Kurdistan: la resistenza di un popolo oltre le bombe turche e iraniane

Inviato da redazione il Mar, 22/11/2022 - 18:55
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Un nuovo massacro si sta compiendo nei confronti del popolo curdo. Un massacro che avviene da più fronti e su tutto il territorio abitato dalla popolazione del Kurdistan. Si registrano infatti in questi giorni una lunga serie di violenti bombardamenti che portano stragi e massacri sulla popolazione civile che vanno dalla Turchia alla Siria, dall'Iraq all'Iran: i morti sono a centinaia nell'indifferenza generale internazionale.

L'obiettivo è annichilire, emarginare un popolo che ha nella resistenza la sopravvivenza, la rivendicazione di una lotta per sé stessi e allo stesso tempo simbolo per tutti i popoli che lottano contro l'annientamento, che nella sua politica internazionalista costruisce e forma un esempio di possibilità di convivenza dei popoli su basi sociali e di classe nuove e includenti antitetiche ai nazionalismi razzisti e fascisti che attraversano l'area e non solo.

E la strategia di annientamento del popolo curdo ha basi diverse a seconda dello stragista che la compie: se la Turchia, dopo un ambiguo attentato ad Ankara con accuse al PKK subito respinte, attacca Kobane e altri territori in campo siriano e turco con la scusa del terrorismo (ovviamente facendo dimenticare la resistenza curda contro l'isis e gli affari economici e politici di Ankara con i fondamentalisti oscurantisti), l'Iran usa lo stragismo contro i curdi per cercare di oscurare le tensioni sociali e politiche in atto in tutta la terra del fondamentalismo sciita, tensioni  che vanno dalla crisi economica alle rivendicazioni di spazi di libertà e diritti in primis quello di genere e di lotta alla discriminazione.

Il tutto avviene in uno scenario mediorientale distrutto, destabilizzato e frammentato. Decenni di politica imperialista occidentale hanno prodotto, con guerre, distruzione e ricatti economici, con il fomentare il conflitto tra fazioni opposte, una continua guerra diretta e indiretta che non fa intravedere nessuna via di uscita alla maggior parte dei popoli coinvolti, incapaci ormai di avere dei punti di riferimento per uscire dall'angolo.

Ma i curdi, insieme alla lotta ai palestinesi, da sempre cercano quei punti di riferimento costruendosi un progetto di società alternativa. Punti di riferimento internazionalisti che vanno oltre alla stretta rivendicazione di emancipazione di un popolo, consapevoli che per uscire dall'angolo occorre unire le forze in un'aperta resistenza di classe e quindi antimperialista (mai una senza l'altra) contro le potenze occidentali e quelle regionali che rendono il Medioriente terra di conquista economica politica a discapito di chi ci vive.

Per il popolo curdo è un momento difficile che resiste in primis al fascismo di Erdogan e ad una Turchia che ambisce alti ruoli internazionali sulla pelle del suo stesso popolo. Così come per quello palestinese che conta ogni giorno morti e furti della terra da parte di Israele in nome di un sionismo assassino e razzista.

Siamo certi però che la resistenza dei popoli in lotta non si fermerà e continuerà, unendo in un filo rosso la lotta per la libertà e diritti delle proteste in Iran (la donna massacrata dalla polizia politica che ha dato il via alle proteste tra l'altro era curda) con la lotta per la stessa esistenza del popolo curdo, la terra per i palestinesi e la voglia di rompere in tutta la zona l'oppressione occidentale e delle potenze regionali, che porterà le popolazioni del Medioriente verso una lotta che li farà uscire dal giogo dell'oppressione e che, prima o poi, costruirà una resistenza vera e internazionalista sull'esempio di Kobane e della resistenza palestinese.

Solidarietà con il popolo curdo.

Solidarietà con i popoli in lotta.

No all'oscurantismo turco e iraniano

Per una lotta di classe internazionalista