compagni accampati con le tende in solidarietà e per protesta a Bologna, Roma e Napoli per la "intifada studentesca".

 

NAKBA: intervista di Michele Giorgio ad Ilan pappe'

 https://pagineesteri.it/2023/05/15/primo-piano/ilan-pappe-verita-sulla-nakba

 

Segui e partecipa alla campagna per la ricostruzione dell’Asilo Vittorio Arrigoni a Gaza

www.ricostruiamoasilovik.it