PER RILANCIARE L'UNITA' DI CLASSE

Inviato da redazione il Sab, 21/06/2008 - 13:44
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uniti si vince

I compagni e le compagne del CSA Vittoria aderiscono all'Assemblea nazionale autoconvocata di sabato 21 giugno 2008.

In questa fase crediamo sia prioritario e fondamentale per le organizzazioni e le realtà della sinistra anticapitalista dover lavorare per la costruzione di reti autorganizzate che pongano al centro delle loro riflessioni e delle loro pratiche il conflitto capitale/lavoro.

Siamo convinti altresì che, sulla capacità di contrapporsi alle attuali forme dello sfruttamento di classe ed alla conseguente precarietà della vita e del lavoro, si innesti la possibilità di costruire punti di riferimento politico costanti che possano dare vita, all'interno di una strategia di trasformazione radicale dell'esistente, a forme organizzate di vertenzialità sociale diffusa per tentare di ricomporre, sul terreno dei bisogni e diritti, quell'unità di classe scomposta nei mille rivoli della produzione definita sommariamente come post-fordista.

Questo ci spinge ad essere presenti a questa assemblea e a questo inizio di percorso di compagni/e e di lavoratori/trici con il nostro piccolo bagaglio di analisi e di pratiche.

Come anche saremo ovunque vi sia la possibilità di costruire conflittualità sociale e autorganizzazione diretta, rifuggendo dalle logiche di autorappresentazione e autocelebrazione di sé che troppo spesso hanno implicato la strenua difesa di lotte e/o vertenze parziali per ragioni di bandiera e di sigla, condannando così al fallimento ciò che avrebbe potuto, ove generalizzato, costituire un possibile tassello nella costruzione di un fronte di classe più avanzato.

Senza la certezza assoluta, quindi, di possedere fideisticamente la verità disvelata e la chiarezza inoppugnabile su ogni piccolo passo da fare, ma nel sicuro conforto di una chiave interpretativa della realtà che ancora oggi, a negazione delle varie teorie riformiste emerse dal brodo di cultura del cosiddetto “movimento dei movimenti”, ci parla di una divisione inconciliabile degli interessi tra proletariato e borghesia, del ruolo dell'imperialismo e del valore della resistenza popolare.

Ed è per questo che riteniamo importante costruire spazi di confronto collettivo su analisi e percorsi con momenti di verifica “empirica”, cercando così di ricomporre tutte le forze possibili sul terreno dell’iniziativa di massa per “piantare” un paletto anticapitalista che fermi l’offensiva neoliberista nella chiarezza di una prospettiva non svendibile o rinchiusa in qualche pacchetto elettoralista a sostegno delle fazioni della borghesia più “illuminate” o meno iperliberiste.

Il nostro sforzo è quindi diretto a contribuire all’individuazione dei più o meno sotterranei e parziali percorsi dell'attuale composizione di classe, trasversali comunque all’asse centrale della valorizzazione del capitale, per ricomporli in un’opzione strategica fortemente caratterizzata in senso anticapitalista e comunista.

 

Date queste premesse metodologiche e per entrare in estrema sintesi nel merito delle questioni sollevate dall'attuale fase, crediamo che la progressiva perdita di centralità della fabbrica quale luogo della produzione massificata, la dispersione territoriale (e produttiva) della classe volta anche alla disgregazione dei legami solidaristici e alla limitazione della conflittualità, l’applicazione pressoché indiscriminata dei contratti atipici e precari che accelerano la tendenza a costituire rapporti di lavoro sempre più individualizzati, determinino una composizione di classe più composita di quella cui siamo stati abituati a riferirci.

La radicale trasformazione della passata organizzazione produttiva fordista e la conseguente tendenziale perdita di centralità del lavoro dipendente a tempo indeterminato comporta infatti la strutturazione di un rinnovato esercito industriale di riserva direttamente inserito all’interno della produzione, costituito da lavoratori precari, estremamente funzionale a un’organizzazione del lavoro che si vuole sempre più leggera e priva di vincoli per affrontare le sfide della concorrenza internazionale senza perdere quote troppo elevate di profitto.

In tale contesto si collocano, tra gli altri, i continui attacchi alla contrattazione collettiva nazionale portati dalle associazioni padronali, sostenuti dall’attuale governo, e con l’avvallo esplicito e criminale di CGIL-CISL-UIL tesi a limitarne la portata di tutela generale anche demandando alla contrattazione decentrata buona parte degli incrementi salariali, nonché la riproposizione delle proposte del prof. Ichino sull’introduzione di forme di flessibilità in uscita e limitazioni all’art. 18 St.lav.

 

Ribadiamo, quindi, l’assoluta necessità di ricomporre sul terreno di una possibile vertenzialità sociale un fronte di classe che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha, nel tempo, modificato e scomposto, delineando obiettivi unificanti per le diverse figure subordinate allo sfruttamento di classe incominciando, a titolo esemplificativo, a praticare lo scontro sul terreno di un sostanziale aumento del livello minimo salariale identico per ogni categoria; un recupero del potere d’acquisto incrementando la quota di salario indiretto con l’abbattimento dei costi per scuola, sanità, servizi e stato sociale; una politica che riaffermi il diritto alla casa con una quota proporzionale al livello minimo salariale…