Inviato da redazione il Mer, 19/09/2018 - 08:49
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La questione immigrazione è divenuta questione politica centrale in Europa, pretesto per dividere e sottomettere, anche ideologicamente e politicamente, i lavoratori, e per alimentare il nazionalismo e trascinare le masse, le une contro le altre, dietro alle politiche imperialiste dei rispettivi governi.

Simili venti mefitici hanno anticipato i massacri delle due guerre mondiali.

Mentre l’arrivo di nuovi immigrati è ai minimi storici degli ultimi decenni, e la stessa borghesia in Europa ha bisogno di forza lavoro immigrata per far fronte al declino demografico e all’invecchiamento della popolazione, i latrati razzisti si elevano sempre più striduli, dal ministro dell’Interno italiano e quello tedesco in giù, fomentando rancore e violenza nei confronti degli immigrati.

Con la droga del razzismo vogliono ricattare gli immigrati, tenerne bassi i salari, e tenere legati i lavoratori, facendo credere all’operaio precario, maltrattato e malpagato di far parte della stessa nazione dei suoi sfruttatori, e che la sua condizione migliorerebbe se solo gli “stranieri” (che “rubano il lavoro, il welfare, la casa, che abbassano i salari e commettono crimini”) venissero rimandati a casa loro.

La società si sta dividendo in due fronti sul tema immigrazione, con i razzisti anti-immigrati all’offensiva.

Per noi non è solo una questione umanitaria, di solidarietà con degli altri esseri umani, è una questione di classe: gli immigrati sono in massima parte proletari, lavoratori salariati o in cerca di lavoro, sono parte integrante della classe lavoratrice di ogni paese, hanno gli stessi interessi dei lavoratori autoctoni, e solo lottando insieme possono migliorare le proprie condizioni, come hanno dimostrato e stanno dimostrando le lotte nella logistica in Italia.

Non sono gli immigrati, ma i padroni spalleggiati dai governi (vedi in Italia con il Jobs act di Renzi, cui il decreto “dignità”(?) di Di Maio ha solo fatto il maquillage), a precarizzare il lavoro, imporre flessibilità, usare liberamente e terroristicamente i licenziamenti, abbassare i salari.

I padroni cercano di dividere lavoratori autoctoni/immigrati anche per metterli in concorrenza tra loro, tenere schiacciati gli immigrati per poter dire al lavoratore del proprio paese: se non accetti queste condizioni di bassi salari, c’è un immigrato pronto a lavorare al tuo posto.

La piena parità di diritti per gli immigrati, l’assenza di ricatti sul permesso di soggiorno è anche nell’interesse di tutti i lavoratori, indipendentemente dal paese di provenienza.

Il razzismo mira a impedire questa unità e lotta, a dividere nati nel paese e stranieri per sfruttarli più intensamente. Siamo contro razzismo e xenofobia perché siamo per l’unità della classe lavoratrice, che è internazionale, contro il capitale, che è internazionale; perché siamo contro il veleno del nazionalismo, che mobilita proletari contro altri proletari, anche nella forma del “sovranismo”.

Siamo per la costituzione di un fronte antirazzista nel mondo, in particolar modo in Europa, che combatta il razzismo sul terreno sindacale e sociale, promuovendo l’unità tra lavoratori autoctoni e stranieri nella lotta; ideologico, smontando le menzogne del razzismo, e politico contro le misure discriminatorie e gli attacchi fascisti contro gli immigrati.

È un momento decisivo per l’Italia e l’Europa, nel quale occorre schierarsi al di là delle sigle e bandiere di organizzazione, per l’unità dei proletari, su scala nazionale e internazionale, contro il razzismo e il nazionalismo.

Invitiamo tutte le organizzazioni, associazioni e persone che condividono la necessità di fare fronte al razzismo e agli attacchi contro gli immigrati, anche coloro che non hanno partecipato alla precedente assemblea dell’8 luglio, a partecipare all’assemblea antirazzista e internazionalista che si terrà a Bologna, nella sede del SI Cobas, via Aurelio Saffi 30, domenica 23 settembre 2018 alle ore 10.

Promuoviamo una iniziativa per un coordinamento dei movimenti e delle organizzazioni sindacali e politiche a livello europeo.