25 APRILE 2024 LIBERAZIONE O GENOCIDIO?

Inviato da redazione il Lun, 22/04/2024 - 17:22
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25 APRILE 2024 LIBERAZIONE O GENOCIDIO?

Il 25 aprile di quest'anno non abbiamo proprio nulla da festeggiare

Sono passati 79 anni da quel 25 aprile del 1945 quando l'Italia fu liberata dal nazi-fascismo, nella speranza purtroppo tradita di un mondo migliore dove libertà, uguaglianza, giustizia sociale e solidarietà fossero le fondamenta di una nuova società costruita sui bisogni reali delle donne e degli uomini e non sul profitto per pochi. Ora invece, dopo 79 anni, c'è un governo con radici ben piantate nel ventennio mussoliniano e fascista e in Palestina c'è in corso un GENOCIDIO da parte dei sionisti israeliani e dei loro complici Usa-Ue-Italia.

Vogliono che ce ne dimentichiamo!

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

1945 - 2024

LI CHIAMAVANO BANDITI LI CHIAMANO TERRORISTI

ERANO PARTIGIANI SONO ANTIFASCISTI!

partigiani

gazagaza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le semplici e bellissime parole RESISTENZA e LIBERAZIONE non possono rimanere solo parole.

L' antifascismo non è una lapide ingrigita da rimbiancare strumentalmente una volta l'anno con l'effetto di svuotarla e demolirne ogni senso, ogni valenza valoriale e ogni possibile assunzione di responsabilità nel prenderne il testimone e portarne avanti la necessaria eredità storica.

RESISTENZA e LIBERAZIONE sono invece un'indicazione chiara, aperta e inclusiva, di lotta per l'affermazione dei valori impressi nel DNA di ognuna e ognuno di noi. 

Uguaglianza sociale, solidarietà, internazionalismo e vicinanza ai popoli oppressi in ogni angolo del mondo, disprezzo per una società gerarchica fondata su comando e obbedienza, odio per l'arroganza e la prepotenza del potere, rifiuto di una società patriarcale e ribellione alla prevaricazione e ad ogni forma di discriminazione in base al colore della pelle, al luogo di origine, alla religione, al sesso o all'orientamento sessuale. 

Valori questi da coniugare come componenti fondamentali una più complessiva lotta allo sfruttamento di classe e al capitalismo.

Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, contro la devastazione del pianeta prodotta dal sistema capitalista, in un processo complessivo di emancipazione economica-politica-ideologica delle classi subalterne dallo sfruttamento di classe per una società che metta al centro l'uomo e la donna e si suoi bisogni e non il profitto.

Questo 25 aprile istituzionale, come i precedenti, sarà invece altro. 

Sarà una data per santificare l'imbelle e ipocrita "pacifismo armato" di un centro sinistra (campo largo incluso) che, mentre invia armi all'entità sionista-israele (l'Italia è il 3° fornitore mondiale di armi di israele), chiede un cessate il fuoco, anzi ... una pausa umanitaria. Che chiede la cessazione dei bombardamenti mentre approva l'invio di navi da guerra nel mar Rosso in difesa del trasferimento di aiuti militari all'entità sionista-Israele da parte del blocco Usa-Nato-Ue. Che chiede di fermare il massacro a Gaza mentre fornisce le armi che vengono utilizzate per lo stesso massacro. Che senza mai un vero impegno per far tacere le armi opera una scelta di campo schierandosi e finanziando l'esercito nazionalista ucraino (non è Resistenza) che combatte una guerra per procura del blocco imperialista occidentale contro le mire imperialiste russe. 

Un 25 aprile progettato e disegnato a supporto di una rimonta elettorale contro il governo più di destra dal dopo guerra. 

Un governo che ha radici ideologiche nel fascismo che la Resistenza ha combattuto e vinto.

Un governo Meloni-Salvini-Tajani che, sul piano internazionale, è completamente asservito agli interessi del blocco imperialista occidentale mentre, sul terreno nazionale della gestione delle politiche economiche, si muove disciplinatamente nel quadro della compatibilità economica liberista e antipopolare.  

Dal punto di vista politico e della gestione delle contraddizioni sociali, è invece l'arrogante espressione di un revanchismo tipico di chi si sente "finalmente" uscito dalle fogne e che sta concretamente ponendo le basi e indirizzando l'Italia in un processo di trasformazione dell'intera società e delle stesse istituzioni verso una rigida, gerarchica e irregimentata nuova forma di "democrazia autoritaria". Certamente la stessa tendenza, in una fase di crisi economica generale, dei governi precedenti ma con la particolarità di essere espressione politica di un'ideologia che unisce fascismo e gretto populismo in una versione ancora più reazionaria dell'esperienza del peronismo argentino del secolo scorso.

Questo processo di trasformazione e di spostamento a destra del baricentro politico in Italia e in tutta Europa necessita di una gran cassa ideologica e di un 'improbabile "egemonia culturale" su cui stanno lavorando con decisione. Una nuova aleatoria "egemonia culturale revisionista" basata più sulla gestione militante delle istituzioni dello stato che su un’oggettivamente e storicamente impossibile egemonia valoriale.  Un distorto e generico "sapere diffuso" con radici ben ramificate nella sub-cultura fascista, Dio-Patria-Famiglia, che metta in discussione l'arcobaleno valoriale della Resistenza per costruire invece consenso all'idea antica e insieme moderna, di una società bellicista, machista e assoggettata una volta per tutte al dominio di classe. Sfruttando in questo la rabbia per la precarietà e l'insicurezza sociale di milioni di proletari e proletarie e indirizzandola verso nemici costruiti ideologicamente: immigrati e ... ipotetici e generici poteri forti, (assimilabile al Mussoliniano "complotto massonico-giudaico delle plutocrazie occidentali").

La solita caratteristica politica dei servi del potere costituito riproposto nella nuova veste di populismo reazionario e bellicista come rappresentazione del nuovo volto del dominio di classe in camicia nera del 21° secolo. 

Non ci sono più parole per definire lo schifo che provoca questa ipocrisia e questo attacco alla Resistenza.

Ancor di più perché c'è in corso un GENOCIDIO. Con le bombe, con il piombo delle armi sioniste e ora anche con la fame per la prima volta nell'età moderna utilizzata come arma di guerra per uno sterminio di massa. Un GENOCIDIO con la complicità dei paesi del blocco occidentale che garantiscono impunità e protezione militare agli assassini sionisti.

Il Genocidio è però una definizione che, evidentemente, non basta per definire quello che sta accadendo in Palestina, a tal punto che qualcuno lo ha definito più correttamente GENOCIDIO EPISTEMICO per descrivere con maggiore precisione di come non si tratti solo dell' eliminazione fisica di un popolo, ma di come stiamo assistendo anche alla scientifica eradicazione assoluta dell'idea stessa di popolo Palestinese, della cultura Palestinese, di ogni simbolo, di ogni icona, come segno distintivo e riconoscibile del popolo Palestinese.

Il 25 aprile non è una festa perché crediamo che non ci sia proprio nulla da festeggiare davanti alle decine di migliaia di morti in Palestina, donne, uomini, bambine e bambine. Ognuno dei/delle quali aveva un volto, un nome e una propria vita devastata e annichilita dalla violenza sionista. Perché non hanno voluto interpretare il ruolo di obbedienti schiavi sottomessi che il sionismo ha e l'occidente hanno sempre imposto loro. Perché ancora oggi sia a Gaza che in Cisgiordania il popolo palestinese RESISTE. Perché non vuole solo essere vittima delle torture, degli stupri, dell'apartheid e della detenzione illegittima per migliaia di "ostaggi" Palestinesi di cui il miserabile governo italiano sembra dimenticarsi a causa della scelta di campo compiuta come complice belligerante a fianco del governo genocida israeliano.

 Una scelta di campo che spinge l'Italia verso un'economia di guerra, in una fase di incremento esponenziale delle spese militari e di investimenti nella ricerca di nuovi strumenti di morte in vista di una prossima guerra globale. Un prossimo scontro diretto su uno scenario globale per decidere quale blocco di potenze imperialiste potrà garantirsi l'accaparramento dei mercati mondiali e lo sfruttamento delle risorse del pianeta. Sulla pelle dei proletari e delle proletarie in ogni parte del mondo che, ancora una volta, saranno solo carne da macello da sacrificare all'altare del profitto capitalista.

Ricordare e attualizzare la LIBERAZIONE e la RESISTENZA vuole dire parlare di un antifascismo che è di classe, degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo, che è internazionalismo e antimperialismo come fu quello della solidarietà al popolo vietnamita o ai popoli del Sudamerica che si ribellavano ai colpi di stato finanziati dall' "amico amerikano" pagando il prezzo della loro lotta per la libertà con decine di migliaia di morti.

Parlare oggi di RESISTENZA e LIBERAZIONE, perché non siano parole vuote, vuol dire parlare di Palestina e alzare la sua bandiera. 

Vuol dire ricordare attivamente e parlare di come fu schiacciato il fascismo con la mobilitazione armata e civile nel 1945 e di come oggi sia necessario rimandare nelle fogne i nuovi servi del potere economico in doppiopetto nero che parlano apertamente di "sostituzione etnica", di suprematismo, di "salvaguardia della razza italiana", di comando e di repressione. Vuol dire essere presenti all'interno della classe e delle masse. Per battere il nuovo volto del fascismo con i nostri valori, l'organizzazione e l'unità dal basso.

Vuol dire schierarsi coerentemente e apertamente con il popolo Palestinese e con la sua Resistenza, vuol dire sfatare il mito di un israele democratico mentre pratica apartheid e pulizia etnica, vuol dire accusare Israele di Genocidio, vuol dire bloccare in ogni porto l'invio di armi, vuol dire boicottare merci e ogni rapporto commerciale e pseudo culturale con un governo sionista e genocida, vuol dire schierarsi contro la violenza dei coloni e la pulizia etnica in Cisgiordania e la devastazione inumana di Gaza. Vuol dire difendere i valori fondamentali di empatia e umanità contro il razzismo, l'arabofobia, l'islamofobia del suprematismo ebraico, vuol dire valorizzare ogni voce di dissenso strutturale in israele che non parli però solo di un'ipocrita pace per riportare le lancette del tempo a prima dell'ottobre del 2023, ma che lotti contro l'occupazione della terra e il furto dell'acqua in Palestina come condizione necessaria per arrivare ad una Pace vera e giusta.

Vuol dire smascherare l’ipocrisia di chi dice ..."né con Netanyahu né con Hamas" come se fosse mai esistita o potesse esistere un'occupazione sionista che il popolo palestinese possa considerare e accettare come buona o giusta. 

Come se il disegno sionista di occupazione dell'intera Palestina fosse nato con Netanyahu o dopo il 7 ottobre. Come se la Resistenza unita del popolo Palestinese fosse solo armata e non parte integrante della cultura e della vita di ogni palestinese.

Vuol dire urlare al mondo che la lotta di Liberazione Palestinese è la lotta di ogni oppresso nel mondo. Che è un segnale di rivolta popolare armata e civile di popolo contro ogni imperialismo. 

25 aprile 2024

Questo testo non vuole però solo essere un appello accorato per una partecipazione di massa alla prossima mobilitazione fondata sul significato vero e profondo del 25 aprile e della Resistenza anche nella sua connotazione di classe.

Non ci possiamo esimere dall'entrare nel merito di questa giornata dal punto di vista dei suoi contenuti e dall'organizzazione a partire da quanto abbiamo detto.

Il teatrino a suon di comunicati stampa della "comunità ebraica milanese" in cerca di legittimazione per la violenza genocida sionista è semplicemente ignobile.

Ignobile è anche chi l'ha permesso in nome di un'ipocrita sentimento di pace che in queste condizioni si trasforma solo in pacificazione e normalizzazione dell'oppressione sionista sulla pelle del popolo Palestinese. Non ci può essere pace senza il riconoscimento del torto storico subito dal popolo Palestinese. Non ci può essere vera Pace senza la liberazione della Palestina dall'occupazione sionista.

Non ci può essere vera Pace senza il riconoscimento del diritto all'Esistenza, alla Resistenza, al diritto al Ritorno dei profughi e alla Libera Autodeterminazione del popolo Palestinese. Senza il riconoscimento del diritto naturale per il popolo Palestinese a progettare liberamente il proprio futuro e senza ricatti e ingerenze del sionismo e dei suoi complici Usa/Ue.  

E questa è una fondamentale rivendicazione che arriva dalla Palestina e dalla sua Resistenza: non è accettabile, né in alcun modo può essere oggetto di trattative, che Il sionismo genocida insieme ai suoi complici, dopo una guerra genocida, pretenda di decidere sulle loro vite. Sul quale sarà il suo prossimo governo e sul chi e dove si deciderà di esso. Se negli uffici del Mossad o nella Knesset o nella Casa Bianca con la complicità di qualche collaborazionista in Palestina.  

Crediamo invece che il futuro della Palestina debba dipendere da un confronto interno al popolo Palestinese, includendo coloro che vivono nei campi profughi (oltre 5 milioni) che hanno diritto di ritornare e decidere per la loro terra e nella loro terra e debba legittimamente essere espressione di un accordo tra le componenti della Resistenza. 

Per concludere, crediamo che il corteo istituzionale del 25 aprile non sia il "nostro" corteo, crediamo necessario per la sinistra di classe darsi la prospettiva dell'organizzazione di mobilitazioni alternative in una prospettiva antimperialista, anticapitalista, antifascista e antisionista più coerente con il significato politico compressivo, pieno e non rituale della ricorrenza.   

Con il massimo rispetto di quel "popolo della sinistra" che, sempre più sfiduciato, considera ugualmente importante un atto di testimonianza individuale contro il fascismo, crediamo però non sia più quella l'occasione corretta. In un clima di svuotata e retorica ritualità, anche se risvegliata dal governo più a destra dal 1945 con militanti della destra fascista milanese che siedono sulle poltrone di comando.  Crediamo che i contenuti di schifosa e criminale equidistanza tra l'occupante sionista e il popolo Palestinese, di critica al disumano Genocidio in corso seguita dai "però e dai ma" in relazione al sacrosanto e legittimo diritto all'autodifesa del popolo Palestinese, lascino ben poco spazio alle sue rivendicazioni. Crediamo che, quello istituzionale, non sia l'ambito coerente aperto e inclusivo dove portare i valori e i contenuti sia della Resistenza e della lotta di Liberazione italiana dal fascismo e dall'occupazione nazista, sia il sostegno alla lotta di Liberazione Palestinese dall'occupazione sionista.

Fin da ottobre 2023, dall'inizio del massacro di Gaza, ci siamo però messi al servizio del popolo Palestinese e della sua Resistenza e anche questa volta, in continuità con le 27 precedenti giornate di mobilitazione, abbiamo sentito come semplicemente  prioritario rafforzare le scelte delle Associazioni e delle Comunità Palestinesi, e quindi di essere in quel corteo per allargare il più possibile la partecipazione allo spezzone Palestinese, e amplificare il più possibile la voce di un popolo martoriato a cui viene tolta ogni possibilità di espressione.

Facciamo nostra quindi questa scelta e invitiamo quindi tutte e tutti a scendere in piazza con la massima partecipazione possibile nello spezzone Palestinese dove far sentire insieme la voce di dolore, di rabbia ma di Resistenza del popolo Palestinese.

 

Tutte e tutti in piazza con la Palestina che resiste!

GIOVEDI 25 APRILE ORE 14 via Palestro - Spezzone Palestinese -

Contro l'occupazione sionista!

Contro il GENOCIDIO e la PULIZIA ETNICA!

Per una vera PACE!

Per il diritto all'ESISTENZA, alla RESISTENZA, al RITORNO DEI PROFUGHI

per il diritto alla LIBERA AUTODETERMINAZIONE del POPOLO PALESTINESE.

 

 

Un popolo che vuole conquistare l’indipendenza non deve limitarsi ai mezzi di guerra ordinari. L’insurrezione in massa, la guerra rivoluzionaria, la guerriglia dappertutto, sono gli unici mezzi con i quali un piccolo popolo può vincerne uno più grande, con i quali un esercito più debole può fare fronte ad un esercito più forte e meglio organizzato […] ma la sollevazione in massa, la guerra rivoluzionaria, l’insurrezione generale del popolo sono mezzi di fronte ai quali la monarchia indietreggia. Marx/Engels aprile 1849

 

 

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