Appena i compagni del SI Cobas ci hanno chiamato per un confronto sulla proposta di un corteo nazionale, abbiamo avuto un momento iniziale di meraviglia e quasi sconcerto per ciò che nei fatti vuole essere un’esplicita e ambiziosa scommessa tutta politica.
Uno “strappo” in avanti per provare a sintetizzare una proposta di percorso e iniziativa anticapitalista complessiva in/con una giornata di mobilitazione nazionale.
La proposta politica è per noi scontata e condivisa, perché è ciò per cui stiamo da anni spingendo e lavorando per rendere possibile la generalizzazione di un fronte di lotta anticapitalista.
I contenuti dell’appello, tranquillamente sottoscrivibili in toto, sono il risultato di un’analisi di fase con i piedi ben piantati in anni di esperienze di lotta condivise davanti ai cancelli con l’aspirazione di porre queste lotte all’interno di un percorso più complessivo di trasformazione rivoluzionaria del presente.
Quello che ci preme sottolineare è invece la nostra condivisione proprio sul merito/metodo che queste righe in neretto mettono in evidenza, ben più importanti degli stessi punti, da aggiungere, togliere o meglio esplicitare, della piattaforma.
Perché è proprio di questo che crediamo ora si provi a farsi consapevolmente e responsabilmente carico, ed è proprio questo che ci porta ad aderirvi e a sostenerla: una proposta per uscire dall’ambito della lotta sindacale, senza con questo volerla costringere in paletti meramente economicistici, e contribuire a costruire un alveo politico sindacale che sappia interpretare, da un punto di vista di classe, l’attuale crisi del sistema economico capitalista rilanciando una prospettiva più generale con analisi e strumenti di lotta da generalizzare.
Un alveo e un percorso aperto a cui ognuno è tenuto a dare il proprio contributo, a partire dalle settorialità e specificità del proprio intervento e al di là delle scelte contingenti compiute.
Una proposta politica a tutto campo sintetizzata probabilmente con, ripetiamo, uno “strappo” organizzativo, che però ha l’enorme pregio di indicare una strada aperta e collettiva, un obiettivo di lunga durata a partire dalla concretezza di un ormai lungo ciclo di lotte che hanno smosso come un torrente in piena le acque del pantano in cui sopravvive una sinistra di classe che ha molte volte introiettato la propria marginalità proiettandosi e rincorrendo scadenze ed “eventi” per ritagliarsi un ruolo politico.
Un atto politico, lo abbiamo definito coscientemente “strappo” per i limiti oggettivi e le parzialità che questo stesso movimento rappresenta, che in un clima di rincorsa e di posizionamento anche purtroppo elettorale di pezzi di movimento, può e deve rappresentare un’alternativa di classe, un’indicazione di lotta che, con la trasparenza, l’orgoglio e anche un po’ la presunzione di chi il conflitto lo pratica quotidianamente, afferma con decisione e chiede di schierarsi con un progetto di lotta di classe che sappia ricomporre tutti i pezzi del conflitto che si muovono isolati sul territorio nazionale. Dallo strutturale conflitto capitale/lavoro, una guerra di classe che il capitalismo conduce contro ogni proletario, soggetto fino ad ora passivo, disperso nei mille rivoli della produzione post-fordista; alla difesa del diritto alla casa; contro la devastazione dei territori; per il diritto alla saluto salute e contro ogni fascismo e razzismo (utilizzati per separare e dividere una classe sempre più internazionale).
Un messaggio a chi non vuole considerarsi solo di “sinistra”, a chi non intende fermarsi a parlare di redistribuzione della ricchezza ma, senza ideologismi di merito e di metodo, si voglia schierare e calare nel quotidiano delle contraddizioni che il capitalismo crea. Contraddizioni nelle quali è sempre più necessario intervenire con determinazione e chiarezza di prospettive, per non veder riassorbite conquiste e indebolito un processo di crescita di un’autonomia di classe.
Una proposta di unità dal basso, unico terreno possibile di confronto anche per l’unità dei comunisti, fondata non su un ipocrita unitarismo a tutti i costi, ma sulla concretezza della pratica del conflitto in cui far convergere e ricomporre nello stesso fronte di lotta i diversi settori di classe investiti e devastati dalla crisi.
Uno strappo in avanti probabilmente necessario anche in virtù del periodo elettorale, per rimettere al centro il conflitto senza alcuna delega e frenare illusioni parlamentaristiche, strategicamente e tatticamente controproducenti, ancor di più in una fase di crisi del modo di produzione capitalistico che impedisce alcuna forma di redistribuzione di reddito togliendo ogni margine a ogni aspirazione concertativa, in primis, dei sindacati confederali.
Un passo che può diventare ricchezza e valore aggiunto se compreso e, appunto, valorizzato come proposta di identità di classe e non mera affermazione di una propria singola identità in favore della costruzione di una forza di classe imprescindibilmente necessaria per cambiare i rapporti di forza. Ciò con la chiarezza di un’incompatibilità politica con il dominio capitalista e in un contesto di generale crescita di una destra dichiaratamente fascista e razzista con disvalori tragicamente trasversali e tendenzialmente con sempre maggior peso e influenza nei comportamenti dello stesso proletariato e sottoproletariato confinato ai margini della luccicante ricchezza delle metropoli capitaliste.
Ciò che permetterà l’evoluzione da “strappo”, dal richiamo alla classe per una sua trasformazione in classe per sé, a un concreto trasformarsi in reale percorso politico, in ragionamento collettivo, in radicamento di una prospettiva da far sedimentare a livello nazionale, sarà la capacità di dar vita all’intervento nei diversi territori uscendo da i luoghi di lavoro per costruire una vera forza di classe capace di intervenire sulle mille contraddizioni aperte dalla stessa organizzazione capitalistica del lavoro. Ed è questa la vera scommessa da vincere, di cui tutti e tutte dobbiamo concretamente farci carico.
Per concludere, questo è il nostro contributo politico, un appello evidentemente poco analitico in termini di fase ma volutamente centrato a sottolineare le prospettive, l’immaginario e le motivazioni implicite del comunicato dei compagni e delle compagne del SI Cobas. Un piccolo tassello sarà posto se molti compagni e compagne ne comprenderanno la sostanza e, cioè, che questa è una scommessa che si può far propria partecipando anche al di là del merito dell’appello o della “piattaforma”.
Il successo reale e la valenza politica dello sciopero e della giornata di mobilitazione del 24 febbraio potremo collettivamente verificarlo su tempi lunghi, per quanto si sarà colto della sua potenzialità politica e della sua indicazione di un processo ancora da affermarsi, da cosa sarà riuscita a smuovere, da quali contraddizioni avrà aperto, da quanto i lavoratori che parteciperanno si porteranno a casa, di quanto saranno convinti di pesare un po’ di più nei rapporti di forza non solo contro il proprio singolo “padrone” ma contro il dominio di un’intera classe e il suo modo di produzione.
Quello di cui siamo certi è che ci porteremo a casa un pezzettino in più di voglia di lottare, arricchiti da quello che certamente sarà un bel corteo operaio determinato e partecipato, fianco a fianco ai lavoratori che tutti i giorni alzano la testa per combattere sfruttamento e precarietà, cominciando ad immaginare un nuovo modello di sviluppo e di società senza più sfruttamento e senza più classi né padroni.
24 febbraio corteo nazionale a Roma
tutti in piazza Esquilino ore 14
CONTRO SFRUTTAMENTO e PRECARIETA’
per UN’ALTERNATIVA di CLASSE