La campagna contro i migranti, mascherata da toni apocalittici di un’inesistente “invasione”, sta raggiungendo limiti fino a poco tempo fa impensabili. Anche l’ipocrita accondiscendenza e il paternalismo di facciata sono stati superati e, nel linguaggio comune, hanno fatto breccia i toni e i contenuti esplicitamente discriminatori e razzisti fino a poco tempo fa propri solo dell’estrema destra.
Noi denunciavamo l’oggettiva trasversalità di quei contenuti, ovviamente con diverse sfaccettature, ai diversi schieramenti parlamentari e come le bande neofasciste e neonaziste (oggi alleati dei partiti di governo) rappresentassero solo la punta dell’iceberg di una sub-cultura profondamente di destra diffusa e con radici ben piantate nel modo di produzione capitalistico e nei rapporti sociali da esso prodotti.
Un sistema economico attraversato da una crisi strutturale che causa una diffusa insicurezza sociale esasperata dagli effetti stessi della crisi: stabile precarietà, riduzione di garanzie e diritti, povertà in aumento e un sempre più difficile accesso ai rimasugli dello stato sociale, sanità pubblica, scuola.
Senza più anticorpi, anche per la scelta di campo ormai compiuta dal PD, questo sfondamento ideologico, culturale, politico e sociale a destra è dilagato riducendo, se non addirittura assorbendo, quel “cuscinetto democratico” composto da settori di proletariato e di borghesia “illuminata” che si ribellava formalmente al razzismo più smaccato.
In questo quadro di arretramento politico e culturale è stato facile trovare un nemico, uan volta terminato l’ululare demagogico della lotta alla casta, sul quale scaricare tutte le colpe di questo malessere sociale diffuso e con l’attuale governo Lega-M5S, questi contenuti, ripetiamo sostanzialmente discriminatori xenofobi e razzisti, sono diventati elemento strutturale e necessario per creare consenso all’impossibile attuazione di promesse elettorali chiaramente classiste.
Assistiamo alla costante mistificazione della realtà: la tanto declamata invasione semplicemente non esiste, perché già il “democratico” Minniti aveva ridotto gli sbarchi della disperazione del più del 70% optando per farli morire nei lager libici.
Aiutiamoli a casa loro ..... pagando torturatori e stupratori per tenerli a casa loro! D’altra parte l’Europa paga il fascista Erdogan per lo stesso lavoro e Orban insieme ai leader di Austria e dell’est Europa, citati come esempi da Salvini, hanno fatto scuola con le loro barriere di filo spinato che negano l’ingresso ai migranti di loro competenza.
Ma col parlare di competenze, di numeri e di statistiche ormai ci si dimenticati che si sta parlando di uomini e donne e che non esiste più alcuna empatia nei confronti della loro sofferenza.
Il tronfio bullo Salvini giustifica le sue aberranti scelte dichiarando che è una lotta di civiltà contro chi specula sulla pelle dei migranti. Ma in Italia esiste una pletora di padroni e padroncini, dagli aranceti di Rosarno in Calabria alle fabbrichette del nord-est, che lucra sulla vita da schiavi di decine di migliaia di proletarie e proletari immigrati. Qualche semplice controllo sarebbe sufficiente, ma elettoralmente non paga e quindi si permette lo sfruttamento e la “vita” in baracche ai margini dei campi di lavoro, una nuova versione degli schiavi afroamericani del secolo scorso.
Ma, ci viene detto, che la colpa è degli immigrati.
Il nuovo crociato Salvini annunzia censimenti/schedature su base etnica, fomentando odio razziale e discriminazione. A quando una stella (magari verde leghista) sulle giacche dei rom o dei sinti? Come quelle gialle imposte alla popolazione ebraica o come quelle rosse dei prigionieri politici detenuti nei lager nazisti.
A questa guerra a tutto campo non basta opporre la pur necessaria protesta “democratica”, ma è fondamentale una risposta di classe a fianco dei proletari in fuga dal saccheggio di risorse e miseria, da governi corrotti e da governi fantoccio delle potenze occidentali, da interminabili guerre volute dai diversi imperialismi per il predominio e il controllo su aree geopolitiche ed economiche fondamentali, dalla progressiva desertificazione causata dallo “sviluppo” capitalista.
La questione sostanziale è che i processi migratori non si potranno fermare se non rimuovendo le cause reali di questo fenomeno globale, esacerbato da un modo di produzione criminale e questo vuol dire un impegno ancor maggiore di tutte e tutti per una trasformazione radicale della società.
Per demistificare questa campagna d’odio riportiamo qualche dato reale e un’ottima analisi dei compagni e delle compagne del Cuneo Rosso di Marghera.
CONTRO OGNI RAZZISMO PER UN FRONTE DI CLASSE
IN SOLIDARIETA’ A CHI FUGGE DA GUERRE E MISERIA