Trasformiamo la solidarietà in lotta di classe

Inviato da redazione il Lun, 12/02/2018 - 22:49
Categoria
antifascismo

Il 10 febbraio abbiamo vissuto una bella giornata di mobilitazione nazionale antifascista e antirazzista.
Ora trasformiamo la solidarietà in lotta di classe.

I cortei di sabato scorso a Macerata, Milano, Piacenza, Torino e in molte altre città rappresentano una bella giornata antifascista e antirazzista che ha visto decine di migliaia di partecipanti in piazza.
Alle diverse forme dell'antirazzismo, dall'associazionismo solidale fino alle realtà più connotate dal punto di vista di classe, si sono unite migliaia di persone che hanno voluto dare una risposta chiara e netta all’aggressione razzista e terrorista del militante fascio-leghista di Macerata.

Una risposta corale e collettiva ancor più necessaria dopo gli squallidi smarcamenti istituzionali di forze politiche complici dello sdoganamento del neofascismo e oggi attente, per un voto in più o in meno, a non contraddire la pancia del paese o alle istituzioni che, nel voler vietare tutte le manifestazioni a Macerata, equiparano ancora una volta fascismo e antifascismo facendo il gioco del primo.
Un corteo quindi che ha tenuto fuori il teatrino della politica istituzionale con una partecipazione molto viva e "sentita", senza alcuna ritualità perché, come speriamo, è ormai coscienza comune la pericolosità di un razzismo sfaccettato, dal nazismo dichiarato fino al perbenismo borghese più egoista e individualista che non vuole confrontarsi con un mondo che cambia e che si maschera con un "aiutiamoli a casa loro" per non mettere in discussione la fatica ad accettare uomini e donne diverse per abitudini culturali e colore della pelle.

Un gran bel corteo quello di Milano, a cui abbiamo attivamente partecipato, che ha tracciato una discriminante politica chiara con chi parla della tentata strage di Macerata aggiungendo dei distinguo utili solo a raccogliere elettoralmente lo schifoso e aberrante razzismo dilagante senza pensare a porre un argine ad una deriva autoritaria sempre più esplicita e dichiarata.
Un pezzo di "popolo della sinistra" che ha portato in piazza la solidarietà spontanea, la rabbia e il disgusto per la tentata strage di Macerata e le reazioni politiche a essa succedute, ma anche la gioia di ritrovarsi a percorrere insieme un corteo che è stato un piccolo ma significativo segnale di resistenza culturale e politica. Uno schiaffo sulla faccia di chi ha voluto creare terrore su questa giornata e che oggi ne ha paura.
 
Perché sabato è stata invece una ventata di aria pulita che, almeno per un giorno, ha spazzato la cappa di menzogne e di odio fomentato da tutti i media, ormai cassa di risonanza per chi si inventa ricette economiche quasi taumaturgiche per uscire dalla crisi, per chi promette espulsioni a centinaia di migliaia (non conoscono neanche i numeri reali dell'immigrazione), per chi promette una generica redistribuzione.
Con un ex centro sinistra (ora solo centro) che si affanna a garantire con ogni mezzo stabilità e governabilità facendo gli interessi delle imprese e togliendo dignità al lavoro, con un centro destra che cerca di arraffare i voti di pancia e di paura unendo il liberismo utile alla grande industria con il protezionismo della borghesia più reazionaria, con il neo corporativismo della destra fascista, mentre i miserabili del Movimento 5 stelle, sui quali qualcuno puntava per il "rinnovamento", vendono la propria immagine in relazione a come tira il vento e a come vanno i sondaggi.

Nella giornata di sabato 10 febbraio si è mosso invece in tutta Italia qualcosa che non è assimilabile ad alcuna rappresentanza parlamentare, qualcosa di magmatico che, caricato di forza dalla bella giornata, è probabilmente pronto ad affrontare uno scontro culturale con una destra di piazza e di governo.
Ma se lo scontro culturale è più diretto e immediato perché ha a che fare con la stessa dignità umana e si gioca quindi su un piano solidaristico a prescindere, con chi fugge da guerre persecuzioni e fame, il problema sostanziale è invece quello delle contraddizioni economico politiche sulle quali si basa lo stesso modo di produzione capitalistico e che non potrà che continuare a generare guerra e miseria per buona parte della popolazione mondiale.

Questo è il sostanziale nodo storico, economico, politico e sociale con il quale confrontarsi e sul quale intervenire con determinazione.

Capitale contro lavoro, classe contro classe con interessi storicamente inconciliabili la cui crudezza si acutizza nella fase attuale di crisi.

Il 24 febbraio a Roma cercheremo di dare voce a questo salto in avanti, al passaggio da solidarietà a lotta di classe, tra coscienza democratica e un punto di vista comunista sulla crisi, per spazzare via fascismo, razzismo sessismo, perché è solo nella lotta, nella pratica del conflitto che si abbattono differenze etniche, ruoli di genere e si scopre la vera solidarietà che, in quanto tale, non può essere che di classe.

 

    I compagni e le compagne del CSA Vittoria

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