CACCIAMO FASCISTI e RAZZISTI FUORI dalla STORIA! Corteo a Milano sabato 10 febbraio, concentramento ore 15,30 Piazza Oberdan

Inviato da redazione il Gio, 08/02/2018 - 10:41
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fascisti come l'isis

La tentata strage di Macerata ad opera di un militante leghista/fascista è purtroppo solo l’ennesimo sintomo di una sottocultura violenta propugnatrice di odio e superiorità razziale sempre più diffusa in tutta Europa e in Italia. Un vento nero che, nelle sue diverse gradazioni, è oggi purtroppo diventato assolutamente trasversale nel corpo della società.

La crisi del sistema produttivo capitalista ha attaccato livelli occupazionali e qualità della vita distruggendo “sicurezze” e stabilità salariale, ha gettato nella povertà milioni di lavoratori, disoccupati e pensionati, mentre le politiche economiche neoliberiste hanno divaricato la forbice tra ricchezza e povertà, causando una devastazione e un imbarbarimento dei rapporti umani e sociali anche tra le classi subordinate che vivono più direttamente le contraddizioni di una società in crisi e nel più completo sbandamento culturale.

Un imbarbarimento che non si esplicita solo nel continuo individuare lo straniero quale facile capo espiatorio di ogni problema e regressione sociale, ma anche nell’assoluto silenzio nel dibattito pubblico e politico di quali siano le reali cause del progressivo impoverimento delle classi medie e meno abbienti.

Di quali siano i reali colpevoli di salari sempre più bassi, divorati dal profitto, e di condizioni di vita che tanto nelle periferie delle luccicanti metropoli capitaliste quanto della provincia più profonda assomigliano sempre più a panorami da Grande Depressione.

Di chi sfrutta, per biechi calcoli elettorali o per un punto percentuale in più di audience, il disagio e una paura più percepita che reale, per ripetere ricette da ventennio fascista o soluzioni economiche buone solo per borghesia e speculatori (dalla flat tax alle detassazioni e decontribuzioni).

Di chi ha contribuito, accodandosi alla Turco-Napolitano e Bossi-Fini, a emanare leggi ancor più discriminatorie e razziste che costringono la visuale di un fenomeno epocale come le migrazioni in un falso problema sicuritario. Gli stessi che hanno demandato il lavoro sporco ai torturatori delle carceri libiche, che hanno pagato il terrorista Erdogan per fermare i profughi siriani e afgani, che inviano truppe e soldati in Niger per tentare di fermare all’origine i flussi di persone in cerca di un riscatto.

Assolutamente silenziato è l’attacco alle garanzie e alle tutele, sottotraccia la guerra di classe scagliata dal padronato per massimizzare i profitti e socializzare le perdite di una crisi senza vie d’uscita. Perdite che si traducono in privatizzazioni e tagli alla sanità e ai servizi sociali, agli investimenti per l’edilizia popolare, al trasporto urbano. Insomma, è ormai tracimato e sta diventando egemone un discorso culturale (meglio, subculturale) prima che politico per cui chi scappa da miseria, carestie, guerre imperialiste, ecc. viene accusato di essere manovrato per un’asserita e incredibilmente falsa operazione di sostituzione etnica. E quindi possibile bersaglio di propaganda negativa, di discriminazione fino all’aggressione fisica.

Ma tutto ciò ha un solo nome : RAZZISMO FASCISTA!

Perché chi parla con malcelata ipocrisia di problemi d’integrazione lo fa avendo in mente un fine diverso e antitetico che si chiama ASSIMILAZIONE e SOTTOMISSIONE, e cioè che ad ogni uomo o donna che sia costretto o costretta ad emigrare con ogni mezzo e venga in Italia è concesso di portare con sé solo il folclore colorato del paese d'origine e accettare di essere ridotto a forza lavoro utile per i lavori più umili, di essere trattato come schiavo, subordinato alla magnanimità o al paternalismo del padrone di turno che ne decide le complessive condizioni di vita.

Se poi questi uomini e queste donne iniziano a rivendicare diritti e tutele, l’unica risposta è la ritorsione e la repressione, l’internamento e l’espulsione, il ricatto e i licenziamenti, come purtroppo troppo spesso accade nei magazzini della logistica dove sono impiegati per lo più lavoratori provenienti da altri paesi.

Il paradigma neoliberista lavoro in cambio di diritti (già sempre più risicati), che i lavoratori italiani devono quotidianamente subire, è elevato all'ennesima potenza per i lavoratori immigrati, che incarnano plasticamente e sono paradigma dell’aspirazione del capitalismo: donne e uomini, lavoratori e lavoratrici, proletari e proletarie ridotti al ruolo di merci in vendita sugli scaffali del modo di produzione capitalista, da usare per il tempo necessario e poi gettare.

L’avanzare del protezionismo economico, l’affermazione di un becero nazionalismo quale speranza di sopravvivenza alla crisi (che oltretutto crea i presupposti per una corsa agli armamenti in vista di un possibile conflitto intercapitalista), la propugnata difesa delle frontiere “dall’invasione dello straniero”, naturalmente solo quello povero e di un colore diverso dal bianco, anni di revisionismo storico e accettazione di linguaggi e comportamenti oggettivamente ingiustificabili per chi dice di rifarsi alla stessa costituzione, l’islamofobia urlata impunemente e pubblicamente dai giornali del centro-destra, hanno prodotto un clima irrespirabile dove è normale prevaricare il “diverso”. E ha creato un contesto in cui la tentata strage di Macerata trova una sua legittimata collocazione naturale e, in quanto tale, sminuita e difesa con orgoglio dalle organizzazioni più dichiaratamente xenofobe e razziste come Lega/Casapound/Forza Nuova.

Su queste basi parteciperemo e invitiamo tutti e tutte a esserci al corteo di sabato convinti però che questo contesto richieda una risposta di lunga durata che superi il solidarismo per trasformarsi in solidarietà di classe e intaccare alla radice le cause del razzismo: il sistema economico capitalista che produce sfruttamento. barbarie e isolamento sociale.

Lotta di classe contro fascismo e razzismo! Fermiamo fascisti e razzisti servi del potere!

Sabato 10 febbraio corteo a Milano con concentramento in Piazza Oberdan ore 15,30.

I compagni e le compagne del Centro Sociale Vittoria