Partecipiamo tutte e tutti alla 26esima mobilitazione in solidarietà al popolo Palestinese

Inviato da redazione il Gio, 04/04/2024 - 11:48
Categoria

Partecipiamo tutte e tutti alla 26esima mobilitazione in solidarietà al popolo Palestinese con le Organizzazioni e le Comunità Palestinesi con uno spezzone nel corteo contro i CPR.

SABATO 6 APRILE CORTEO

CONCENTRAMENTO ore 15,00 in Piazza Tricolore a Milano.

No ai CPR e al razzismo di stato

L’Italia è entrata in guerra ed è complice del Genocidio

Fermiamo il Genocidio e la Pulizia Etnica in Palestina

 

Chiudiamo i CPR! Chiudiamo i lager di stato!

Arroganza, colpevolizzazione, punizione, umiliazione come forma di espiazione, criminalizzazione, repressione e, di questi ultimi giorni, deterrenza. Questa è l’impronta ideologica con cui affrontano le contraddizioni sociali, questo è il gergo prodotto dalla subcultura repressiva del governo Meloni-Salvini-Tajani.                                                 

La declinazione di questo approccio razzista all’immigrazione è conseguentemente la morte in mare usata scientificamente come "deterrenza" contro i “viaggi della speranza” per i migranti e per i profughi che scappano da fame e guerre. Più ne muoiono e più grande sarà il messaggio di deterrenza … finché non impareranno che in Italia non si può venire. D’altra parte, che razza di padri e madri di famiglia partirebbero con dei bambini per un viaggio così pericoloso … per ricordare la frase infame del ministro dell’interno Piantedosi.      

La strage di Cutro è stata il manifesto politico del razzismo di stato ma, a questa strage, ne sono seguite e continuano a susseguirsene altre. Vite spezzate per razzismo, disprezzo e menefreghismo indotto e calcolato.

gaza

Come messaggio di deterrenza. Perché è stata abbandonata ogni strategia, pur minima, per garantire il salvataggio dei naufraghi, perché le navi di soccorso delle ONG vengono dirottate, invece che nel porto idoneo più vicino, verso punti di attracco lontani anche giorni di navigazione, così da evitare un reale presidio di umanità nel Mar Mediterraneo e salvare vite umane. E quando uomini, donne, bambine e bambini riescono finalmente ad arrivare, diventano immediatamente “fuorilegge” e “clandestini”.

Una disumana attribuzione di un’etichetta, di un ruolo sociale, di una categoria criminogena utilizzata strumentalmente come introduzione, come anticamera psicologica al termine più esplicito e pregno di significato di criminali. E come tali vengono trattati.     

Non basta la violenza del distacco dalla propria famiglia e l’essere sopravvissuti alla morte dopo un viaggio di sofferenza e terrore, non basta essere stati depredati, stuprate, rinchiusi e rinchiuse, anche per anni, nei campi di concentramento libici, defraudati e defraudate della dignità e di ogni diritto.   

Una volta arrivati in Italia vengono rinchiusi fino a 18 mesi nei CPR, in veri e propri      lager di stato. Non aiutati e supportati in centri di accoglienza per facilitarne l’integrazione e non l’assimilazione ma, al contrario, trattati da prigionieri in maniera disumana, colpevoli solo di essere esseri umani, donne e uomini in fuga da una vita senza futuro. Da guerre volute dal “democratico occidente” quando getta la maschera e mostra la sua vera essenza strutturale di blocco imperialista occidentale.

Donne, uomini, bambine e bambini in fuga da guerre e fame definiti “illegali” e “criminali” dall’ italietta razzista al governo che coltiva i germi dell’arabofobia e dell’islamofobia. A meno che non possano servire come esercito di riserva e pressione ricattatoria nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici autoctone accettando salari da fame e schiavitù.

Questa è una faccia razzista della deterrenza di cui blatera la bulletta della Garbatella, frutto della sua subcultura con radici profonde nella fiamma Mussoliniana.

gaza

L’Italia è entrata in guerra ed è complice del Genocidio Palestinese.

L’altra faccia della “deterrenza” è quella bellicista mostrata da Meloni quando, con una mimica da far invidia ad Albero Sordi, la definisce un “pugnace” antidoto alla guerra. Questo pseudo ragionamento è invece segno dell’ottusità tipica del “virile pensiero” fascistoide, basato di frasi fatte e concetti ripresi in qualche manualetto anti-sovietico recuperato sugli scaffali di qualche fogna (sezione) missina dismessa.

La Meloni, nella sua servile ignoranza, crede evidentemente ancora di trovarsi a prima della caduta del muro di Berlino. In quel contesto, ormai datato, Usa e Urss si fronteggiavano in ogni campo ben delineando confini e margini di manovra che la controparte doveva rispettare e in cui la stessa corsa al riarmo nucleare si era arrestata in una forma di “equilibrio nucleare” controllato. 

In questo quadro il concetto di “deterrenza” non ha alcun senso se non come supporto ideologico all’idea di patria/nazione pronta alla difesa armata e alla costruzione di un consenso di massa il richiamo bellicistico e nazionalista alla corsa al riarmo e a giustificazione dell’impegno in fronti di guerra e all’impennata degli investimenti in armamenti a fronte di una diminuzione di quelli sul fronte del welfare, della sanità e della scuola pubblica. Il progressivo sgretolamento dell'egemonia statunitense e del suo ruolo di gendarme globale, l'emersione e il consolidamento di competitor locali, l’aggregazione, in linea di tendenza, di nuovi blocchi imperialistici mondiali, stanno dando vita ad un mondo multipolare che, nella crisi del sistema economico capitalista mondiale, al netto di ripresine e rimbalzi creati soprattutto con il contributo della finanza mondiale o comunque a suo tendenziale vantaggio, accentua la sua tendenza alla guerra come necessità per il dominio sui mercati e sulle risorse umane e della natura.

Lo schierarsi arrogante del governo italiano a fianco del blocco imperialista occidentale Usa-Nato-Gran Bretagna-Ue contro la Russia, nella guerra combattuta sulla pelle del popolo Ucraino con la responsabilità del tragico clown nazionalista/guerrafondaio Zelenski, rende l’Italia complice criminale della possibile escalation militare con la deflagrazione su scala mondiale di una guerra con il possibile utilizzo dell’atomica e la conseguente eliminazione della “civiltà” umana per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora.

L’ invio di navi da guerra nel Mar Rosso a difesa del governo genocida israeliano ha ancora di più evidenziato il ruolo dell’Italia di complice del Genocidio del popolo Palestinese di cui si è già fatto carico il governo Meloni-Salvini-Tajani con una narrazione schifosa, disumana, distorta e strumentale di una guerra appunto Genocida a Gaza e della Pulizia Etnica in Cisgiordania.

gaza

La miserabile copertura politica alle azioni militari del governo terrorista dell’entità sionista israeliana, evidentemente contrarie ad ogni contesto di rispetto delle leggi del già ipocrita “diritto internazionale”, dà il segno del livello di impunità garantito ad Israele.                                      Il bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco, di una zona militare siriana ad Aleppo, la continua aggressione militare non solo sul confine ma nel cuore del territorio libanese, stanno creando le condizioni per una pericolosissima escalation e generalizzazione dello scontro militare su scala mondiale.

Evidentemente il terrorista Netanyahu, a capo di quel piccolo stato canaglia sta cercando di allargare i confini della sua sporca guerra genocida per nascondere il suo isolamento politico per la sua pratica Genocida ormai sotto gli occhi del mondo intero. Condanne verbali, ammonimenti perché …non si creino le condizioni di un Genocidio …, perché la fame non venga utilizzata come arma di guerra … e, mentre tutto questo invece accade, e si distruggono ospedali e si cancellano i morti seppellendoli con le ruspe, si uccidono centinaia di giornalisti in maniera mirata e si chiude Al Jazeera perché non possa testimoniare il possibile ultimo atto della Soluzione Finale a Gaza.

gaza
Ospedale di Al Shifa distrutto dall’aggressione israeliana con decine di morti.
gaza

L’ultimo crimine sionista è l’assassinio deliberato di 7 operatori umanitari che lavoravano per la Ong statunitense World Central Kitchen, “colpevoli” di portare aiuti umanitari e di distribuire cibo alla popolazione affamata. Il dato “nuovo” è che, davanti all’ipocrita sconcerto mondiale, c’è stata la sostanziale rivendicazione della strage da parte di Netanyahu. 

Noi non ci stupiamo di questo perché è evidente il vero e centrale obiettivo dell’entità sionista Israele che è quello dell’annientamento, della pulizia etnica e del Genocidio del popolo Palestinese. Un via libera allo sterminio volta per volta mascherato dal “diritto alla difesa”, dalla risposta e dalla caccia al “terrorista”, dal distorto presupposto dell’univoco “Mai Più”, dal diritto al Genocidio Palestinese in base ad un diritto “divino” e dall’immane tragedia dell’Olocausto. Un’ intoccabilità che fin ad ora gli ha garantito l’immunità per ogni crimine, per un’occupazione che dura da quasi 80 anni con un costo immenso di vite Palestinesi immolate al progetto sionista, colonialista, razzista e suprematista di una Grande Israele senza più Palestinesi. Quasi 6 mesi di devastazione e circa 33.000 morti rappresentano il dato eclatante che allo Stato Ebraico occupante è permesso tutto mentre al popolo occupato viene imposto di essere annientati senza potersi difendere, perché il terrorismo dello stato israeliano viene chiamato “guerra legittima” mentre l’autodifesa della Resistenza Palestinese viene chiamata e criminalizzata come terrorista.

Ma dopo 6 mesi la Palestina resiste, violentata, affamata ma non fiaccata dalla violenza dell’occupazione militare sionista. E oggi possiamo parlare ancora di Palestina grazie a questa Resistenza.     

Una Resistenza che permette ancora oggi sotto le bombe americane da 990 chili, i proiettili europei e italiani contro le code in attesa di cibo, la fame e la sete come armi di distruzione di massa, gli stupri per il disprezzo razzista, i soprusi e le violenze quotidiane dei chek -point, dell’assedio militare ed economico di Gaza che dura da quasi 20 anni e non dall’ottobre 2023, dei muri dell’Apartheid, dell’esproprio violento della terra Palestinese da parte dei coloni in Cisgiordania, della negazione al diritto a esistere e all’autodeterminarsi, questa Resistenza di popolo sta ancora permettendo il sogno di una Palestina libera ed unificata. Un sogno e una prospettiva di vita migliore che non è mai morto e non potrà mai morire.                                    

Perché vive nel cuore di ogni Palestinese, Resistente o profugo disarmato, ragazza, ragazzo bambino o bambina, donna o uomo in grado di prendere in mano un’arma o una pietra e lanciarla contro l’occupante. Perché Pace in Palestina vuol dire il ritorno dei profughi, vuol dire il riconoscimento del torto storico subito, vuol dire un lungo e difficile processo di pace che ponga le condizioni per un libero processo di Autodeterminazione con l’obiettivo di un unico stato dove etnie, religioni e culture diverse possano e debbano convivere senza fondamentalismi religiosi, un processo di pace e di Autodeterminazione che releghi il sionismo tra le pagine buie e superate dalla storia. Un difficile ma possibile obiettivo di lunga durata che possa garantire stabilità e Pace in Palestina.

Il primo passo è però ora e subito un immediato e duraturo cessate il fuoco e il ritiro delle truppe d’occupazione. La cessazione dell’invio di altre armi Usa e Ue ad Israele. La possibilità di invio e di distribuzione di generi alimentari e cure mediche per il popolo Gazawi. Il rilascio delle migliaia di prigionieri palestinesi. Il blocco degli insediamenti in Cisgiordania.

 

Per l’Esistenza, la Resistenza, il diritto alla libera Autodeterminazione del popolo Palestinese.