In questi giorni stiamo assistendo all'ennesima atto di resistenza ed esistenza del popolo palestinese in risposta a settimane di politica aggressiva delle forze militari e politiche isareliane e, allo stesso tempo, di un nuovo virulento squadrismo colonico sionista. Una escalation di gravissimi eventi che la politica fascista e discriminatoria SIONISTA porta avanti per costringere alla resa e all'annientamento il popolo palestinese.
Il tutto accompagnato da ignobili cori internazionali di media e governi che indicano i palestinesi come promotori delle violenze, ma che tacciono di una Gaza allo stremo, del boicottaggio e blocco di Israele (occupante e quindi obbligato a fornire assistenza medica) dei vaccini anticovid verso il popolo palestinese e che tacciono del quotidiano sistema di apartheid discriminatorio e quindi razzista che è alla base del sionismo. Sionismo israeliano che è alla base della stessa esistenza di uno stato che è da sempre testa di ponte dell'occidente in chiave di controllo geopolitico dell'area mediorientale e quindi da proteggere attraverso il silenzio e la menzogna.
MA L'AGGRESSIONE DEL TERRORISMO SIONISTA HA TROVATO LA FORZE DELLA RESISTENZA PALESTINESE.
Una resistenza di piazza che reagisce a settimane di occupazione dei territori e delle case da parte di squadracce violente e armate di coloni sionisti che picchiano e umiliano i legittimi abitanti palestinesi, cacciati poi in modo ignobile sotto gli occhi dei soldati israeliani che poi sigillano il fatto compiuto.
Una resistenza che reagisce alle manifestazioni della ultra destra che più volte ha portato migliaia di sionisti a occupare Gerusalemme est e i territori anche minacciando e picchiando i palestinesi che si recavano nella spianata delle moschee.
E ancora in questi giorni l'intervento dell'esercito allo scopo di impedire l'accesso dei palestinesi nei giorni di preghiera nei loro luoghi di culto, ma soprattutto luoghi di Palestina.
Una resistenza messa in campo nelle piazze di Gerusalemme e dei territori occupati soprattutto da giovani palestinesi stanchi della politica della moderazione voluta dai rappresentanti corrotti di Fatah e ANP. Quei rappresentanti di fatto silenti e fermi di fronte alle violenze e ai soprusi che arrivano anche a negare le stesse elezioni pur di non perdere il loro misero potere di borghesia burocratica, di fronte alla crescita di una rinnovata forza progressista, trovando scuse ignobili per continuare a giocare al tavolo perdente con Usa e Israele per poche e misere elemosine.
E' una rabbia forte e legittima che non intende mollare, ma anzi continuare a lungo collegando la lotta di oggi dei territori occupati e di Gerusalemme est con le lotte che in questi anni avevano e hanno spinto migliaia di manifestanti a sfidare i confini della prigione a cielo aperto che Gaza rappresenta.
Una lotta trasversale che attraversa tutte le diverse anime palestinesi e che, dal basso e attraverso le proprie forze di resistenza, non intende cedere di un passo nell'idea di lotta contro l'occupante sionista.
Una piazza che oggi chiama con forza anche una grande spinta di rinnovamento politico che quelle elezioni interne negate potevano portare, ma che probabilmente prima o poi troverà la sua strada e chiederà il conto a chi falsamente ha detto di rappresentare la popolazione palestinese. Perché la lotta attraversa tutta la palestina storica, attraversa le prigioni israeliane e arriva e si rafforza con i prigionieri palestinesi chiamando migliaia di nomi come quelli di Barghouti e Sa'adat, tocca i profughi palestinesi e porta la forza del diritto al ritorno e mette in discussione tutto per cambiare tutto.
Occorre quindi sostenere la lotta e la resistenza del popolo palestinese senza se e senza ma, portando avanti l'idea di solidarietà internazionalista e di classe necessaria a costruire un mondo nuovo senza sfruttamento in ogni forma esso si manifesti.
Contro l'apartheid sionista
Contro la volontà di annientamento del popolo palestinese
Per la resistenza e per il diritto al ritorno
Ora e sempre resistenza