Pubblichiamo il comunicato dell'ufficio stampa del del S.I. Cobas riguardo agli articoli (anche di certa stampa "amica") usciti sui giornali dopo il corteo di sabato 24.
Precisazioni a margine del corteo del 24 febbraio a Roma e su alcuni presunti "scoop giornalistici".
Non vi è dubbio che l'ampia partecipazione alla manifestazione di Roma del SI Cobas abbia "fatto notizia" anche su quei media ed organi di stampa notoriamente poco propensi a dar voce alle lotte operaie. Era ampiamente prevedibile che gli organi di comunicazione legati al fronte reazionario che va dal PD di Renzi al fascioleghismo di Salvini scalpitavano in attesa dei tanto "temuti" scontri: in realtà non aspettavano altro pur di irrobustire ad uso e consumo dei loro tornaconti elettorali la tesi secondo cui orde barbariche di immigrati ed "estremisti rossi" piombavano su Roma pronti a devastare tutto e capitalizzare tali scenari in chiave ancor più securitaria. Ci spiace per loro: in piazza il 24 di rabbia ne abbiamo portata tanta, ma non siamo caduti nelle loro trappole sebbene polizia e Questura ci abbiano accolto alle porte di Roma come dei criminali, fermando gli autobus e perquisendo lavoratori, disoccupati e studenti fin dentro alle mutande e un nostro facchino della TNT di Milano sia stato trattenuto durante l'intera durata del corteo in un Centro di identificazione ed espulsione perchè sprovvisto delle ricevute che attestavano il suo status di "immigrato regolare"...
Rimasti a bocca asciutta, ai prezzolati del potere come magra consolazione non è rimasto altro che ironizzare sulla composizione e sui contenuti della piazza, con in testa l'immancabile "Il Giornale" a indicare i manifestanti "migranti rossi" e ad evocare un "ritorno agli '70". In entrambi i casi, quel che per loro sono insulti, per noi sono punti d'onore...
A sorprendere tuttavia non è certo la stampa "mainstream", razzista e antioperaia per definizione, quanto il "fuoco amico" proveniente dalla stampa legata alla cosiddetta "sinistra radicale". Ci riferiamo in primo luogo agli articoli pubblicati su Il Manifesto a firma Antonio Sciotto e sul giornale online Huffington Post a firma Gabriella Cerami, che riportano quasi pedissequamente alcuni episodi avvenuti nel corteo frutto di gravi inesattezze, quando non di totale travisamento dei fatti
1) entrambi i giornali parlano di "attimi di tensione" durante la manifestazione che sarebbero stati generati dalla volontà da parte di alcuni lavoratori di esporre uno striscione con scritto "Mustafa libero" in testa al corteo. Si tratta di una ricostruzione di fantasia di quanto in realtà avvenuto e ci risulta incomprensibile da quale fonte sia stata raccolta: la discussione che effettivamente è avvenuta in testa al corteo, con toni accesi ma pacifici, è nata solo e soltanto dalla difficoltà di gestione degli interventi al microfono, e dalla necessità da parte nostra di prendere le iscrizioni a parlare dato il numero enorme dei lavoratori che volevano prendere la parola. Alcuni lavoratori di Piacenza che volevano prendere direttamente il microfono, hanno equivocato questa direttiva e hanno espresso il loro malcontento, ma l'equivoco si è chiarito in pochi secondi. Non vi era alcuno striscione "conteso", per il semplice motivo che la liberazione del nostro iscritto Mustafa e degli altri due compagni, Lorenzo e Giorgio, arrestati all'indomani della manifestazione antifascista di due settimane fa, figurava tra le parole d'ordine del corteo e che il SI Cobas è stato presente in prima fila la scorsa settimana davanti al carcere di Piacenza con centinaia di lavoratori provenienti da ogni città, per chiedere con forza la loro liberazione e sta tuttora continuando ad adoperarsi in tal senso.
2) Le parole del coordinatore provinciale di Milano Gino Orsini sono state travisate da entrambi i giornali, che riportano, e in questo caso il sospetto di interpretazione maliziosa è alquanto forte, una presunta frizione tra gli organizzatori del corteo e quel settore di centri sociali che ha aderito alla manifestazione. In realtà nessuno nel SI Cobas "ha invitato i centri sociali ad accomodarsi in coda". Al contrario, tutte le realtà autogestite presenti al corteo con un loro striscione collaborano da anni con la nostra organizzazione sindacale e sono spesso al nostro fianco negli scioperi e nelle iniziative di lotta promosse dal SI Cobas. Prima della manifestazione vi sono state con molte di queste realtà numerose assemblee e momenti di confronto al fine di gestire assieme la piazza del 24: la decisione di svolgere un corteo combattivo ma pacifico è stata unanime e condivisa da tutti perchè tutti hanno compreso carattere di massa di questo appuntamento e la composizione del corteo, partecipato da famiglie e bambini; la scelta di "stare dietro" non è stata imposta da nessun "vertice" sindacale, quanto piuttosto il frutto della comune volontà di dar spazio, voce e visibilità innanzitutto a quelle migliaia di operai del SI Cobas protagonisti di anni di lotte dentro e fuori ai magazzini e alle fabbriche. Le narrazioni giornalistiche tese a voler ricercare ossessivamente presunte divisioni tra "buoni e cattivi", mai come nel caso del corteo di sabato sono frutto di fantasia e risultano utili solo a chi vuole ostacolare il nostro obiettivo di unire percorsi diversi per provenienza sociale, culturale ed etnica, ma accomunati dalla medesima condizione di sfruttamento ed oppressione.
3) L'allontanamento degli attivisti della lista elettorale "Potere al Popolo" è effettivamente avvenuto e lo rivendichiamo. Tuttavia ci teniamo a precisare che tale episodio non è riconducibile ne a una particolare ostilità nei confronti di questa o quella lista, ne tantomeno a un presunto carattere "apolitico" del corteo, tuttaltro. In primo luogo, come promotori e organizzatori del corteo, pur essendo aperti alla partecipazione di tutti coloro che in questi anni hanno in qualsiasi forma sostenuto e veicolato le nostre battaglie, abbiamo chiarito in anticipo che non avremmo accettato che la manifestazione del 24 venisse "utilizzata" a fini elettorali e invitavamo chiunque partecipasse al corteo a non esporre contrassegni ne distribuire materiale elettorale: tale richiesta è stata fatta circolare in largo anticipo sia nelle assemblee preparatorie, sia sulla pagina facebook dell'organizzazione sia sul sito ( https://sicobas.org/news/2829-dall-esecutivo-nazionale-del-s-i-cobas-a-… ). In secondo luogo, per chi era in piazza sabato "fare politica" significa difendere i propri interessi ogni giorno lottando dentro e fuori il luogo di lavoro, non deporre una scheda in un urna una volta ogni cinque anni. La stragrande maggioranza di chi era in piazza sabato, il prossimo 4 marzo non si recherà alle urne, sia perchè non intende legittimare un potere sempre più asservito agli interessi del profitto e del grande capitale, sia perchè, molto più semplicemente, quei lavoratori immigrati che componevano il 90% del corteo lavorano, producono ricchezza e pagano le tasse in Italia, ma non hanno il diritto di voto e non lo avranno grazie all'affondamento dello Ius Soli voluto da tutti i partiti dell'arco parlamentare. Questo "dettaglio" è già indicativo di chi e cosa andranno a "rappresentare" coloro che si siederanno in parlamento dopo il 4 marzo.
Sarebbe dunque opportuno che le redazioni del Manifesto e dell'Huffington Post tenessero conto di queste note e provvedano a rettificare nel merito, in particolare riguardo ai punti 1) e 2) in oggetto.
Ciò in ossequio sia al legittimo diritto di cronaca, sia al diritto dei lettori ad avere una cronaca dei fatti corrispondente alla verità.
SI Cobas- ufficio stampa nazionale